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L’Analisi | Cagliari: coperta corta ed errori, ma la fase offensiva cresce

Claudio Ranieri durante Cagliari-Frosinone | Foto Valerio Spano
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Un primo tempo che ha confermato il percorso di crescita nella fase offensiva, tante le occasioni create ma senza che siano state convertite in gol. Una ripresa sulla stessa falsariga, con una rimonta frutto di cuore e confusione ma che ha rispecchiato l’andamento generale della sfida. Il Cagliari che ha battuto per 4-3 il Frosinone alla Unipol Domus ha messo in mostra il meglio e il peggio di se stesso, i tre punti che mettono in secondo piano errori sui quali resta tanto il lavoro da fare per Claudio Ranieri.

Coperta corta

L’allenatore rossoblù ha confermato dieci degli undici titolari visti nella trasferta contro la Salernitana. Stesso vestito tattico, un unico interprete differente. Difesa a quattro, centrocampo a tre e attacco leggero, Jankto in luogo di Oristanio e un netto predominio territoriale nella prima fase. Il Frosinone, dal canto suo, è stato bravo nell’aspettare il momento giusto per colpire, sfruttando gli errori che prima o poi il Cagliari commette come da copione di questa prima parte di stagione.

Il primo arriva in occasione del vantaggio firmato da Soulé. Una concatenazione di disattenzioni e di scelte errate, una costante della fase difensiva del Cagliari. Dossena prova il disimpegno corto senza affidarsi al lancio dritto per dritto, Prati si trova però sorpreso dalla decisione del compagno e non si accorge dell’accorrente Soulé pronto a scippargli la sfera e far partire la transizione offensiva. Per una squadra che ha abituato a errori di questo tipo, però, sono da segnalare anche altri due aspetti: la mancanza di concentrazione e di reattività di chi dovrebbe coprire spazi attaccabili in caso di un eventuale errore. Così sia Goldaniga che Makoumbou sono poco reattivi, il primo troppo distante dal compagno di reparto, il secondo disattento nella marcatura preventiva su Reinier.

Rubata palla, Soulé attacca lo spazio ampio tra Dossena e Goldaniga, mentre Reinier sorprende alle spalle Makoumbou. A quel punto la frittata è fatta, impossibile per il duo rossoblù – e per Dossena, Augello e Nández – andare a coprire il buco venutosi a creare tra il centro e il lato corto dei sedici metri rossoblù. L’attaccante argentino si troverà così a tu per tu con Scuffet dopo l’uno-due con il trequartista brasiliano, abile a giocare di prima e ad assecondare il movimento verticale del giovane di proprietà della Juventus.

Una situazione che, per certi versi, si ripete anche in occasione del raddoppio del Frosinone. Diverso è lo sviluppo dell’azione che, comunque, parte nuovamente da una transizione offensiva rapida degli uomini di Di Francesco. Il Cagliari ha appena provato ad affacciarsi dalle parti di Turati, Nández è in zona avanzata e dopo aver servito Luvumbo – tiro respinto da un difensore – resta altissimo. Si crea così una dinamica simile a quella dello 0-1. Makoumbou si fa sorprendere alle spalle da Soulé che punta dritto verso l’area, mentre la difesa rossoblù è in un tre contro tre con Goldaniga terzo di destra, Augello sul lato opposto e Dossena centrale.

In questo caso è bravo Goldaniga a stringere e a preoccuparsi più del pericolo centrale che di quello sull’esterno. Ed è qui che Dossena compie una scelta errata, perché se da una parte sarebbe corretto concentrarsi sul piede forte dell’avversario – il mancino – dall’altro l’ex Avellino non si accorge dell’aiuto del compagno alla propria destra. Soulé trova dunque ampio spazio per vie centrali, basta una finta per ritrovarsi ancora una volta a tu per tu con Scuffet e concludere facilmente a rete.

Il terzo gol siglato da Brescianini è una somma di deconcentrazione e scelte errate. Augello in primis troppo leggero sull’esterno, ma è Prati che decide di coprire l’eventuale scarico fuori area – meno pericoloso – piuttosto che aiutare Dossena andando al raddoppio sul centrocampista del Frosinone. Il centrale rossoblù, infine, commette lo stesso errore del secondo gol, lasciando la linea centrale di conclusione all’avversario piuttosto che costringerlo più esterno dove, peraltro, Augello era arrivato in soccorso in copertura.

Nervi ma non solo

L’ingresso di Oristanio e Viola a seguire quello a inizio ripresa di Pavoletti. Il cambio dal 4-3-2-1 al 4-2-3-1, utile per allargare il gioco e mettere più palloni in area dall’esterno con il centravanti livornese dentro i sedici metri del Frosinone. Elementi che possono spiegare la rimonta, ma che non sono arrivati all’improvviso. Che il Cagliari, fin da Salerno, sia migliorato sotto il profilo della pericolosità offensiva è un aspetto che già era stato presente nonostante il punteggio sfavorevole della prima frazione.

La chiave è nel numero di uomini portati nell’area avversaria. E così come all’Arechi anche nella sfida contro il Frosinone è apparso evidente il cambio di rotta impresso da Claudio Ranieri alla propria squadra. Non più un primo non prenderle – dettato probabilmente dalla forza degli avversari incontrati nelle prime giornate – ma piuttosto una ricerca del gol più continua grazie agli inserimenti dei centrocampisti e alla spinta degli esterni. L’occasione di Goldaniga – dalla quale arriverà il rigore poi fallito da Mancosu – è il primo esempio. Pallone verticale di Makoumbou per Nández, cross dal fondo del numero 8, ben quattro giocatori più Mancosu in appoggio che distribuiscono a coprire il sedici metri difesi da Turati.

Anche quando arriva il colpo di testa di Mancosu su assist di Luvumbo la situazione è grossomodo la stessa. Vero è che l’occasione nasce da un rinvio sbilenco del portiere del Frosinone – e che dunque difficilmente ci potrebbero essere tanti elementi ad attaccare l’area – ma nonostante ciò quando l’angolano effettua il cross si possono notare, oltre Jankto e mancosu, anche i tre centrocampisti pronti ad accompagnare l’azione offensiva.

Nei momenti concitati e di furore agonistico che seguono il gol dell’1-3 di Oristanio il Frosinone commette, di fatto, gli stessi errori del Cagliari del primo tempo. La rete di Makoumbou sembra quasi una fotocopia di quella del primo gol firmato da Soulé su disimpegno errato di Dossena. L’aspetto importante, però, è la voglia di attaccare gli avversari fin dalla costruzione dal basso che porta Makoumbou – uno dei due mediani – a pressare su Brescianini, rubare palla e arrivare a tu per tu con Turati. La presenza di Viola tra le linee risulta fondamentale soprattutto in fase di non possesso, togliendo opzioni di giocata e linee di passaggio agli uomini di Di Francesco.

C’è poco di tattico e molto di furbizia nella rete che decide definitivamente la partita. Una punizione poco oltre la metà campo, un pallone verticale di Makoumbou e la torre di Dossena a trovare Pavoletti. Ma è la scelta dell’attaccante numero 30 a determinare la differenza tra pareggio e vittoria. Il livornese, infatti, sceglie di restare in posizione di fuorigioco passivo nel momento iniziale dell’azione, liberandosi così da eventuali marcature per essere pronto a sfruttare la torre del compagno e la possibile disattenzione della difesa. Una scelta che si rivela vincente e che, al di là di lavagne e tattica, esalta le qualità individuali della punta alla voce senso del gol e della posizione.

Matteo Zizola

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