Ha dell’incredibile l’andata della finale playoff tra Cagliari e Bari. I rossoblù sono partiti fortissimo con il gol del vantaggio realizzato dal solito Lapadula e altre 2-3 occasioni molto pericolose che potevano indirizzare in maniera netta la doppia sfida, seppur non senza qualche brivido difensivo soprattutto su calcio piazzato. Dal 36’ minuto fino al minuto 100, ossia dal momento del primo rigore per i pugliesi sbagliato da Cheddira, la gara è stata a senso unico: da una parte il miglior Bari della stagione che ha avuto il totale predominio del gioco ed è riuscito a produrre sette-otto palle gol nitide; dall’altra un Cagliari quasi irriconoscibile, impaurito e sulle gambe. Il gol del pari su rigore di Antenucci al 95’ (esattamente come nella sfida del San Nicola di febbraio) rende ancora più amaro il risultato in vista del ritorno, ma l’1-1 sta stretto agli ospiti.
La grande partenza
Il Cagliari è partito fortissimo: squadra aggressiva e proattiva che è riuscita a imprimere il suo gioco soprattutto sulla fascia sinistra, con Luvumbo e Azzi accompagnato da Makoumbou (che si è alternato con Deiola nei ruoli di mezzala sinistra e di vertice basso). La posizione del congolese in fase di costruzione spostato sulla sinistra come un terzino permetteva ai rossoblù di alzare fin da subito Azzi facilitando le combinazioni con l’angolano.
Anche dal punto di vista difensivo il Cagliari sembrava aver trovato le misure giuste: Ranieri ha optato per l’insolita coppia Goldaniga-Altare, con l’ex Olbia schierato sulla sinistra appositamente per avere un giocatore fisico capace di duellare con Cheddira, idea che nel primo tempo ha funzionato e ha permesso alla squadra anche di trovare campo una volta riconquistato il pallone.
Al 10’ minuto arriva il gol del vantaggio del solito Lapadula su assist di Mancosu, in un’azione in cui i rossoblù hanno sfruttato una situazione analizzata nella preview: ricezione del trequartista sardo tra le linee che costringe Vicari a rompere la linea, indebolendo la retroguardia barese. Bravo il bomber rossoblù a posizionarsi alle spalle del giocatore meno affidabile in quelle situazioni (Dorval) e a colpire perfettamente di testa il pallone.
Al di là del gol del vantaggio, il Cagliari sembrava abbastanza controllo della partita (anche se il Bari era riuscitoa rendersi pericoloso in alcune situazioni, specialmente su calcio piazzato) e sul punto di trovare il raddoppio: il gol annullato a Lapadula per fuorigioco di Luvumbo, la traversa di Deiola su calcio d’angolo, l’occasione per Mancosu servito da Lapadula su una combinazione quasi identica a quella vista contro l’Ascoli. Il Bari è però riuscito pian piano a entrare in partita dal punto di vista del gioco fino al fallo di mano di Nandez e il conseguente rigore parato da Radunovic su Cheddira al 36’. Questo genere di partite si basa sugli episodi e sulle energie mentali recuperate in seguito a un particolare momento di gioco. Il miracolo di Radunovic sembrava l’episodio perfetto per ridare vita al Cagliari e buttare giù psicologicamente il Bari, eppure le cose sono andate esattamente al contrario. Da quel momento in poi è stata la squadra di Mignani ad avere il totale controllo della gara, dominando da ogni punto di vista e creando una palla gol nitidissima dopo l’altra. Cos’è cambiato?
Il dominio del Bari
Spiegare lo spettacolare secondo tempo del Bari e il tracollo del Cagliari con la tattica sarebbe riduttivo. Le motivazioni sono plurime: migliore condizione atletica degli ospiti unita a un’alta qualità nel palleggio, rossoblù sfiduciati e impauriti, e solo alla fine iproblemi tattici difficili da risolvere. Partiamo con la prima pressione della squadra di Mignani.
Nel primo tempo l’idea sembrava quella di costringere il Cagliari a giocare sull’esterno sui due terzini, zona in cui sarebbe poi scattata la pressione. I rossoblù però riuscivano a superare la pressione specialmente sul lato sinistro grazie alla qualità di Azzi, Makoumbou e Luvumbo come già accennato prima.
Nel secondo tempo allora la strategia si è invertita: Esposito fisso sul vertice basso, Cheddira e Morachioli pressavano i centrali abbandonando la copertura sui terzini. Sicuramente il tentativo dei forzare la giocata per vie centrali ha creato qualche problema a Goldaniga e Altare, ma in troppe situazioni i due centrali e Radunovic hanno optato per il lancio lungo nonostante ci fossero il tempo e lo spazio per servire Azzi e Zappa completamente liberi.
I continui palloni buttati hanno aiutato il Bari a prendere campo e a guadagnare fiducia. Al 49’ un pallone lanciato lungo con troppa fretta da Radunovic ha avuto come conseguenza l’enorme occasione avuta da Cheddira, salvata dal portiere serbo con un miracolo di piede. Per quanto si tenda a evidenziare sempre i rischi della costruzione dal basso, a volte anche lanciare lungo senza una vera necessità può avere conseguenze negative.
Il Cagliari inoltre ha fatto fatica fin da inizio partita a trovare delle soluzioni per arginare la prima costruzione del Bari, che si è rivelata estremamente efficace e pericolosa specialmente sul lato sinistro del campo. L’idea del Cagliari era di pressare i due centrali con le solite corse esterno-interno di Lapadula e Luvumbo, mentre Mancosu seguiva Maiello. L’obiettivo era quindi quello di forzare la giocata per vie centrali e costringere i pugliesi al lancio lungo. Mignani però ha preparato molto bene la partita e chiedeva alla mezzala Maita di abbassarsi in costruzione al lato di Maiello per avere superiorità numerica contro Mancosu.
Nandez nelle intenzioni doveva seguire il terzino Mazzotta, per cui non poteva stringere su Maita. Per cercare di ovviare alla superiorità numerica dei due centrocampisti del Bari, l’uruguaiano allora provava a stringere la posizione per mantenere il due contro due, lasciando però a quel punto libero il terzino sinistro che poteva ricevere con tranquillità e avanzare. Da lì la squadra di Mignani faceva tantissima densità e trovava superiorità numerica.
Anche quando il Cagliari riusciva a forzare la ricezione di Mazzotta sulla sinistra attivando la pressione di Nandez, il Bari riusciva a trovare una contromisura efficace allargando Maita alle spalle dell’uruguaiano e sfruttando la posizione alta di Morachioli che teneva basso Zappa. Se il vertice basso rossoblù sceglieva di seguire il movimento della mezzala avversaria, allora Esposito veniva incontro per fornire una linea di passaggio libera. Il giovane scuola Inter si è reso protagonista di una partita di altissimo livello, trovando sempre la posizione alle spalle dei centrocampisti del Cagliari e giocando il pallone con tanta qualità.
Tutto ciò ha permesso al Bari di schiacciare un Cagliari apparso piuttosto sfiduciato e impaurito nella propria metà campo. È evidente che Ranieri non fosse affatto felice dell’andamento della gara e dell’atteggiamento dei suoi, per cui ha approfittato del problema fisico di Mancosu per inserire Prelec, nel tentativo di mandare un messaggio alla squadra: “ci stanno schiacciando troppo, cerchiamo di alzare il baricentro, vincere le seconde palle e trovare il 2-0”. Sfortunatamente lo sloveno, pur senza far mancare il suo solito impegno, è apparso impreciso e insicuro e non è mai riuscito a tenere palla per far salire la squadra. Cambi per Mignani tra il 75’ e l’80, dentro Bellomo, Folorunsho e soprattutto l’ex Ceter, il quale è sembrato implacabile grazie alla sua esuberanza fisica. Con le due punte il Bari ha cercato di giocare in maniera più diretta, andando lungo per sfruttare il due contro due con i centrali rossoblù, specialmente su Goldaniga che è meno strutturato di Altare. Ranieri allora ha sapientemente inserito – oltre Di Pardo per Nandez – un centrale in più, Obert, nel tentativo di avere più protezione. Tutto inutile, perché poco più di trenta secondi dopo le sostituzioni Folorunsho anticipa Altare e si guadagna il calcio di rigore realizzato, ancora una volta al 95’, da Antenucci. Normalmente l’idea di prendere il gol del pareggio all’ultimo minuto potrebbe sembrare un dramma calcisticamente parlando, e in parte è così considerando che adesso i rossoblù si trovano costretti a vincere in un San Nicola infuocato. Tuttavia, considerando le innumerevoli occasioni da gol nitide avute dal Bari e i continui miracoli di Radunovic il pareggio sembra un risultato positivo frutto di tanta fortuna. Certo, avere solo un risultato complica enormemente le possibilità per la squadra di Ranieri, ma chissà che avere come obiettivo quello di vincere non possa essere un piccolo aiuto per una squadra che ha dimostrato di far fatica a gestire i vantaggi.
Marco Lai