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L’ANALISI | Cosa ci ha raccontato il primo Cagliari di Semplici?

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Il ritorno alla vittoria non può essere la soluzione di tutti i problemi, ma di certo è un primo tassello necessario per poter guardare al futuro con fiducia. Leonardo Semplici non ha la bacchetta magica, in pochi giorni è difficile incidere e modificare un lavoro altrui durato mesi. I tre punti possono comunque dare nuova linfa e permettere di provare a costruire un nuovo Cagliari, diverso dal precedente, per poter raggiungere una salvezza al momento ancora lontana.

Tra sorprese e novità – “Radja giocherà in una posizione più arretrata, poi vedremo dove di preciso”, così Semplici il giorno della sua presentazione. Regista o comunque centrale nel trio della mediana? No, mezzala. Questo il responso di Crotone.

Una sorpresa, così come quella di Nández posizionato come quinto a destra. Il León a tutta fascia come soluzione più prevedibile del Ninja nel suo ruolo della prima esperienza in rossoblù, ma comunque difficile considerando la condizione non ottimale di Duncan. Con Nández come esterno di destra, il ghanese sarebbe dovuto essere il suo rimpiazzo in mezzo al campo come mezzala. Invece Semplici ha sorpreso schierando l’ex Fiorentina e Sassuolo come perno centrale del centrocampo, ai suoi lati Nainggolan a sinistra e Marin a destra. Una scelta che ha pagato dopo il primo tempo, perché nei primi 45 minuti il Cagliari ha sofferto e non ha inciso sulla fascia di competenza di Nández come sperato.

Una volta sbloccato l’aspetto mentale grazie al gol del vantaggio, a trarne giovamento sono stati proprio Duncan e Nández. In occasione del secondo gol infatti l’azione nasce dalla verticalizzazione del ghanese, tempi perfetti tra pallone e inserimento del compagno, e l’attacco dello spazio del León. Duncan in quell’occasione agiva più da mezzala, Nández poteva dal canto suo essere meno preoccupato della fase difensiva a trovare il modo di fare ciò che sa fare meglio, correre in verticale.

Zona addio – Poco delizia e tanto croce. La disposizione dei rossoblù sui calci d’angolo durante l’era Di Francesco lasciava parecchio a desiderare. A dimostrarlo anche l’ultimo gol subito con l’abruzzese in panchina, quel colpo di testa di Bremer che sfruttò pienamente la zona con cui il Cagliari difendeva sui calci piazzati.

Un allenatore con pochi giorni di lavoro può incidere fino a un certo punto, ma sicuramente i calci piazzati possono essere uno dei pochi dettagli sui quali intervenire. Così ha fatto Semplici abbandonando fin da subito la zona e passando a una marcatura a uomo con l’aiuto di alcuni uomini liberi di compensare eventuali blocchi. Un giocatore sul possibile corner corto, un altro – Nainggolan – a controllare l’avversario fuori area, i saltatori che seguono quelli del Crotone uno contro uno, infine Joao Pedro e Pavoletti (cerchiati in giallo) a dare manforte senza compiti specifici di marcatura. Con Godín, Rugani, Ceppitelli, Lykogiannis e due attaccanti con quelle doti aeree, la marcatura a uomo è una logica scelta che era mancata con Di Francesco in panchina.

Quinti offensivi – Nel primo tempo il Cagliari ha affondato soltanto in due occasioni, entrambe con Lykogiannis ed entrambe senza mettere davvero in pericolo la porta di Cordaz. L’aspetto però più importante dei due tentativi è la presenza del greco nell’area avversaria a chiudere l’azione che partiva dal lato opposto, sulla falsariga di quanto metteva in campo Zenga durante il suo interregno.

A conferma di ciò l’azione del gol del vantaggio rossoblù. Nel momento in cui Lykogiannis effettua il cross si possono notare tre aspetti chiave. Il primo è la presenza di Marin ad accompagnare la giocata per un’eventuale respinta della difesa. Il secondo è la divisione dell’area tra le due punte, Joao Pedro ad attaccare il primo palo e Pavoletti a puntare il secondo. Il terzo, non meno importante perché evita il raddoppio sul centravanti livornese, è la chiusura sul lato opposto d’attacco di Nández che chiama così a se il terzo di destra del Crotone e dà un’ulteriore soluzione sulla palla di Lykogiannis.

Non è tutto oro – Basterebbe guardare i dati della gara per capire quanto non sia stato facile vincere a Crotone, anzi. Così come le difficoltà mentali del Cagliari, scrollate di dosso come da esultanza di Pavoletti dopo il suo gol. Non solo, ma anche errori tattici e di scelta che si sono ripetuti ricalcando quelli del recente passato

In apertura di gara il Crotone si è reso pericoloso subito con Di Carmine, arrivato in ritardo sul pallone ad attraversare tutta l’area da parte di Rispoli. Nández ha dimostrato fin dal principio una difficoltà abbastanza fisiologica in fase difensiva, pari a quelle messe in campo spesso da Zappa. In partenza però il numero 18 rossoblù era in pieno controllo dell’avversario, pertanto più che un aspetto tattico il problema è apparso di natura diversa.

Sul pallone tagliato di Rispoli c’è un momento in cui Nández si ferma, smette di seguire Di Carmine e per poco non crea i presupposti dello svantaggio immediato. La sua reazione successiva, come ad accusare i compagni, dimostra la convinzione che si sarebbe potuto fare di più nell’intercettare il cross dell’avversario. A ragione o a torto, Nández da quinto avrebbe dovuto comunque restare attaccato all’avversario, una mancanza che sarebbe potuta costare carissima e sulla quale Semplici dovrà lavorare.

Palla scoperta –  Dopo l’occasione di Di Carmine arriva quella a stretto giro di Messias. Lancio in verticale, giocatore che taglia dall’esterno all’interno prendendo il tempo alla linea difensiva, poca reattività nello scappare all’indietro. Residui della gestione di queste situazioni da parte del duo Di Francesco –  Calzona e che sono tornati anche in occasione del palo di Ounas sul 2 a 0 per il Cagliari.

Prima che il pallone arrivi all’algerino, la giocata nasce da un lancio verticale di Zanellato per Henrique. Palla scoperta, nessuna pressione sul portatore. In questi casi la linea difensiva dovrebbe essere pronta a scappare all’indietro. L’unico a prendere le giuste contromisure è Rugani, che infatti sporcherà il tentativo di Henrique, mentre i compagni restano statici. Piccoli dettagli che possono fare la differenza, come lo stesso Deiola che lascia uno spazio troppo ampio tra sé e Lykogiannis scegliendo di mettere più attenzione sulla fascia piuttosto che sul pericolo maggiore al centro.

Il campionato non darà tempo a Semplici di correggere prontamente gli errori del suo Cagliari. Mercoledì 3 marzo si torna subito in campo, avversario un Bologna che gioca con un 4-2-3-1 ben diverso rispetto al 3-4-2-1 del Crotone, e soprattutto con ben altre qualità in ogni zona del campo, soprattutto davanti. Servirà maggiore attenzione sui particolari, oltre che riproporre il ritrovato cinismo visto allo Scida. Mancherà Lykogiannis, aprendo così un ballottaggio a sinistra che visto il cambio contro il Crotone vede favorito Asamoah su Tripaldelli. I tre punti sono nuovamente l’unico risultato utile per continuare a sperare.

Matteo Zizola

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