Una vittoria importante, per la classifica ma non solo. Il successo del Cagliari in rimonta contro un ottimo Palermo, capace di mettere in crisi le certezze delle ultime settimane dei rossoblù, tiene ancora vive le speranze di raggiungere il quarto posto in classifica a una giornata dal termine della stagione regolare. Nei primi venti minuti la squadra di Corini è riuscita a mettere in grande difficoltà i padroni di casa in tutte le zone di campo grazie a delle buone soluzioni tattiche, trovando peraltro meritatamente il vantaggio su calcio piazzato. Resosi conto delle grosse difficoltà che stavano incontrando i suoi ragazzi, Ranieri ha saggiamente deciso di abbandonare il 3-4-1-2 con Deiola da difensore centrale per ristabilire il classico 4-3-1-2. Neanche trenta secondi dopo, è stato proprio il nativo di San Gavino a trovare il gol del pareggio. Al di là del gol del pari però il cambio di modulo ha permesso al Cagliari di trovare le misure per non soffrire più il gioco dei rosanero. L’espulsione di Marconi al 55’ ha poi facilitato il compito dei rossoblù, i quali hanno comunque avuto bisogno di una prodezza di Lapadula per avere la meglio.
Le difficoltà iniziali con il 3-4-1-2
Ranieri ha deciso di dare continuità alla soluzione difesa a 3 con Deiola da difensore centrale, che tanto bene aveva fatto nel secondo tempo con la Ternana e nella trasferta di Perugia. Un’idea proposta principalmente per avere un uomo in più in difesa contro le due punte avversarie e avere un saltatore di livello contro squadre che sfruttano tanto i cross. Il Palermo corrispondeva a questo duplice identikit, ma Corini è riuscito comunque mettere in grossa difficoltà i rossoblù in ogni zona di campo e in ogni situazione di gioco.
Partiamo dalla prima pressione. I rosanero costruivano perlopiù a tre, ma sulla rimessa dal fondo alternavano una costruzione a 4 allargando il braccetto destro Mateju e abbassando l’esterno sinistro Sala. A prescindere dalla struttura usata, risultava evidente la superiorità numerica a centrocampo dei siciliani. Il tridente del Cagliari pressava i tre centrali, ma Makoumbou e Nandez erano sempre in inferiorità contro Gomes, Verre e Segre, specialmente quando quest’ultimo si allargava sulla fascia destra trascinando con sé il centrocampista congolese rendendo ancora più complicata la marcatura di Verre o Gomes.
Anche nei momenti in cui il Palermo costruiva a 4, il Cagliari non riusciva a trovare delle contromisure. Pavoletti spesso si trovava costretto a marcare Mateju quasi in posizione da ala (non il suo forte, in questo senso si è sentita l’assenza dell’ultimo minuto di Prelec), Mancosu e Lapadula uscivano sui due centrali, Nandez si occupava del vertice basso Gomes mentre Makoumbou marcava da vicino la mezzala Segre. Per evitare di lasciare completamente solo Verre spesso Goldaniga si allontanava tantissimo dalla linea difensiva. Da questa situazione il Palermo aveva due buone opzioni: la prima era servire il terzino sinistro Sala totalmente libero, la seconda era cercare direttamente le due punte che si trovavano in parità numerica.
Anche nella fase di possesso non ha pagato la scelta della difesa a tre. La struttura del Cagliari era un chiaro 3+1, con Zappa e Azzi che si alzavano fin da subito quasi in linea con gli attaccanti, accompagnati anche da Nandez che non aveva particolari compiti in impostazione. Di fatto la costruzione spettava a Goldaniga, Deiola, Dossena e Makoumbou, ma le non straordinarie capacità dei tre centrali nel rompere la pressione avversaria (si è sentita l’assenza di Obert) e la scelta del Palermo di andare uomo su uomo costringeva i ragazzi di Ranieri ad andare quasi sempre lungo.
La prima soluzione è stata quella di portare più giocatori nella propria metà campo per dare una mano in costruzione, ma questo poi rendeva complicato trovare direttamente Lapadula e Pavoletti (in inferiorità numerica, 2 contro 3) o vincere le seconde palle perché giocatori come Nandez e Mancosu avevano dovuto abbassare di parecchi metri il loro baricentro.
Un altro grosso problema è stato il duello tra Tutino e Dossena. L’attaccante rosanero si è rivelato un avversario molto ostico per la sua tendenza a venire incontro e allargarsi tanto sia con la palla che senza, movimenti che costringevano l’ex centrale dell’Avellino a giocare molto lontano dalla propria zona di comfort.
Il ritorno al 4-3-1-2
Tutti i problemi menzionati e il gol del vantaggio siglato da Segre su calcio di punizione hanno di fatto costretto Ranieri a trovare delle contromosse e a tornare sui suoi passi. Così Deiola è tornato nuovamente nel suo ruolo di mezzala, con il conseguente passaggio al 4-3-1-2 che tanto bene aveva fatto nelle settimane precedenti alla sfida con la Ternana. Il primo momento in cui appare chiaro il cambio modulo è al minuto 23 e 30 secondi, con il numero 14 che esce in pressione sull’esterno destro del Palermo. Passano appena 40 secondi, e il Cagliari trova il gol del pareggio proprio con un inserimento di Deiola, che ha evidentemente preso alla sprovvista gli ospiti vista la totale assenza di coperture nella sua zona.
Al di là del gol, il ritorno a un modulo più familiare ha permesso ai rossoblù di prendere le misure e annullare i vantaggi tattici che avevano consentito al Palermo di avere il controllo della gara fino a quel punto. Il primo miglioramento evidente è stato quello che concerneva la prima pressione. In caso di rimessa dal fondo la struttura era la seguente: Lapadula e Pavoletti sui due centrali, Mancosu a uomo su Gomes, Nandez e Deiola facevano la spola tra la marcatura sulla mezzala e l’uscita in pressione sul terzino quando questo riceveva palla, mentre Makoumbou li copriva alle spalle. Nell’ultimo terzo di campo ha inoltre perso pericolosità Tutino, perché poteva occuparsi di lui Deiola e non più Dossena.
Anche nella fase di impostazione ci sono stati degli evidenti miglioramenti. Se nei primi venti minuti era il Palermo ad avere totale controllo del centrocampo, il passaggio al 4-3-1-2 permetteva ai rossoblù di avere sempre un uomo in più in quella zona, ma anche di sviluppare più facilmente delle trame interessanti sull’esterno, specialmente a destra dove Nandez (e talvolta Mancosu) davano una mano a Zappa.
L’espulsione di Marconi al 55’ per doppia ammonizione ha poi facilitato i compiti del Cagliari, che ha comunque avuto bisogno della ventesima prodezza di Gianluca Lapadula per portare a casa i tre punti. Nonostante il vantaggio di risultato e di uomini in campo, Ranieri piuttosto che cercare il gol del definitivo 3-1 inserendo un giocatore con strappo in grado di spaccare la partita come Luvumbo ha preferito gestire la partita dal punto di vista difensivo, sostituendo gli ammoniti Dossena e Zappa e inserendo Rog e Kourfalidis per dare più corsa e dinamismo. È stata una scelta che ha pagato dividendi, dal momento che il Palermo non è più riuscito a rendersi pericoloso. Non è la prima volta che il Cagliari soffre l’avversario a inizio partita per poi riuscire a prendere totale controllo della sfida grazie a degli ingegnosi cambi tattici di Ranieri. La vittoria del Parma a Ferrara con la Spal e il pareggio interno del Sudtirol contro il Cittadella, infiammano ancor di più la lotta per il tanto agognato quarto posto a cui il Cagliari può ancora pensare. Si deciderà tutto all’ultima giornata.
Marco Lai