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Antoine Makoumbou nella sfida di ritorno della finale playoff contro il Bari | Foto Valerio Spanu/Cagliari Calcio

L’Analisi | Cagliari, idee e spirito di sacrificio valgono la Serie A

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Difficile trovare le parole per redigere un’analisi tattica di una partita che all’apparenza di tattico ha ben poco. L’epica vittoria del Cagliari al San Nicola di Bari è senza dubbio il frutto di cuore, grinta, spirito di sacrificio e coraggio, ma Ranieri è stato abilissimo nel rispondere nel migliore dei modi ai tanti problemi tattici posti dalla squadra di Mignani nella finale d’andata dello scorso 8 giugno. Risposte che hanno regalato uno 0-1 costruito su grandi emozioni, valso il ritorno in Serie A dopo un solo anno in cadetteria.

Un ottimo primo tempo

Orfano di Nandez (neanche in panchina) e costretto a rinunciare almeno inizialmente a Mancosu per gli infortuni subiti nella gara d’andata, Ranieri ha optato per un 4-4-2 che per certi versi ha ricordato quello schierato nella gara di campionato giocata a Bari. Il Cagliari ha giocato il primo tempo con la volontà di rimanere molto compatto e stretto quando il pallone lo hanno gli avversari, lasciando il palleggio ai quattro difensori di Mignani. In grande difficoltà nel trovare spazio per vie centrali, spesso i tre centrocampisti pugliesi si allargavano per cercare di far avanzare il pallone, ma Zappa e Di Pardo da una parte e Lella e Azzi dall’altra, aiutati da Makoumbou e Deiola, riuscivano a mantenere la parità numerica.

Il Bari, quindi, faticava a trovare sbocchi tanto nei corridoi centrali quanto in quegli esterni. Tuttavia, la passività in prima pressione dei rossoblù lasciava tempo e spazio ai costruttori del Bari per alzare la testa e servire in profondità Cheddira, strategia che ha fatto abbastanza male alla retroguardia di Ranieri nei primi 15-20 minuti.

Col passare dei minuti lo sviluppo dei padroni di casa è diventato sempre più ripetitivo e prevedibile, privo della fluidità che gli aveva permesso di dominare la sfida d’andata. Le uniche occasioni potenzialmente pericolose scaturivano dalle transizioni offensive, soluzione che è nelle corde del Bari e che era facile aspettarsi essendo i pugliesi forti del vantaggio dovuto al piazzamento.

Per quanto riguarda la fase di possesso del Cagliari, Ranieri ha dato alla sua squadre delle indicazioni semplici ma efficaci. Tanto focus sulle fasce dove si creavano dei triangoli: a sinistra tra Azzi, Lella e Luvumbo, a destra tra Zappa, Makoumbou e Di Pardo. Per sfruttare la poca ampiezza naturale del 4-3-1-2 di Mignani i rossoblù cercavano spesso il cambio gioco da un lato all’altro del campo per cogliere impreparati i padroni di casa sul lato debole.

Nell’analisi dedicata alla partita d’andata ci si è soffermati a lungo sulle difficoltà in impostazione del Cagliari, figlie delle difficoltà tecniche dei due centrali, della mancanza di coraggio e dell’ansia che ha contraddistinto di fatto tutto il secondo tempo della squadra di Ranieri. Piuttosto che servire Zappa e Azzi alle spalle della pressione del Bari, Altare e Goldaniga preferivano troppo spesso un velleitario lancio lungo, facile preda per la retroguardia biancorossi che in questo modo erano riusciti a prendere controllo del campo. Domenica sera invece sia Dossena che Obert sono stati coraggiosi e precisi nel cercare il pallone sui terzini superando Morachioli e Cheddira che pressavano dall’esterno verso l’interno per provare a togliere quella soluzione. In questo modo sia Zappa che Azzi hanno avuto modo di ricevere con discreta libertà per poi trovare sfogo sulle fasce attraverso la creazione di quei triangoli citati in precedenza.

L’approccio conservativo in prima pressione non va generalizzato e preso come esempio per descrivere l’intera partita del Cagliari, anzi. La squadra di Ranieri ha corso tantissimo, pressando alto ogni volta che perdeva il pallone e alzando il baricentro nelle fasi d’attacco per conquistare le seconde palle. Non è un caso che il migliore in campo per il Bari sia stato Caprile, autore di alcune parate di alto livello, specialmente quella sul colpo di testa di Di Pardo.

Una ripresa poco tattica

Nel secondo tempo è stato il Bari a partire meglio andando vicinissimo al gol con Ricci, appena subentrato per Mazzotta. La squadra di Mignani ha però minuto dopo minuto abbassato il baricentro lasciando troppo isolato il tridente per riuscire a rendersi pericoloso nelle ripartenze. Dal canto suo il Cagliari con gli ingressi di Mancosu e Prelec è apparso un po’ troppo frettoloso. Insomma: da una parte una squadra troppo bassa e rinunciataria che lasciava troppo campo agli avversari e non era in grado di ripartire, dall’altra una squadra che voleva talmente tanto il gol da non riuscire più ad avere la pazienza di sviluppare azioni manovrate per rendersi pericolosa.

Gli ultimi quindici minuti hanno avuto ben poco di tattico. Cagliari all’arrembaggio, Bari chiuso nei pressi della sua area per difendere uno 0-0 che li avrebbe portati in Serie A dopo 12 anni, ma vicinissimo al gol della sicurezza con un fantastico tiro a giro di Folorunsho schiantatosi sull’incrocio dei pali. Un episodio che è sembrato essere un segno del destino, così come l’improvvisa pioggia torrenziale tipica dei grandi eventi.

Per come si era messa la partita sembrava inevitabile che a un certo punto Ranieri inserisse Pavoletti per buttare più palloni dentro possibili, ma il cambio tardava ad arrivare. Il numero 30 rossoblù ha fatto il suo ingresso solo all’89’ al posto di Luvumbo. Il Cagliari è andato alla disperata ricerca del gol ma ha avuto la lucidità di sviluppare l’azione dal basso piuttosto che lanciare palloni lunghi di facile lettura per i difensori di casa. Al 94’ Makoumbou gestisce alla perfezione l’ennesimo pallone della sua partita, Deiola allarga per Zappa che può giocarsi l’uno contro uno con Maita mentre i suoi compagni inondano l’area di rigore. Giocata da urlo del terzino scuola Inter, cross al bacio per il giocatore appena entrato, Leonardo Pavoletti, uscito dalla sabbia come Aldo Baglio nell’iconica scena di Tre uomini e una gamba, zampata con il piede destro e pallone che finisce alle spalle di Caprile, per dare il via all’euforia più totale.

Manca però ancora qualche minuto prima del triplice fischio, il tanto giusto per Radunovic per mettere in grave difficoltà tutti i tifosi rossoblù con un’uscita avventata. Ma non c’è stato più tempo, in una delle partite più epiche e memorabili della storia del club sardo il Cagliari torna in Serie A dopo un anno dal dramma calcistico di Venezia. Ancora una volta a Bari, come nel 2016. Un risultato frutto di un lavoro miracoloso del condottiero Claudio Ranieri che ha preso la squadra al 14° posto a -3 dai playoff e +3 dalla zona retrocessione e l’ha portata fino alla Serie A. L’ennesima impresa epica di un allenatore che a modo suo ha fatto la storia di questo sport.

Marco Lai

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