Prima sconfitta casalinga e un deciso passo indietro per il Cagliari di Liverani nella sfida contro il Bari. Una gara che, dal punto di vista tattico e tecnico, ha dato pochi spunti, riportando i rossoblù sulla terra e ponendo nuovi punti interrogativi sulla mentalità da Serie B non ancora del tutto acquisita.
Falso tridente
Liverani ha schierato il Cagliari ancora una volta con un 4-3-3 falso. La presenza come esterni d’attacco di Nández e Mancosu ha fatto sì che il tridente diventasse spesso e volentieri un albero di Natale, mentre in fase di non possesso è risultato evidente il passaggio al 4-5-1.
L’intenzione, anticipata nella conferenza stampa prepartita, è stata quella di evitare di essere colpiti alle spalle dalle ripartenze del Bari, con Cheddira come preoccupazione principale. I due esterni d’attacco sulla stessa linea dei centrocampisti, mentre uno a turno tra Viola e Rog si alzava per sostenere Lapadula in pressione.
Tecnica e presenza
Il tecnico rossoblù ha messo in evidenza due problemi principali della fase offensiva, gli errori tecnici e la poca presenza in area con più uomini. Il Cagliari, peraltro, ha concluso soltanto una volta nello specchio della porta – il palo di Pavoletti nei minuti di recupero – ma al di là dei dati numerici ha avuto diverse occasioni potenziali non arrivate proprio per le criticità evidenziate da Liverani.
Uno degli esempi sull’incapacità di riempire i sedici metri da parte del Cagliari è arrivato già nel primo tempo. L’incursione di Carboni sulla sinistra con cross forte e teso dentro l’area non ha trovato compagni pronti a intervenire. Sono infatti i soli Lapadula e Nández ad attendere il pallone del giovane terzino italo-argentino.
La dimostrazione delle difficoltà negli ultimi 40 metri arriva proprio con l’unica occasione, il palo di Pavoletti. Non è un caso, infatti, che il legno colpito dal centravanti livornese sia una conseguenza di una maggiore presenza nell’area del Bari, con quattro giocatori rossoblù pronti a ricevere il cross dalla trequarti esterna.
La possibilità di raggiungere il pareggio non compensa però i tanti errori e le mancanze offensive del Cagliari. Passaggi troppo profondi, poco aiuto a Lapadula lasciato solo in mezzo alla difesa pugliese, l’assenza di elementi che potessero rompere con l’imprevedibilità una squadra avversaria prevalentemente chiusa con dieci uomini dietro la linea della palla.
Gli uomini di Liverani hanno anche provato, a sprazzi, a mettere in mostra alcune giocate già viste nelle prime cinque giornate. Le combinazioni terzino-esterno-mezzala con successiva verticalizzazione per Lapadula non sono mai andate a segno per l’imprecisione tecnica degli interpreti, anche da parte di chi normalmente proprio dal punto di vista della qualità non era mai mancato, come Rog, Viola, Makoumbou e lo stesso Mancosu.
Anche quando il Cagliari è riuscito a spezzare le linee della difesa organizzata da Mignani, con gli strappi di Rog e alcune incursioni di Viola, il poco sostegno degli altri compagni ha permesso al Bari di recuperare posizioni e chiudere facilmente i tentativi di Lapadula. Nell’occasione del rigore richiesto dal centravanti italo-peruviano, Viola riesce a entrare nella trequarti avversaria dopo una combinazione con Rog, ma il passaggio per il numero nove resta l’unica soluzione, senza nessun altro che permetta di far aprire i centrali Vicari e Di Cesare.
Doccia fredda
Zero tiri in porta da una parte e dall’altra, partita che sembrava avviata sullo zero e zero. Poi, all’improvviso, il Cagliari sbaglia un’uscita dal basso e il Bari colpisce. Goldaniga è il protagonista negativo fin dall’inizio dell’azione, con l’apertura verso il lato sinistro che viene intercettata facilmente dai pugliesi.
Persa palla, resta comunque la possibilità di evitare la frittata. Al contrario il primo errore nel disimpegno provoca un effetto domino che porta al gol di Cheddira. Maita ha campo libero, Makoumbou non riesce ad accorciare e il giocatore del Bari può lanciare in verticale verso il compagno d’attacco. Palla scoperta e la difesa rossoblù che commette un errore individuale simile ad altri già accaduti. Ma se nelle precedenti occasioni era stato Altare a compiere la scelta sbagliata, contro il Bari è Goldaniga a restare a metà tra il mettere in fuorigioco Cheddira e lo scivolamento all’indietro. Alla fine nessuna delle due opzioni diventa la scelta definitiva, così il capocannoniere del campionato cadetto si trova in netta posizione regolare e libero di presentarsi davanti a Radunovic. Goldaniga principale responsabile, ma anche Zappa e il portiere serbo non sono esenti da colpe. Giocata leggibile che non viene capita dal terzino a dall’estremo difensore, il primo non compie la diagonale dietro il compagno, il secondo esita nell’uscita restando nella cosiddetta terra di nessuno.
Matteo Zizola