Un capolavoro tattico firmato Leonardo Semplici, così si può riassumere la vittoria del Cagliari contro la Roma per tre a due, terza di fila in otto giorni. La salvezza dunque non è più una chimera per i rossoblù e, nonostante alcuni errori di concentrazione e di marcatura, grazie alle scelte dell’allenatore – e al sacrificio dei singoli – anche la pratica giallorossa è stata archiviata con successo.
Approccio deciso
Fin dalla lettura delle formazioni il tecnico rossoblù ha voluto sorprendere. Non solo la conferma di Deiola, ma soprattutto il trio Joao Pedro, Simeone e Pavoletti a certificare la volontà di aggredire fin da subito la Roma. Il gol del vantaggio all’alba della partita siglato da Lykogiannis è l’esempio perfetto di un atteggiamento propositivo.
La palla recuperata nella trequarti avversaria, l’apertura di Joao Pedro per Nández, l’incursione dell’uruguaiano in area. Non appena il León mette in mezzo la sfera, sono ben sette – lui compreso – i giocatori rossoblù nei sedici metri giallorossi. Come ulteriore esempio va segnalata la posizione di Ceppitelli, altissimo e anche lui in prossimità dell’area avversaria.
Pericoloso abbassamento
Un gol, quello del vantaggio, che si può considerare arrivato troppo presto. Una contraddizione forse, ma è la reazione tattica del Cagliari a confermare il cambio di atteggiamento della squadra dopo la rete di Lykogiannis.
Il baricentro è decisamente più basso, dal ventesimo in poi la Roma prende possesso del campo e del gioco e il Cagliari arretra pericolosamente. Resta la difesa uomo su uomo, con Carboni da un lato e Ceppitelli dall’altro pronti ad accorciare sui due trequartisti giallorossi.
La squadra resta corta, compatta, ma è facile notare attraverso la posizione del trio d’attacco il differente atteggiamento rispetto ai primi minuti. Con la Roma che tiene costantemente il possesso è naturale che prima o poi si apra uno spazio frutto di un calo di concentrazione o della bravura altrui nel muoversi tra le linee.
Il gol di Perez arriva proprio per una concatenazione di eventi abbastanza prevedibili. Pellegrini, fino a quel momento annullato da Ceppitelli, va a cercare fortuna nel settore centrale dove per un momento è aumentata la distanza tra Deiola, Marin e la difesa rossoblù. Una volta ricevuta palla, il capitano della Roma ha il tempo di assecondare il taglio del compagno spagnolo. Ci sono tre errori da parte del Cagliari. Il primo è quello di Godín, forse il più importante. Il Faraone non capisce per tempo l’evoluzione della giocata avversaria e resta a metà tra l’uscita verso Pellegrini e la copertura della linea di passaggio verticale. Carboni e Lykogiannis, dal canto loro, sono poco reattivi. Il primo commette lo stesso errore di Godín restando nella cosiddetta “terra di nessuno”, il secondo non è reattivo nel coprire le spalle al più giovane compagno.
Rilassamento
Il Cagliari riuscirà comunque a portarsi sopra di due reti, ma prima di affrontare le chiavi del doppio vantaggio vediamo come un’altra distrazione, sempre di Godín, ha messo in bilico il risultato fino alla fine.
Azione d’angolo, il Cagliari marca a uomo come ormai consuetudine con Semplici in panchina. L’aspetto più importante quando si decide questo tipo di soluzione difensiva è quello di “sentire” l’avversario. Godín, che teoricamente dovrebbe essere un professionista del genere, perde il contatto con Fazio lasciando che il gigante argentino – sempre letale contro il Cagliari – possa prendere la rincorsa per anticiparlo nell’intervento aereo. Il Faraone si riscatterà nel finale, quando la squadra alzerà il muro e i suoi colpi di testa saranno decisivi per il mantenimento del risultato. Resta però una disattenzione che avrebbe potuto costare cara.
Camaleonte
La chiave del successo rossoblù è tutta nel cambio tattico avvenuto all’intervallo. Un Semplici che, vista la piega che aveva preso la gara e visto l’abbassamento del baricentro della squadra, ha deciso per il passaggio dal 5-2-3 del primo tempo a un più solido 4-4-2. La conseguenza è stata un Cagliari che si è fisiologicamente alzato, con Marin più vicino all’area avversaria e soprattutto un Joao Pedro vero e proprio equilibratore delle differenti vesti tattiche della ripresa.
Il capitano rossoblù si è trasformato da falso nove, posizione assunta nel primo tempo, a esterno sinistro del centrocampo a quattro della prima parte della seconda frazione. A trarne giovamento anche Nández sul lato opposto, coperto da un Ceppitelli nella nuova veste di terzino.
Non è un caso che il gol arrivi da un recupero palla nella trequarti avversaria da parte di Deiola, con Marin pronto ad approfittare della mancata marcatura preventiva di Smalling su Simeone. Pressione alta che nasce proprio dalla diversa disposizione tattica, la perla del romeno è frutto non solo della sua capacità balistica, ma anche del poterla sfruttare grazie a una posizione di basepiù avanzata.
Il gol del tre a due siglato da Fazio costringe il Cagliari a un finale di sofferenza, ma anche qui è bravo Semplici a ridisegnare la squadra per portare a casa una vittoria fondamentale.
Prima gli ingressi di Zappa e Cerri e il cambio dal 4-4-2 al 5-3-2. Ancora una volta a fare la differenza è l’intelligenza tattica di Joao Pedro, capace di passare a interno sinistro di centrocampo, permettendo così a Semplici di modificare lo schema senza dover inserire un mediano al suo posto. Anche Nández e il suo spirito di sacrificio hanno un valore importante in questo senso, con il León che si sposta sulla fascia sinistra al posto di Lykogiannis.
Dopo meno di dieci minuti dai primi due cambi ecco arrivare il momento di Rugani e Duncan e con loro il passaggio a un ancora più solido e compatto 5-4-1. Cerri diventa il terminale unico, il compito è quello di guadagnare falli e far salire la squadra e il centravanti parmense lo svolge egregiamente. È però ancora una volta il duo Joao Pedro-Nández a fare la differenza. Il brasiliano torna sulla fascia sinistra di centrocampo, l’uruguaiano su quella opposta. Carboni, dal canto suo, diventa quinto di difesa sul lato mancino, mentre Rugani si piazza tra i tre centrali con Godín e Ceppitelli. Duncan, fresco, ha il compito di alzarsi per non dare troppo respiro al regista avversario.
Una vittoria nel nome della duttilità, finalmente caratteristica positiva e non un modo per ovviare alle mancanze della rosa. Joao Pedro è l’esempio più lampante dello spirito di sacrificio dei rossoblù, Semplici l’artefice principale di scelte che hanno dato la svolta a una partita che aveva preso una piega complicata. Nández, Carboni, Deiola, Ceppitelli ma anche il lavoro di sacrificio delle punte sono stati elementi fondamentali per dare quel senso di unità – e umiltà – diventato caratteristica portante della rincorsa salvezza del Cagliari. L’impresa non è ancora conclusa, ma i presupposti hanno ridato quella speranza che sembrava ormai persa.
Matteo Zizola