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L’Analisi | Cagliari da dominante a distratto: tanti pregi, ma soliti difetti 

Yerri Mina discute con i compagni dopo un gol subito in Cagliari-Salernitana | Foto Luigi Canu
Yerri Mina discute con i compagni dopo un gol subito in Cagliari-Salernitana | Foto Luigi Canu
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Tutto in novanta minuti, il bello e anche il brutto racchiusi in una gara. La vittoria del Cagliari sulla Salernitana è stata il riassunto della stagione dei rossoblù racchiuso in un solo pomeriggio, partendo dai cinquantadue minuti di dominio mentale e tattico, passando per un blackout di un quarto d’ora che ha messo in mostra tutti i difetti degli uomini di Claudio Ranieri e, infine, chiudendo con la classica reazione spinta dal pubblico che ha portato alla chiusura definitiva della gara con il 4-2. Un passo avanti completo in classifica, un mezzo passo avanti alla voce prestazioni come sottolineato proprio dal tecnico rossoblù nel post partita.

Uno, due, tre
Ranieri ha scelto la continuità. Nessuna rivoluzione, la squadra tipo è stata trovata nelle ultime settimane e le modifiche si limitano soltanto a quelle necessarie causa infortuni. Così, senza Luvumbo, la scelta è ricaduta sugli stessi undici di Empoli dopo l’uscita dell’angolano. E, di conseguenza, la disposizione in campo è stata quella delle ultime uscite. Difesa a quattro, centrocampo sulla stessa falsariga, attacco affidato al duo Gaetano-Lapadula con il numero 70 decisivo nel legame tra i reparti sia in fase offensiva che come schermo del play avversario in fase difensiva.

Elemento decisivo, come visto nel recente passato, è diventato l’utilizzo degli esterni di centrocampo. Da una parte Nández, vero e proprio grimaldello grazie a inserimenti senza palla nello spazio tra difensore centrale e terzino della Salernitana; dall’altra Jankto, deficitario per certi versi dal punto di vista prestazionale, ma equilibratore rispetto all’anarchia del León sul lato opposto. La rete del vantaggio firmata da Lapadula è un manifesto sulla preparazione della gara da parte di Ranieri. Attesa senza puntare sulla pressione alta, seconde palle e transizioni rapide verticali, movimenti a liberare lo spazio per l’attacco di centravanti e esterno di centrocampo. Il gol del numero nove nasce proprio dall’uscita dalle linee di Gaetano, bravo a spostarsi dal centro verso il lato di possesso e portare via il proprio riferimento difensivo, e dal taglio verticale di Nández nello spazio lasciato libero dal compagno con il numero 70. Il resto è il movimento da centravanti puro di Lapadula che prima chiama la profondità, poi gioca con la linea alta degli avversari con un passo all’indietro e infine, trovato il tempo dello scatto, va a raccogliere l’ottima verticale di Zappa.

Il raddoppio firmato da Gaetano è un altro riassunto in piccolo di pregi e difetti del Cagliari di Ranieri. La versione che patisce in fase difensiva sulle palle inattive e quella che accompagna la ripartenza con più uomini riuscendo così a diventare più pericolosa che il passato. L’azione si sviluppa partendo da un calcio d’angolo per la Salernitana battuto corto, per la squadra di Liverani è fin troppo facile entrare nei sedici metri con Kastanos dopo un uno-due prevedibile che trova una retroguardia rossoblù statica e disattenta. La respinta, però, trova Nández libero di ripartire palla al piede, mentre Gaetano e Zappa sono pronti ad accompagnare la transizione rapida dell’uruguaiano. A ruota seguono Lapadula e Makoumbou, la difesa alta degli uomini di Liverani permette così di creare una superiorità numerica decisiva.

La chiusura del contropiede è emblematica. Quando Gaetano calcia verso la porta di Ochoa sono tre i rossoblù nell’area avversaria, con Nández e Zappa che hanno proseguito la loro corsa evitando così che troppi avversari potessero focalizzarsi sul compagno. In aiuto, inoltre, anche Lapadula e Makoumbou, entrambi in supporto, portando così il Cagliari all’avere un uomo in più rispetto alla difesa della Salernitana. Il doppio aspetto positivo è rappresentato dalle scelte di giocata dei singoli e dalla qualità tecnica di Gaetano: il primo parte dal tempo del passaggio di Nández e dalla freddezza del trequartista, il secondo è – assieme all’arrivo di Mina – la conferma dell’impatto dei due nuovi arrivati sulle prestazioni collettive.

Anche la terza rete è un manifesto della preparazione della partita e di una filosofia adattata per sfruttare i limiti dell’avversario più che per limitarne i pregi. Ranieri ha scelto la compattezza senza una pressione alta eccessiva, l’obiettivo quello di recuperare palla quando la Salernitana avrebbe provato il possesso alto lasciando che la squadra di Liverani gestisse la sfera con i difensori senza particolari preoccupazioni. In attesa dell’errore nella gestione del pallone degli avversari, la squadra – con il suo 4-4-2 puro arrivato con l’ingresso di Shomurodov per Gaetano nella ripresa – restava corta, con la difesa alta ma non troppo e con gli esterni pronti alla pressione ma solo all’altezza della metà campo. Uno dei tanti errori di Fazio permette così ad Augello di prendere il tempo a Tchaouna e far partire la transizione positiva del Cagliari, con l’attaccante uzbeko che, a quel punto, era pronto a prendere il tempo proprio al difensore argentino e partire in verticale.

Distrazioni
La scelta ricaduta su Shomurodov è stata per certi versi delizia e croce del quarto d’ora di difficoltà tra il 51′ e il 76′, ossia tra il primo e il secondo gol di Shomurodov. Dopo il 3-0 dell’ipotetica tranquillità il Cagliari ha staccato la spina, sì dal punto di vista mentale, ma limitare al solo aspetto psicologico il ritorno in partita della Salernitana sarebbe un errore. I rossoblù hanno infatti perso distanze e riferimenti in tutta la fase difensiva, partendo appunto dal duo Lapadula-Shomurodov che è apparso incapace di coordinarsi nella pressione sul regista avversario. Se prima Gaetano era stato decisivo anche in fase di non possesso, l’uzbeko a causa anche di caratteristiche differenti non riusciva a dare lo stesso apporto senza palla.

Nella prima frazione, ad esempio, pur lasciando lo spazio per la conclusione di Tchaouna, la retroguardia rossoblù era apparsa più abile nel coordinarsi e nell’aiutarsi reciprocamente. Soprattutto Jankto sembra aver pagato dal punto di vista fisico, quando nel primo tempo la sua presenza in aiuto ad Augello era stata più costante. Discorso simile per Deiola, sempre pronto per 45 minuti a supportare tra il duo di sinistra poi meno reattivo nel chiudere gli spazi e le linee di passaggio.

Il primo gol della Salernitana segnato da Kastanos è l’emblema del black out collettivo. Zanoli ha infatti tanto spazio per puntare Augello senza che né Jankto né Deiola abbiano la lucidità di leggere il momento come avuta invece fino alla rete del 3-1, dall’altro lato e nel cuore dell’area Mina e Zappa dovrebbero essere in controllo sui rispettivi uomini. L’unico che segue la logica dell’azione è Makoumbou, bravo a coprire lo spazio lasciato libero da Dossena, correttamente alto su Tchaouna e che potrebbe essere occupato da Candreva.

Quando Zanoli arriva al cross l’errore di valutazione di Mina e la comunicazione probabilmente imperfetta con Zappa creano la situazione che mette Kastanos in grado di calciare da solo. Il colombiano, inizialmente su Weissman in mezzo all’area di rigore, non scala con la giusta reattività sul centrocampista cipriota che, nel frattempo, aveva scambiato la sua posizione con il compagno israeliano. Zappa è comunque anche lui in ritardo sul suo nuovo uomo, l’attaccante numero 14 della Salernitana, alle sue spalle e non davanti, dettaglio che potrebbe creare il ritardo di Mina nell’attaccare Kastanos. In ogni caso una rete non casuale, con la Salernitana che poco prima aveva testato le difficoltà del Cagliari nel gestire i movimenti senza palla senza però trovare il gol. Un aspetto soprattutto mentale, ma anche fisico.

Arriva anche il 3-2 con un colpo di testa di Maggiore su calcio d’angolo di Candreva. Il Cagliari è schierato con il classico castello, ma più che la zona a fare la differenza è la totale assenza di reattività dei tre giocatori appostati nell’area del primo palo. Nessuno tra Jankto, Deiola e Lapadula attacca il pallone del numero 87 della Salernitana, nessuno va a disturbare l’autore del gol nella sua corsa prevedibile e abbastanza lenta. C’è, sì, anche l’errore di Scuffet, ma ci sono soprattutto quelli dei tre giocatori nella zona di loro competenza, tra Jankto che manca completamente il tempo dell’uscita verso il cross calcolando male la traiettoria, mentre Deiola e Lapadula sono statici fin dalla battuta dalla bandierina. Aspetti necessariamente da migliorare nonostante il quarto gol, abbastanza casuale dal lato tattico, firmato da Shomurodov. Il Cagliari non può permettersi di staccare la spina nemmeno sul 3-0, per questioni tecniche e soprattutto tattiche. Solo con la ritrovata compattezza si potrà raggiungere la salvezza, i troppi rilassamenti passati non consentono di averne in futuro.

Matteo Zizola

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