Dopo la prestazione sottotono contro lo Spezia, Mazzarri ha ritrovato un Cagliari aggressivo e motivato nella gara contro il Milan. Nonostante una partita fatta di attenzione e agonismo, i rossoblù sono usciti sconfitti al cospetto della prima della classe. Restano comunque alcuni nodi da sciogliere, perché se è vero che Joao Pedro e compagni hanno messo in mostra una versione migliore rispetto a quella contro i liguri, le criticità non sono mancate.
Theo vs Bellanova
Mazzarri ha messo in campo il Cagliari con il 3-5-2 e con i classici duelli uomo contro uomo a tutto campo. Grassi come mediano quasi bloccato, Dalbert nel ruolo di mezzala e soprattutto Bellanova a sfidare Theo Hernandez.
Fin dall’occasione di Giroud a inizio partita è stato chiaro il tipo di duello tra l’esterno rossoblù e quello rossonero. Hernandez, infatti, ha messo in mostra i suoi classici inserimenti interni, costringendo Bellanova a seguirlo dalla fascia fin nella zona nevralgica del campo. I movimenti del terzino francese sono stati assecondati sia da Tomori, pronto ad allargarsi sulla fascia mancina in costruzione, sia da Leao il cui compito era quello di uscire dalla linea difensiva per aprire lo spazio per gli inserimenti del compagno.
Il canovaccio tattico della sfida tra Bellanova e Theo è ancora più chiaro in occasione del palo di colpito da Kessie. Hernandez è in posizione centrale, conduce la palla per diversi metri, mentre l’ex primavera rossonero prova a chiudere lo spazio nel ruolo quasi di mezzala. Si crea così densità in mezzo al campo, mentre il Cagliari rinuncia di fatto alle scalate e continua a seguire gli avversari uomo su uomo.
Quando poi Theo trova il buco sulla trequarti rossoblù ecco che arriva la penetrazione centrale che porta all’occasione di Brahim Diaz. Un esempio delle difficoltà di Bellanova – e della squadra tutta – nel portare avanti le marcature a tutto campo, favorendo di fatto i movimenti a liberare lo spazio verticale da parte dei giocatori del Milan.
Dettagli
Nel calcio, luogo comune sempre valido, i particolari fanno la differenza. E quando sei di fronte alla prima in classifica può bastare una minima distrazione per essere puniti. Il gol di Bennacer ne è la prova, anche se non si può negare che la giocata del Milan – e la conclusione dell’algerino – rientrano nel campo più dei meriti di chi attacca che dei demeriti di chi difende.
Una frazione di secondo, un movimento in più, maggiore attenzione. Si sarebbe potuto evitare il gol del vantaggio rossonero? La risposta affermativa risiede nell’atteggiamento di Dalbert che, pur senza grossi errori, manca nel momento topico della giocata avversaria. Quando Diaz serve in orizzontale Giroud dentro l’area di rigore rossoblù, tutti i difendenti del Cagliari sono accoppiati ai rispettivi avversari. Tutti tranne Dalbert, che resta a distanza da Bennacer mentre Marin, alle sue spalle, segue Theo Hernandez al limite dell’area.
L’errore di Dalbert, se di errore si può parlare, è quello di guardare solo ed esclusivamente il pallone in tutta l’evoluzione dell’azione. Prima quando è Diaz in possesso della sfera, poi quando è Giroud a fare la sponda per il rimorchio di Bennacer. Joao Pedro, che sembra aver capito da dove può arrivare il pericolo, indica proprio l’algerino quando ancora il pallone non è nemmeno partito dal piede di Diaz. Un passo verso la propria destra e un maggior controllo dell’avversario diretto avrebbero probabilmente evitato la conclusione di Bennacer che, va detto, trova un tiro perfetto al termine di un’azione altrettanto pregevole.
Sacrificio Joao
Polveri bagnate, la nazionale per provare a ritrovare la via del gol ultimamente smarrita, ma anche tanti alibi a giustificare la rete che manca. Joao Pedro non segna, vero, ma oltre a tirare verso la porta con il contagocce è il lavoro sporco che lo costringe a restare lontano dall’area avversaria.
Un esempio dello spirito di sacrificio del capitano rossoblù è nell’occasione di Calabria sventata da Cragno. Il numero dieci del Cagliari, infatti, quando parte il contropiede rossonero non rinuncia alla corsa verso la difesa. Come si può notare Joao Pedro è inizialmente dietro sia Deiola che Altare, lontano dai sei giocatori del Milan che si lanciano all’attacco in cerca del due a zero. Ma quando arriva la respinta di Cragno e Giroud sembra pronto a ribadire il pallone in rete, ecco che a salvare la porta del Cagliari è proprio Joao Pedro con un intervento in scivolata decisivo. Una corsa di ottanta metri che è lo specchio del lavoro sporco del capitano.
Non è un caso
Dopo una gara gagliarda ma di sofferenza, il Cagliari arriva vicinissimo al pareggio in pieno recupero. Nonostante le parole di Mazzarri nel post partita – e nonostante la prestazione comunque positiva per impegno – raccogliere un punto dopo le tante occasioni del Milan sarebbe stato eccessivo. I rossoblù hanno impensierito raramente Maignan così come altrettanto raramente hanno portato molti uomini dalle parti del portiere rossonero.
L’occasione di Pavoletti dimostra che solo portando più uomini dentro l’area avversaria – e soprattutto servendo il centravanti con cross e non solo con lanci lunghi dalla difesa – il Cagliari avrebbe potuto provare a portare a casa almeno un punto. Quando Zappa effettua il cross sono tre gli attaccanti rossoblù a riempire l’area di rigore, mentre Pereiro, Marin e Deiola sono pronti a supportare l’azione d’attacco in caso di respinta.
Il problema del Cagliari è stato quello di mettere in campo una prestazione aggressiva – pur con tutti i limiti – contro Lazio e Milan per poi mancare contro lo Spezia. Al contrario della regola matematica, probabilmente invertendo l’ordine degli addendi il risultato in termini di classifica sarebbe cambiato. Ovvero se l’atteggiamento visto contro squadre più forti fosse stato mostrato nello scontro diretto in Liguria forse oggi si parlerebbe di una salvezza quasi dietro l’angolo piuttosto che di un’impresa ancora da compiere.
Matteo Zizola