Cucinare un piatto con pochi ingredienti può essere complicato, a meno che non ci si trovi di fronte a uno chef dalla rinomata esperienza capace di rendere da guida Michelin anche le ricette più semplici. Così, nonostante assenze e difficoltà , Claudio Ranieri è stato capace di portare sulla tavola della Unipol Domus un Cagliari per certi versi semplice, ma non per questo insipido. Trovando grazie a una scelta tattica in corso – e ad altre scelte sia iniziali che in corso d’opera – la chiave per raccogliere i tre punti contro il Bologna di Thiago Motta.
Dal 4-3-2-1 al 5-3-1-1
La formazione scelta dall’allenatore rossoblù ha visto un 4-3-2-1 con la retroguardia formata da Zappa e Augello sugli esterni e Dossena con Wieteska al centro, la mediana occupata dal trio Sulemana-Prati-Makoumbou e infine Nández e Viola a supporto dell’unica punta Petagna.

I primi 15 minuti hanno visto un Cagliari in difficoltà nel gestire gli inserimenti con e senza palla dei centrocampisti emiliani, con soprattutto lo spazio tra terzini e centrali sia a destra che a sinistra attaccato dai vari Ferguson, Freuler, Orsolini e Urbanski. Nell’immagine proposta, nonostante l’assenza di Wieteska momentaneamente a bordo campo, si possono notare il tentativo di compattezza da parte dei rossoblù e la posizione di Nández, spesso costretto al ripiegamento in aiuto della mediana e di Augello, mentre il Bologna provava ad attaccare lo spazio tra difesa e centrocampo per colpire nella zona centrale.


Dopo il primo quarto d’ora di sofferenza Ranieri ha provato a mescolare le carte. Con un semplice cambiamento tattico, il passaggio al 5-3-1-1 e lo spostamento di Nández come esterno di destra a tutta fascia oltre a quello di Zappa da terzo di destra in difesa. Una mossa che inizialmente non ha prodotto gli effetti sperati soprattutto per la poca aggressività sui portatori palla e per la vena di Orsolini opposta alle difficoltà di Augello nel contenerlo sia per passo che per qualità . La rete del vantaggio del Bologna è così arrivata per la somma dei due fattori. In primis lo spazio di manovra e il tempo di scelta lasciato a Posch che, con una semplice finta di andare per vie centrali in orizzontale, ha poi verticalizzato su Orsolini dritto per dritto senza la pressione di Makoumbou e Viola. Poi per la gestione di Augello, concentrato solo sul pallone e non sull’uomo, rimasto a metà tra il contenimento fisico – anche a costo di spendere un fallo da giallo – e lo scivolamento verso la propria area. La difesa alta e le linee strette hanno fatto il resto, una scelta che però si è rivelata azzeccata nel lungo termine nonostante il gol subito.
Lancio e lancio
Come il Bologna è riuscito a colpire il Cagliari grazie a un pallone verticale alle spalle del difensore, così il Cagliari ha colpito il Bologna con lo stesso mezzo. Non lateralmente, ma centralmente e non con un’azione nata all’altezza della metà campo, ma con un lancio dalle retrovie. Una scelta già vista nella gara di andata sul gol segnato da Luvumbo su assist di Wieteska, mentre nella sfida di ritorno è stato Dossena a trovare Petagna, non esattamente un giocatore da profondità .

Una giocata scolastica ma efficace, simbolo perfetto della semplicità come chiave della vittoria dei padroni di casa. Nández largo a destra è in posizione avanzata sulla linea di Viola, nonostante il cambio da trequartista a esterno a tutta fascia. Un movimento che di fatto apre la linea difensiva del Bologna che non può stringersi a dovere sulla palla scoperta. Così come il numero dieci rossoblù va incontro alla zona di possesso, trascinando a sé Lucumà e consentendo a Petagna di restare uno contro uno con Calafiori. Il centravanti è abile a leggere bene il tempo della profondità e soprattutto a tagliare fuori il marcatore diretto con il fisico e la presa di posizione verso lo spazio da attaccare.
Un Cagliari che dopo la rete del pareggio si è sbloccato, il centrocampo ha iniziato a macinare chilometri con logica tattica e non senza costrutto, Viola è stato perfetto nello schermare le linee di passaggio dal basso. Soprattutto il cambio tra Augello e Azzi ha prodotto uno spostamento del baricentro, causa e conseguenza di un diverso atteggiamento tattico che non ha solo limitato Orsolini, ma creato i presupposti per maggiore presenza offensiva dalla mediana in su.


L’esterno ex Modena, come dimostrato dalle posizioni medie, si è sistemato qualche metro più avanti rispetto al collega ex Sampdoria. Una situazione creata più dalla fase di non possesso che da quella di possesso, perché se in quest’ultimo aspetto si è riscontrata una posizione media simile tra Azzi e Augello, nel momento in cui il Bologna gestiva il pallone l’italo-brasiliano è rimasto più “alto” rispetto al compagno. Orsolini e Posch sono stati dunque costretti a guardarsi anche alle spalle senza pensare soltanto ad attaccare la zona di competenza. Il risvolto collettivo è stato un baricentro sollevato di circa tre metri, apparentemente pochi ma differenza sostanziale quando si gioca con estrema compattezza e squadre corte.
Per risolvere la gara, però, c’è voluta la classica azione nata da palla inattiva. Spesso croce più che delizia per gli uomini di Ranieri, nella sfida contro il Bologna invece elemento positivo sia in fase difensiva che offensiva. Nessun pericolo per Scuffet da calcio d’angolo o punizioni laterali, discorso simile per Skorupski eccetto che sulla situazione che ha determinato il punteggio finale.

La curiosità è nel posizionamento scelto da Thiago Motta per difendere sui calci d’angolo, così come si è vista una differenza importante in quello scelto da Ranieri. Sir Claudio, infatti, ha abbandonato la zona mista almeno contro il Bologna, puntando sulla zona totale. Il classico castello davanti a Scuffet con copertura di entrambe le zone dei pali e ovviamente di quella centrale, senza nessun uomo contro uomo come accaduto in passato. Dall’altra parte l’allenatore dei felsinei ha risposto con la zona mista, ma in maniera del tutto particolare. Castello davanti a Skorupski, uomo su uomo fuori dai sedici metri, spazio lasciato libero tra dischetto e limite dell’area senza che né Zappa né Prati venissero “presi” da un avversario diretto. Il gol arriva dopo la respinta sul corner di Viola e la giocata tecnicamente sorprendente di Wieteska, ma resta una sorta di confusione iniziale della difesa del Bologna che ha determinato quella che ha portato all’autorete di Calafiori.
Matteo Zizola














