Dieci minuti, tanto è durato il Cagliari nella partita contro la Juventus. Il resto è un riassunto delle quattro sconfitte che hanno preceduto la sfida contro i bianconeri. Tra gestione tattica ed errori che si sono ripetuti ancora una volta.
Unico lampo
La gara della Unipol Domus sembrava essersi messa sul binario giusto per Walter Mazzarri. Il gol di Joao Pedro una garanzia per poter sfruttare i possibili spazi lasciati da una Juventus apparsa fin da subito non nella migliore serata.
La rete del capitano rossoblù nasce da un recupero di Marin che strappa il pallone a Dybala appena dentro la propria metà campo. La pressione sulla zona della sfera viene esercitata da tre giocatori, il romeno viene infatti aiutato da Deiola e anche da un Dalbert comunque vicino all’area del possesso bianconero.
Dopo lo strappo in verticale del numero 8, a essere decisivo è il doppio movimento di Pavoletti assecondato alla perfezione da quello di Joao Pedro. Il centravanti livornese apre lo spazio per il compagno andando prima ad attaccare il primo palo chiamando la verticalizzazione, per poi sterzare verso il centro dell’area in attesa dell’eventuale cross di Marin. Joao Pedro, a quel punto, prende posizione appena dentro i sedici metri in zona centrale, avendo così spazio e tempo per battere in porta.
Mentalità
Il pareggio della Juventus arriva quando ormai il primo tempo è agli sgoccioli. L’angolo che porta alla rete di De Ligt nasce da una conclusione di Cuadrado dalla distanza respinta in corner da Cragno.
Il colombiano arriva al tiro grazie a un triplo errore dei rossoblù. In primis Marin che, inspiegabilmente, lascia la zona centrale all’avversario piuttosto che condurlo sull’esterno dove il pericolo sarebbe stato nettamente inferiore. Assieme al centrocampista romeno è Pavoletti a non dare supporto al compagno quando una maggiore pressione con il raddoppio su Cuadrado avrebbe probabilmente evitato la conclusione. Infine Deiola è troppo schiacciato verso la propria area, lasciando spazio al bianconero per prendere la mira e concludere.
Soliti errori
Una volta che però si arriva alla battuta del calcio d’angolo, il Cagliari avrebbe comunque la possibilità di evitare la rete. Invece, come da copione, l’azione da palla inattiva porta al pareggio.
Corner corto, palla che esce per poi tornare nella zona di Cuadrado, Marin che segue Arthur mentre Bellanova è nella classica terra di nessuno, né pronto a scalare sul numero 5 della Juventus né ad andare dritto per dritto sul colombiano. In mezzo all’area, spostato sul secondo palo, De Ligt è solo senza alcun rossoblù a marcarlo da vicino.
Cuadrado va all’uno contro uno con Marin e lo supera agevolmente, Bellanova è in netto ritardo nel supporto al compagno e infine De Ligt è ancora solo nella zona del secondo palo. L’aspetto importante è il posizionamento di tutta la linea difensiva rossoblù, completamente schiacciata dalle parti di Cragno.
La conseguenza della difesa estremamente bassa è la completa solitudine di tre giocatori della Juventus che danno altrettante soluzioni di giocata a Cuadrado. L’unico a tagliare verso un avversario è Carboni che va a chiudere prontamente su Danilo, ma restano liberissimi Arthur, Dybala e soprattutto il solito De Ligt. Sarà proprio l’olandese a portare in parità l’incontro.
Senza palla
Un gol a difesa schierata (male) come i primi due subiti a Udine. A seguire arriva anche la rete causata da movimenti senza palla che mandano in confusione la linea arretrata. Una costante del Cagliari di Mazzarri delle cinque gare perse, quando è spesso bastato un taglio degli avversari per creare il buco, anche a causa delle marcature uno contro uno senza scalate e dispendiose dal punto di vista fisico e mentale.
Nella rete che sancisce la vittoria degli uomini di Allegri c’è sia la bravura dei singoli – Dybala e Vlahovic su tutti – sia un doppio errore di posizionamento e di scelta di Carboni prima e Lovato poi. Il difensore di Tonara, con una decisione inspiegabile, lascia libero l’argentino tra le linee per andare ad accorciare dritto per dritto su Arthur, in posizione meno pericolosa. Deiola, intento a occuparsi di Zakaria, non scala, mentre Marin non chiude a dovere a Cuadrado la linea di passaggio verticale.
Quando Dybala riceve palla e la porta fino ai 25 metri è ormai troppo tardi per Carboni e Deiola. I due provano a chiudere il numero 10 juventino, ma senza successo. Ed è qui che entra in gioco l’unica indecisione della serata di Lovato. Un passo di troppo, il contatto con Vlahovic perso e soprattutto lo sguardo completamente rivolto verso il portatore nonostante la situazione di palla scoperta. Nell’occasione è invece perfetto Altare nell’eseguire la diagonale alle spalle del compagno, per poi essere sfortunato nel tocco con cui anticipa Vlahovic spedendo la palla proprio sul piede del serbo.
Errori visti e rivisti che però possono esserci all’interno di una partita come quella contro la Juventus. Il problema, probabilmente, risiede nella gestione totalmente difensiva del Cagliari una volta passato in vantaggio. Il dispendio di energie mentali richiesto alla fase difensiva, più di rincorsa che altro, non può che portare prima o poi a passaggi a vuoto che, per quanto minimi, a certi livelli vengono puniti. La gestione dei momenti è stata ancora una volta deficitaria, con il gol del pareggio arrivato ormai in prossimità della chiusura del primo tempo e nato da un calcio d’angolo a favore. Senza dimenticare la totale assenza di marcature preventive e non con un giocatore come De Ligt lasciato libero dall’inizio fino alla fine dell’azione. Per salvarsi, oltre alle sfortune altrui, servirà ben altro.
Matteo Zizola