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Marco Mancosu e Nahitan Nandez esultano dopo il gol in Cagliari-Ascoli | Foto Luigi Canu

L’Analisi | Cagliari, con l’Ascoli tre punti frutto del coraggio

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Era da diverso tempo che si chiedeva al Cagliari un miglioramento dal punto realizzativo ed è finalmente arrivato. Contro l’Ascoli, Ranieri aveva reso chiare le sue intenzioni sin dal primo minuto schierando una formazione molto offensiva che è sembrata rivelarsi estremamente efficace nei primi 15 minuti. Tuttavia, il gol di Forte ha permesso ai marchigiani di acquisire fiducia e prendere controllo del campo grazie alla superiorità numerica a centrocampo. Nel secondo tempo i rossoblù sono rientrati in campo con uno spirito diverso, più combattivi che mai e con tanta voglia di vincere. I risultati si sono visti: quattro gol nel giro di trenta minuti e 4-1 finale. L’ultima volta che il Cagliari aveva segnato quattro gol in una partita era stato il 17 aprile 2021 nell’indimenticabile 4-3 contro il Parma.

Il buon inizio
Sin dalla formazione ufficiale è apparso chiaro il messaggio di Ranieri: basta con la pareggite e la sterilità in attacco. Il Cagliari non era mai stato così offensivo: 4-2-3-1 con Luvumbo e Millico sulle fasce, Mancosu dietro Lapadula, Nandez in mediana con Makombou, e persino due terzini di spinta come Zappa e Barreca. Una ragione che aiuta a spiegare la scelta del modulo con questi interpreti consiste nelle caratteristiche degli avversari, i quali giocando con il 4-3-1-2 fanno spesso fatica a difendere l’ampiezza del campo. Di conseguenza, giocare con due esterni offensivi puri a piede invertito e due terzini di spinta pronti a sovrapporsi sembrava la mossa migliore per mettere alle strette la retroguardia bianconera.

Non a caso, l’inizio è sembrato dei più promettenti: nel primo quarto d’ora i rossoblù hanno creato quattro buone occasioni, più di quante ne avesse create nelle tre partite precedenti. Nello specifico il sinistro di Luvumbo respinto da Giovane, i due colpi di testa di Mancosu e Lapadula e il bel destro a giro ancora del trequartista sardo. Non si tratta di episodi isolati dovuti semplicemente allo schieramento di una formazione più offensiva, la differenza rispetto alle gare precedenti è stata nell’approccio più aggressivo e nella maggior voglia di fare gol ravvisabile nella convinzione con cui la squadra ha attaccato l’area avversaria portando tanti uomini.

I problemi creati dall’Ascoli
Dopo le buone occasioni prodotte dai rossoblù, l’Ascoli ha iniziato a prendere le misure e a diventare padrone del campo. La chiave di tutto è stata la superiorità numerica a centrocampo che permetteva alla squadra di Breda di mandare fuori giri la pressione rossoblù per poi trovare campo da attaccare. Quando il Cagliari pressava il play dei marchigiani Buchel con Mancosu e le mezzali Caligara e Collocolo con Nandez e Makoumbou, gli ospiti riuscivano a trovare con facilità il trequartista Falzerano tra le linee; quando uno tra Nandez e Makoumbou rimaneva più accorto per controllare da vicino Falzerano allora era una delle due mezzali a poter ricevere con libertà. Al di là del decisivo errore in costruzione di Barreca che porta al gol di Forte, l’azione nasce proprio da una ricezione libera dell’ex Cagliari Caligara.

Dal gol del vantaggio fino alla fine del primo tempo, il Cagliari ha perso comprensibilmente fiducia essendo passato sotto nel punteggio nonostante il buon piglio iniziale. A peggiorare all’apparenza le cose si è aggiunto anche l’infortunio di Luvumbo, fino a quel momento il migliore dei suoi. L’infortunio dell’angolano ha avuto un piccolo lato positivo dato che ha permesso a Ranieri di cambiare modulo in corsa con l’inserimento di Lella e il passaggio al 4-3-1-2 per giocare a specchio con gli avversari e tappare la falla a centrocampo.

Il secondo tempo
Anche nel secondo tempo il Cagliari ha mantenuto lo stesso modulo, inserendo però dei giocatori più adatti al sistema e al momento della partita: dentro Prelec al posto di Millico per avere due punte vere, dentro Azzi per Barreca per avere più trazione offensiva e ampiezza sulla fascia sinistra. Nella ripresa i rossoblù non hanno cambiato solo il sistema di gioco e alcuni interpreti, ma hanno mutato soprattutto l’atteggiamento. Tantissima corsa, spirito combattivo e aggressività su ogni pallone. Anche dal punto di vista tattico Ranieri ha chiesto ai suoi più coraggio: nonostante il modulo a specchio che facilitava dei riferimenti a uomo, il Cagliari andava a prendere gli avversari con coraggio, per esempio alzando Nandez sul terzino sinistro (e non sulla mezzala come ci si sarebbe potuti aspettare) e Zappa sulla mezzala sinistra.

Come analizzato nella preview, l’Ascoli fatica a difendere l’ampiezza del campo. Di conseguenza, una soluzione efficace poteva essere quella di giocare su un lato del campo per poi attaccare su quello opposto sfruttando il possibile uno contro uno. In questo senso, l’idea di partire con il 4-2-3-1 con il focus sugli esterni era perfettamente logica, ma anche passando al 4-3-1-2 il Cagliari è riuscito ad attaccare bene lateralmente in questo modo: Nandez, da mezzala destra, giocava larghissimo, mentre Lella, da mezzala sinistra, giocava stretto attirando a sé Collocolo. Allo stesso tempo, la presenza della doppia punta costringeva i terzini dell’Ascoli a giocare stretti per paura di lasciargli spazio. In questo modo, la squadra di Breda si trovava costretta a scivolare tutta da una parte lasciando libero il lato debole. Nandez poteva quindi trovare con facilità Azzi (a volte si allargava anche Mancosu per dare una mano) con tanto campo da attaccare in uno contro uno, e non è un caso che il brasiliano sia stato dominante quando è entrato, mettendo lo zampino su due dei quattro gol.

Prima di arrivare alla conclusione, è opportuno soffermarsi per un momento sui due meno giovani dell’11 titolare che si sono resi protagonisti di una prestazione di assoluto livello: Mancosu e Lapadula. Il trequartista sardo è la luce del Cagliari: se è in partita lui gira bene tutta la squadra. Ranieri in conferenza stampa ha dichiarato che gli piange il cuore quando deve togliere il numero 5 dal campo. Così, nell’anticipo del venerdì, Mancosu ha giocato 90 minuti per la prima volta da ottobre e la differenza in termini di pericolosità si è sentita eccome. Lapadula dal canto suo ha giocato un secondo tempo sontuoso, non solo dal punto di vista della grinta e dell’abnegazione che non mancano mai, ma anche dal punto di vista tecnico con giocate di fino che hanno aiutato la squadra a prendere dominio del campo. È stata probabilmente la sua miglior gara in rossoblù a prescindere dalla doppietta.

Dopo mesi in cui Ranieri ha potuto elogiare la sua squadra per la solidità difensiva (anche contro l’Ascoli impeccabile, con il gol di Forte nasce da un errore individuale di Barreca e da una giocata di altissimo livello di Collocolo), per una volta l’allenatore testaccino potrà sorridere anche per la fase offensiva: tante occasioni, la sensazione di poter segnare in qualsiasi momento, e soprattutto quattro gol che alzano parecchio il morale.

Marco Lai

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