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L’ANALISI | Cagliari, la sconfitta contro la Lazio è questione di momenti

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Una sconfitta che rappresenta un deciso passo indietro non solo per il punteggio. Il Cagliari, battuto per tre a zero alla Unipol Domus dalla Lazio, ha evidenziato limiti nella gestione della partita pur non facendo mancare voglia e mentalità positiva.

Fuori giri
Aggressività e atteggiamento offensivo, ma che sono risultati più in frenesia e in una squadra sfilacciata che in una prestazione positiva. Mazzarri ha messo in campo i suoi con l’ormai classico 3-4-2-1, gli undici iniziali gli stessi di Torino ma contro un avversario decisamente più in palla. Parlare di numeri tattici può perdere di senso quando la disposizione in campo è basata sui duelli individuali a tutto campo. Ed è in questo aspetto che i rossoblù hanno perso la partita contro la Lazio. Differenze tecniche e fisiche e l’incapacità quasi totale di capire il momento. Un Cagliari a una sola velocità, quella della frenesia senza particolare intelligenza nelle scelte sia di posizione che di giocata.

Spalle scoperte
Il vantaggio biancoceleste arriva su rigore. Netto e rilevato grazie all’intervento del VAR. La rete di immobile dagli undici metri è stata la chiave di volta, dopo solo un quarto d’ora, di una sfida che ha preso una piega ben precisa da quel momento in poi.

L’azione che ha portato al fallo di braccio di Altare sulla conclusione di Luis Alberto è un antipasto del copione che verrà mostrato in tutti i 90 minuti. Il Cagliari colto in contropiede dalle transizioni offensive della Lazio, i reparti staccati, la tecnica di Luis Alberto, Milinkovic Savic e Felipe Anderson a fare la differenza. La difesa è sì schierata, ma manca il controllo delle zone e degli uomini.

Croce piazzati
Il raddoppio siglato da Luis Alberto, vero e proprio mattatore della serata, nasce da un calcio d’angolo in favore del Cagliari. Una costante del 2022 quella di una squadra che porta tanti uomini nell’area avversaria, ma che è poi incapace di controllare il contropiede.

Il problema dei calci da fermo che incide anche in quelli a favore e non solo in quelli contro. Di fronte al Napoli il gol di Osimhen arrivò proprio dopo un corner in favore dei rossoblù, con la Fiorentina quello di Sottil da una palla persa in fase offensiva, con troppi uomini a supportare l’attacco e pochi a controllare l’eventuale transizione viola. La Lazio ha così saputo sfruttare l’eccessiva voglia di trovare il pareggio del Cagliari, ricordando la squadra di Rastelli che spesso veniva punita dal voler attaccare senza l’adeguata intelligenza tattica.

Non solo il farsi cogliere impreparati sul contropiede orchestrato da Luis Alberto, ma anche la scelta di Dalbert quando ancora la situazione avrebbe potuto essere controllata. Il brasiliano, ultimo baluardo della difesa, decide di fermarsi per provare a stoppare la verticalizzazione di Luis Alberto invece che continuare a scappare all’indietro verso Cragno. Scelta che avrebbe aiutato il recupero dei compagni, mentre provando a intercettare il passaggio verso Felipe Anderson ha aperto il campo per il triangolo lungo che ha portato al gol del raddoppio.

Due aspetti che si uniscono anche nell’occasione di Immobile sventata da Cragno. In primis Deiola sceglie di controllare un pallone al limite dell’area quando la scelta più logica sarebbe stata calciare verso Strakosha a costo di spedire la palla in tribuna. Azione che nasce da una rimessa laterale in zona offensiva, una sorta di calcio d’angolo come nel caso del vantaggio laziale. Una volta persa palla, il Cagliari ha subito la folata degli avversari con il solo Lovato a opporsi. In questo caso, però, il centrale fa ciò che non ha fatto Dalbert nella rete del raddoppio laziale. Scappando all’indietro il centrale rossoblù permette il recupero di alcuni compagni, favorendo la conclusione di Immobile non a botta sicura, ma con maggiori difficoltà.

Tra slalom e discesa libera
Tante, troppe le palle perse in uscita da un Cagliari che ha avuto tante difficoltà in fase di impostazione. Ed è proprio un errore di questo tipo a creare i presupposti del terzo gol della Lazio.

Carboni prima è bravo a recuperare palla su Immobile, poi però nel voler far partire la transizione offensiva sbaglia il passaggio sull’esterno per Dalbert. Milinkovic Savic anticipa di netto il brasiliano e poi sfrutta il movimento di Immobile che apre il campo per Felipe Anderson in zona centrale. Carboni, anche in questo caso, resta a metà tra seguire il centravanti o chiudere la linea di passaggio verso la trequarti.

Nonostante ciò il Cagliari ha l’opportunità di evitare la terza rete, ma un atteggiamento un po’ molle dentro l’area e la bravura di Felipe Anderson portano allo slalom del brasiliano e quindi al gol.

Mazzarri dovrà lavorare su un aspetto in particolare. Lo Spezia non è la Lazio e le difficoltà saranno sicuramente inferiori, ma la sfida contro i liguri è un passaggio decisivo verso la corsa salvezza. Per vincerla servirà capire i diversi momenti della partita, vera e propria pecca del Cagliari visto contro i biancocelesti. Aggressività, furore, voglia di attaccare vanno bene, ma non sempre. Così come gli uno contro uno a tutto campo possono essere un boomerang se si sbagliano i tempi di pressione e non si è rapidi sulle seconde palle. A volte imporsi una pausa nei ritmi è necessario, al contrario la voglia si trasforma in frenesia, i reparti si sfilacciano e si dà l’idea di essere sempre fuori tempo rispetto ai ritmi della partita. Perdere contro la Lazio vista alla Unipol Domus è nell’ordine delle cose, far diventare la sconfitta salutare passa dal capire gli errori commessi per non ripeterli.

Matteo Zizola

 

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