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Zappa e Lapadula esultano al termine di Cagliari-Benevento | Foto Luigi Canu

L’Analisi | Cagliari, non solo Mancosu: le chiavi di tre punti sofferti ma meritati

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Il Cagliari di Ranieri si conferma una macchina da punti in casa. Il gol decisivo del solito Lapadula sugli sviluppi di calcio d’angolo pochi minuti dopo l’espulsione di Altare ha sancito una vittoria sofferta ma meritata contro il Benevento per 1-0. Il primo tempo dei rossoblù è stato il più positivo dall’arrivo dell’allenatore testaccino, e il motivo principale è stata la titolarità di Marco Mancosu, assoluto dominatore dei primi 45 minuti.

La partita di Mancosu e la fascia sinistra

Era dal 27 novembre nella gara in trasferta contro la capolista Frosinone che Marco Mancosu non vedeva il campo. E con il senno di poi si può dire che la sua assenza ha pesato parecchio. I primi 45 minuti del numero 5 sono stati di altissimo livello sia con la palla che senza. Sono stati ben quattro i passaggi chiave (ossia passaggi che portano direttamente a un tiro) serviti dall’ex Lecce, tra cui la perla di sinistro con cui ha mandato Prelec davanti al portiere. Non può di certo sorprendere l’alto tasso tecnico di Mancosu, ma in realtà l’apporto più grande l’ha dato senza la palla tra i piedi con i suoi movimenti a spaziare su tutta la trequarti. Il passaggio al 3-4-1-2 contro la difesa a 3 del Benevento permetteva a Mancosu di posizionarsi tra le linee e creare un dilemma ai centrali campani: rompere la linea per marcare il trequartista sardo con il rischio di lasciare spazio a Lapadula e Prelec oppure tenere la linea e lasciarlo ricevere e girare liberamente? Entrambe le soluzioni potevano essere problematiche.

Le soluzioni più interessanti però sono state quelle costruite sulla fascia sinistra, con l’asse Azzi – Mancosu (a cui poteva aggiungersi Obert) che si è rivelato un rebus quasi irrisolvibile per i ragazzi di Stellone. Cagliari e Benevento giocavano pressoché a specchio, ciò rendeva più chiari e facili i riferimenti da avere in fase di pressing per entrambe le squadre. Quando il Cagliari costruiva con Azzi sulla sinistra, sull’italo-brasiliano usciva immediatamente l’esterno destro del Benevento Improta. La fluidità posizionale di Mancosu si è rivelata fondamentale anche in queste situazioni: il trequartista sardo a volte si posizionava largo a sinistra, bloccando Improta e permettendo ad Azzi di ricevere totalmente libero e con campo davanti dove condurre. Da una situazione simile si è creata una delle occasioni più interessanti dei rossoblù a seguito di un bell’uno-due tra il 5 e il 37.

Miglioramenti

Nel corso delle ultime analisi abbiamo individuato alcune problematiche costanti della squadra di Ranieri, ossia i limiti in fase di costruzione che obbligavano a vani lanci lunghi e la pessima occupazione dell’area in assenza di Pavoletti. Sotto questi punti di vista si sono visti dei miglioramenti nella gara contro il Benevento. Il primo punto lo abbiamo già anticipato parlando dei movimenti di Mancosu per liberare le conduzioni di Azzi, ma vale la pena sottolineare alcuni accorgimenti tattici proposti dai rossoblù in possesso a seconda della situazione. La struttura della squadra di Ranieri era un 4+2 in prima costruzione, con Azzi che abbassava la sua posizione da terzino sinistro e Altare che si allargava da terzino destro. La posizione più larga di Altare permetteva a Zappa di alzare la propria posizione per poter cercare direttamente degli inserimenti alle spalle della linea difensiva, così da limitare il numero di tocchi nella propria metà campo.

A possesso consolidato, quando il Benevento rinunciava alla pressione e il Cagliari diventava padrone del gioco, la struttura diventava un 3+2, con Zappa e Azzi alti e larghi per dare ampiezza, Lapadula e Prelec molto stretti per facilitare le combinazioni e il solito Mancosu libero di muoversi dove meglio credeva.

Per quanto riguarda l’occupazione dell’area erano prevedibili dei miglioramenti con l’inserimento di Prelec al posto di una seconda punta come Luvumbo. Tuttavia, anche nei momenti in cui lo slovacco si allontanava dalla sua zona per combinare con i compagni, l’area non rimaneva sguarnita grazie alla posizione più avanzata di Mancosu. In aggiunta, la presenza di Obert, molto più adatto di Capradossi a svolgere il ruolo di braccetto sinistro con propensione offensiva e perfettamente complementare per giocare con Azzi, permetteva ai due attaccanti di focalizzarsi più sull’attaccare l’area senza dover abbassarsi per giocare con i compagni.

 

Il secondo tempo

Se il primo tempo è stato probabilmente il migliore della ancora giovane gestione Ranieri, il secondo tempo ha visto un Cagliari molto meno brillante. La prima ragione consiste nella sostituzione di Mancosu (che purtroppo non aveva più di 45 minuti nelle gambe) per Luvumbo: la perdita del trequartista sardo ha tolto ai rossoblù l’uomo tra linee capace sia di mandare in crisi il Benevento che di unire bene centrocampo e attacco nelle due fasi. L’angolano porta freschezza e colpi, ma è ancora discontinuo nell’arco della partita, a volte egoista nelle scelte e non ancora in grado di svolgere un ruolo da protagonista se non ha la palla tra i piedi. Nel secondo tempo il Cagliari ha perso compattezza, i reparti si sono allungati (qui si è sentita la mancanza di Kourfalidis, sostituito al 18’ da Lella per un problema alla schiena) e il Benevento è entrato in partita, pur senza creare niente di particolarmente pericoloso. Questi problemi si sono accentuati ulteriormente dopo l’espulsione ingenua di Altare al 72’, ma il gol su calcio d’angolo del solito Lapadula ha dato una spinta mentale ai rossoblù che si sono difesi con le unghie e con i denti negli ultimi venti minuti, guadagnandosi più che meritatamente i tre punti.

Ranieri ha ripetuto più volte in conferenza stampa che il suo obiettivo era innanzitutto sistemare la difesa per poi, solo in un secondo momento, pensare alla cura della fase offensiva. Questa vittoria contro il Benevento potrebbe sancire l’inizio di questa seconda fase della sua gestione.

Marco Lai

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