Manita del Cagliari contro il Perugia nella gara del Curi, in una sfida che ha reso chiarissima la distanza tra le due squadre in classifica. Ranieri è riuscito per l’ennesima volta a sorprendere tutti schierando i suoi con un 3-4-2-1 e restituendo fin da subito la maglia da titolare a Marco Mancosu, il quale ha regalato a tutti i tifosi (non solo quelli rossoblù) una serata magica.
Il Perugia si è fatto male con le sue mani
È difficile e probabilmente superfluo analizzare una partita terminata 5-0, specialmente se al 49’ una delle due squadre è già sopra di quattro gol. Vale la pena però capire come si è arrivati a un predominio così netto, cioè esaminare quali sono le difficoltà incontrate dal Perugia e capire come i ragazzi di Ranieri sono riusciti a sfruttare le lacune della squadra di casa.
Fin dalla primissima azione la squadra di Castori ha voluto premere forte sull’acceleratore, correndo tantissimo e accompagnando l’azione con molti uomini. In linea generale potrebbero sembrare due idee corrette, ma correre tanto non significa correre bene, così come attaccare con tanti giocatori non significa attaccare bene. Fase offensiva e fase difensiva sono intimamente intrecciate e dipendono l’una dall’altra. Il Perugia è sembrato non aver chiaro questo fondamentale precetto del calcio, e ha approcciato la partita come una squadra sotto per 1-0 al 95’, pronta a fare all-in senza la benché minima cura per la propria difesa.
Al Cagliari è bastato semplicemente difendere in maniera ordinata e lanciare il pallone verso le punte per rendersi costantemente pericoloso in ininterrotte situazioni di contropiede. L’occasione da gol di Mancosu dopo due minuti, il quattro contro quattro che ha portato al calcio d’angolo da cui è arrivato il gol del vantaggio, l’azione all’ottavo in cui Lapadula egoisticamente ha cercato la doppietta invece che servire il bel movimento di Prelec, o persino la possibile transizione offensiva che si sarebbe potuta sviluppare se Mancosu non avesse pescato il coniglio dal cilindro con il suo tiro da centrocampo; tutte situazioni in cui i rossoblù si sono potuti rendere pericolosissimi senza sforzarsi più di tanto. È stato il Perugia a farsi male con le proprie mani.
Le due immagini che seguono forse esemplificano meglio di qualsiasi altra gli enormi problemi incontrati dal Perugia nel corso della partita. Reparti lunghissimi, troppi giocatori sopra la linea del pallone e totale mancanza di marcature preventive.
Insomma, di solito siamo abituati a pensare che quando una squadra vince 5-0 sia stata nettamente superiore all’altra. In questo caso invece, per quanto sostanzialmente sia la stessa cosa, è stata la squadra sconfitta a rivelarsi nettamente inferiore all’altra.
Il piano partita di Ranieri
Non sarebbe però corretto ridurre il tutto al suicidio tattico di Fabrizio Castori. Ranieri, ormai non è più una sorpresa, ha preparato alla perfezione la gara facendo cadere gli avversari nelle proprie trappole. Il tecnico testaccino ha confermato la difesa a 3 con Deiola centrale vista nel secondo tempo contro la Ternana, ma ha voluto dare una maglia dal primo minuto a Mancosu e Prelec per schierare una sorta di 3-4-2-1. Questa struttura ha permesso ai rossoblù di avere dei chiari riferimenti a uomo in prima pressione, togliendo di fatto ogni possibilità di sviluppo corto per il Perugia. Il tridente pressava i tre centrali, Makoumbou e Nandez (o Kourfalidis quando è subentrato) marcavano Iannoni e Santori, mentre Azzi e Zappa erano sempre pronti e tempestivi nell’uscire sugli esterni Casasola e Lisi. Potevano rivelarsi letali le ricezioni tra le linee del trequartisti Luperini o della mezzala Kouan (che stava mediamente più alto rispetto a Iannoni), ma la linea a tre rossoblù faceva sì che i due braccetti Goldaniga e Altare potessero comodamente rompere la linea e anticipare gli avversari.
Tra i cinque gol segnati il più interessante dal punto di vista tattico è probabilmente quello del 2-0 siglato da Azzi con l’aiuto di Zappa. Si è trattato dell’unica rete non realizzata in contropiede o su un grave errore del Perugia, ma è stato il frutto di un’ottimale occupazione dell’area di Prelec, Lapadula, Kourfalidis e Zappa, ormai un cliente fisso degli ultimi 16 metri su questi inserimenti dal lato debole. Va notato come i due centravanti rossoblù fossero piuttosto distanti l’uno dall’altro sul cross di Azzi, fattore che ha permesso di allargare le maglie rosse dei padroni di casa e di creare lo spazio per l’inserimento del numero 28 che, pur senza toccare il pallone, è stato decisivo con il suo movimento perché ha messo in confusione Furlan.
È stata in definitiva una gara a senso unico sin dal primo minuto. Il Cagliari ha fatto la partita che doveva fare e ha sfruttato con cinismo (anche se paradossalmente non sarebbe stato assurdo se la partita fosse finita 0-6 o 0-7 se si considerano le occasioni avute da Lapadula, Prelec e Luvumbo) i ripetuti errori dei padroni di casa. Si tratta di tre punti d’oro che alla luce dei risultati maturati nelle gare di sabato ha reso ufficiale la qualificazione ai playoff per la squadra di Ranieri. Prima di concludere il pezzo è però necessario spendere due parole in più per Marco Mancosu. La sua importanza all’interno dello scacchiere di Ranieri è ben rappresentata dalla scelta del tecnico di schierarlo dal primo minuto nonostante avesse fatto un unico allenamento interamente con la squadra. La risposta del trequartista sardo è stata incredibile: l’ennesima prestazione eccezionale coronata da un colpo di genio assoluto, un tiro da centrocampo indimenticabile che è già entrato nella storia del Cagliari e soprattutto nel cuore dei tifosi.
Marco Lai