Un Cagliari trasformista che dopo essere rinato dalle proprie ceneri contro il Parma è riuscito a ritrovare se stesso, a leggere finalmente i segnali arrivati da ogni gara. Come per i giocatori così per Leonardo Semplici sembra che la maggiore serenità in classifica abbia alimentato la maggiore capacità di reinventare la squadra.
Sorprese, ma non troppo
Anche la grafica ufficiale, solitamente veritiera, era tesa all’inganno. L’undici messo in campo dall’allenatore rossoblù di fronte al Napoli lasciava presagire un Cagliari schierato con il 3-5-1-1, invece subito dal primo minuto la realtà è stata differente.
Semplici ha schierato la sua squadra con un 4-1-4-1 che aveva in Duncan e Pavoletti i due perni, uno davanti alla difesa e l’altro come unico centravanti. Il lavoro di Nainggolan e Deiola garantiva invece una pressione sui due mediani partenopei, ma anche la protezione al ghanese riportato nel ruolo di mediano. Gli esterni di centrocampo Nández e Lykogiannis non solo fungevano da supporto ai due terzini Zappa e Carboni, ma quando possibile si alzavano in aiuto al centravanti. Vedremo più avanti l’importanza del numero 18 uruguaiano a riguardo, ma anche il greco – basti pensare all’occasione di testa a metà ripresa – non lesinava inserimenti in territorio nemico.
Un canovaccio che è rimasto tale fino all’ultimo spezzone di gara. D’altronde quando c’è bisogno di semplicità e compattezza il 4-4-2 nelle sue diverse versioni è da sempre una garanzia. Leonardo Semplici lo ha capito nel corso della gara contro la Roma e sembra aver così deciso di dare seguito alle indicazioni arrivate dalla ripresa contro i giallorossi. Cambiano gli uomini – Lykogiannis per Joao Pedro con Carboni terzino in luogo del greco, oppure Zappa per Ceppitelli sulla corsia opposta – ma non è cambiato né l’approccio né la capacità di reinventarsi.
L’importanza del León
A trarre enorme vantaggio dalla nuova rivoluzione rossoblù è stato senza dubbio Nahitan Nández. La premessa nel primo tempo, Meret che salva sulla ribattuta a botta sicura, ma anche la palla per Pavoletti a cui ha fatto seguito il palo di Zappa.
Il 4-4-2 o 4-1-4-1 che si voglia permette maggiore copertura degli spazi esterni, Carboni e Zappa possono salire anche contemporaneamente, Deiola e Duncan alternarsi davanti alla difesa, Lykogiannis e soprattutto Nández spingere senza troppa preoccupazione per ciò che può accadere alle loro spalle. In occasione del tiro del León respinto da Meret è evidente quanto proprio l’uruguaiano abbia beneficiato dal nuovo abito tattico. Dentro l’area avversaria spesso e volentieri, pericoloso e bravo anche a servire i compagni.
Il gol al 94′ ne è una logica conseguenza. Senza compiti difensivi estremi Nández ha mantenuto la lucidità per sorprendere Hysaj alle spalle sul lancio millimetrico di Duncan, sfruttando la sua corsa e i tempi di gioco nell’inserimento che sono le sue caratteristiche principali, fino a oggi limitate da una posizione non esattamente consona o a tutta fascia o addirittura a piede invertito sul lato opposto. Sul gol inoltre non va dimenticato il lavoro di Cerri, fino doppio centravanti pronto a venire fuori da trequartista atipico.
Assalto
Complice l’infortunio di Ceppitelli, Semplici ha deciso a venti minuti dalla fine di aumentare il peso offensivo. Grazie alla duttilità degli interpreti sono bastati due cambi per riuscire a modificare la posizione di quasi tutti i giocatori in campo.
Con Simeone al posto del capitano e Asamoah al posto di Deiola, ecco Carboni che da terzino diventa centrale, Lykogiannis che si abbassa a difensore esterno, Nainggolan che va a fare compagnia a Duncan in mezzo al campo, Asamoah che giostra a sinistra a centrocampo e Simeone a fare compagnia a Pavoletti
Passano pochi minuti e Semplici si gioca il classico all-in. Cerri in campo al posto di Lykogiannis, Calabresi al posto di Zappa. Se in quest’ultimo caso poco cambia dal punto di vista prettamente tattico – terzino per terzino – nel primo l’ingresso del centravanti parmense permette un cambio deciso dal 4-4-2 al 4-2-4. Asamoah si sposta nuovamente passando a terzino sinistro, Nainggolan e Duncan fanno da filtro in mezzo al campo, Simeone giostra largo a sinistra con Nández sul lato opposto, entrambi pronti ad accentrarsi vicinissimi al duo Cerri – Pavoletti sui lanci lunghi dalle retrovie. Ed è proprio da una giocata di questo tipo, d’altronde, che è arrivato il gol del pareggio.
Difetti
La rete di Nández che ha regalato un punto ai rossoblù non deve però mettere sotto il tappeto completamente la polvere degli errori difensivi. Già con la moviola abbiamo visto la fortuna di Godín nel vedersi fischiato un fallo a favore sul possibile raddoppio di Osimhen che, spesso, ha preso in velocità i due centrali del Cagliari.
Il gol del vantaggio sempre dell’attaccante nigeriano è figlio di errori di tutta la squadra e non solo della difesa. Partendo da Carboni e la sua rimessa laterale battuta a metà tra Pavoletti che si propone e Nainggolan che non fa altrettanto. Il belga, inoltre, non taglia fuori il possibile inserimenti di Demme tra lui e il pallone, creando così i presupposti per il pallone dal mediano a Insigne. Non va dimenticata infine la deconcentrazione che causa la totale assenza delle cosiddette marcature preventive. Zappa è lontano da Insigne, Godín e Ceppitelli da Osimhen.
Ci sarebbe ancora modo di recuperare dagli errori, non fosse che Ceppitelli resta a metà. Poco reattivo nell’attaccare Insigne, ma ancora meglio sarebbe stato scappare all’indietro e provare a tagliare fuori Osimhen. Anche Godín difetta nella lettura, anche se nel suo caso la differenza di velocità con l’avversario è la vera chiave.
Un’altra mancanza del Cagliari in chiave difensiva è arrivata nei calci d’angolo a sfavore. Il Napoli non ha tanti giocatori fisicamente importanti, per questo motivo ha provato a sorprendere i rossoblù con giocate corte e tagli. Come si può notare Duncan non è reattivo, la possibile triangolazione lunga tra Zielinski e Insigne non viene coperta dal ghanese che resta a guardia del meno pericoloso Ruiz.
Il Napoli decide però di non assecondare immediatamente il movimento di Insigne, ma di creare un secondo triangolo lungo tra Zielinski e Koulibaly. Nández non chiude alle proprie spalle, Duncan resta sempre statico come nella prima parte della giocata. Giocata che, in maniera simile, porterà anche alla traversa di Demme in un’altra occasione.
Duttilità, trasformismo, carattere, unità d’intenti, gruppo. Sono questi i concetti chiave del momento di riscossa del Cagliari di Semplici, con la consapevolezza che per raggiungere l’agognata salvezza bisognerà mantenere alta la concentrazione e non sentirsi arrivati. Oltre che, ovviamente, correggere errori abbastanza scolastici che possono essere fatali in una gara da sei punti come quella contro il Benevento.
Matteo Zizola