agenzia-garau-centotrentuno
Zito Luvumbo durante Cagliari-Genoa | Foto Luigi Canu

L’Analisi | Cagliari, con il Genoa una partita a scacchi senza concretezza

Scopri il nostro canale su Telegramle-notizie-di-centotrentuno-su-telegram
sardares
sardares

È ormai evidente: il Cagliari fatica a trovare il gol. La partita casalinga contro il Genoa, terminata 0-0, era di fondamentale importanza perché con una vittoria i rossoblù si sarebbero potuti rilanciare in classifica per non perdere il treno della lotta alla promozione diretta. Alla fine è arrivato un pareggio, il terzo consecutivo, che costringe i rossoblù a mettere i piedi per terra e ad abbandonare probabilmente il sogno secondo posto.

I problemi nel primo tempo

Ranieri sorprende ancora una volta cambiando faccia alla sua squadra: difesa a 3 con il rientro di Altare al posto di Obert, Barreca e Zappa sulle fasce, Makoumbou e Rog (che verrà sostituito al 12’ da Kourfalidis), tridente con Luvumbo, Mancosu e Lapadula davanti. Anche per Gilardino c’è il ritorno alla difesa a 3 dopo diverse settimane in cui ha proposto il 4-3-3. Le scelte dei due allenatori hanno quindi portato a una partita a specchio in cui si presagiva che i duelli individuali avrebbero potuto avere un peso importante per il risultato finale.

Quella tra i due tecnici è stata una vera e propria partita a scacchi e ad avere la meglio nella prima mezz’ora – come confermato dallo stesso Ranieri – è stato l’allenatore genoano. Gli ospiti costruivano con una struttura 3+2, il Cagliari come di consueto pressava a uomo. Tuttavia, il regista e capitano del Genoa Badelj si abbassava costantemente sulla linea dei difensori, creando confusione a Mancosu e Kourfalidis che non riuscivano a capire chi dovesse andare su di lui e chi dovesse andare sul centrale Vogliacco. In aggiunta a questo problema, il trequartista che stazionava sul centrodestra, Jagiello, abbassava sempre di tantissimi metri la sua posizione, fino a diventare un vero e proprio centrocampista aggiunto. Teoricamente spettava ad Altare alzarsi su di lui, ma l’ex Olbia – salvo alcuni momenti a inizio gara – non si sentiva a suo agio nell’allontanarsi così tanto dalla linea difensiva. La squadra di Gilardino aveva quindi costante superiorità numerica a centrocampo, e da una di queste situazioni è riuscita a creare la più grande palla gol del primo tempo con Puscas dentro l’area.

Se torniamo indietro nel tempo alla partita contro la Spal, anche De Rossi giocava con lo stesso modulo e aveva provato la stessa identica strategia. In quel caso Ranieri aveva trovato una soluzione chiedendo ad Azzi (titolare sulla fascia sinistra) di stringere la posizione per ritrovare la parità numerica centralmente.

Gilardino però con un’altra mossa intelligente alzava fin da subito la posizione del terzino destro Sabelli per tenere basso Barreca, impedendogli sia di marcare Jagiello, sia di uscire sul centrale destro Bani quando si allargava da terzino.

Il cambio

Ranieri ha messo una pezza già alla fine del primo tempo, anticipando il 4-4-2 della ripresa con lo spostamento di Luvumbo a sinistra per tenere Sabelli, in modo che Barreca potesse stare su Jagiello. Il cambio nell’intervallo (Nández per Goldaniga) andava proprio in questa direzione: ritornare al modulo delle settimane precedenti che così bene aveva gestito la potenziale superiorità numerica a centrocampo di Bari e Venezia. Curiosamente, anche Gilardino ha fatto un cambio simile togliendo un centrale e aggiungendo un centrocampista per tornare a quattro dietro. Se nel primo tempo la partita a scacchi la stava vincendo l’ex attaccante del Milan, nel secondo tempo Ranieri l’ha assolutamente ribaltata. Il passaggio al 4-4-2 ha semplificato i riferimenti a uomo rendendo più efficace la pressione del Cagliari, così come il passaggio a 4 del Genoa e lo spostamento a sinistra di Luvumbo ha permesso ai rossoblù di trovare costantemente in profondità l’angolo nello spazio tra terzino destro e centrale degli ospiti, come avvenuto al 48’ e al 51’.

Il Genoa si è allora trovato costretto a ripassare a 5 togliendo proprio quel Jagiello che tanti grattacapi aveva creato nei primi 45 minuti e inserendo un esterno di gamba come Haps.

Fino al 70’ è stato chiaro che il Cagliari stesse facendo la partita, tanto dal punto di vista del ritmo che dal punto di vista mentale. Ranieri, a cui è stata mossa qualche piccola critica per la mancanza di coraggio in alcune gare, ha optato per dei cambi estremamente offensivi inserendo Pavoletti per Mancosu e Azzi per Barreca, passando quindi a un 4-4-2/4-2-4 con Azzi terzino sinistro. Appena pochi secondi prima dei due cambi si fa male l’arbitro Valeri che è obbligato a chiedere la sostituzione al quarto uomo Monaldi. Può sembrare una cosa di poco conto, ma la lunga pausa per l’infortunio dell’arbitro ha tolto ritmo al Cagliari nel momento in cui era più padrone del campo. Negli ultimi venti minuti infatti succede poco, anzi, è probabilmente il Genoa ad andare più vicino al vantaggio. La scelta di Ranieri di passare al 4-2-4 con la doppia punta era mirata a cercare la superiorità sulle fasce, specialmente sulla sinistra con Luvumbo e Azzi, per poi buttare palloni dentro l’area per i due bomber. Mossa comprensibile, ma che di fatto non ha sortito alcun effetto, probabilmente anche perché tendenzialmente l’uscita dal campo di Mancosu (che non ha i 90 minuti nelle gambe) ha come conseguenza un netto abbassamento nella qualità della manovra.

Nonostante gli efficaci cambi in corsa di Ranieri e un secondo tempo di buon livello, il Cagliari non è riuscito a trovare i tre punti di cui aveva disperatamente bisogno per continuare a credere nel sogno promozione diretta. Si è parlato a lungo della solidità difensiva, confermata anche ieri seppur con qualche grattacapo in più nel primo tempo, ma ormai è tempo di dare per assodata questa solidità per focalizzarsi sul vero difetto di questa squadra: la fase offensiva. Nelle ultime cinque partite di campionato il Cagliari ha segnato solo due gol, entrambi con Lapadula. Decisamente troppo pochi. Con realismo bisogna ammettere che per la squadra di Ranieri la lotta per il secondo posto è una pratica ai limiti dell’impossibile. L’obiettivo di queste ultime undici giornate di campionato sarà sistemare la sterilità del reparto offensivo per cercare di fare più punti possibili nell’ottica di una qualificazione ai playoff con un buon posizionamento.

Marco Lai

Notifiche
Avvisami se ci sono
guest
15 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti