Diventa difficile descrivere la sconfitta del Cagliari contro il Genoa senza essere ripetitivi. A mostrare però nuovamente lo stesso identico errore è la squadra di Di Francesco, fare finta di nulla è complicato.
Pronti, via, gol – Una costante che si ripete ormai da tempo, un classico sul quale gli avversari è evidente lavorino più dei rossoblù. La difesa alta è una scelta che ha i suoi pro, ma che diventa un suicidio quando mancano aggressività sul portatore di palla e velocità sia mentale che atletica. Non solo questi aspetti, ma anche quello spirito di sacrificio e di aiutarsi a vicenda che è stato la ciliegina sulla torta in occasione del gol decisivo di Destro.
Il Genoa ha il pallone fin dalla giocata dal basso di Perin e dopo una gestione prolungata e lenta prova a colpire il Cagliari con la classica palla lunga alle spalle della difesa. La riuscita del tentativo parte a monte, da un Duncan poco aggressivo – siamo al 10′ e l’alibi della condizione atletica non regge – e da un Godín che fa il solito passetto in avanti che favorisce la “sverniciata” di Shomurodov. Ancora una volta la solita catena di errori, dal poco disturbo della mediana al portatore di palla al difensore centrale di turno che scappa all’indietro in ritardo, passando per una difesa troppo alta con la palla scoperta.
Sacrificio questo sconosciuto – L’azione parte con degli errori che possono comunque essere riparati se solo ci fosse la volontà di aiutarsi a vicenda. Può succedere che Duncan ritardi il pressing, così come che Godín venga preso d’infilata, ma ciò che non dovrebbe accadere è la poca propensione allo spendersi per la propria squadra in evidente difficoltà. Una questione mentale senza dubbio, ma per la quale oltre i giocatori non può che essere responsabile un tecnico che sembra non essere in grado di toccare le corde giuste.
Quando Zajc effettua il lancio ci sono diversi aspetti che saltano all’occhio guardando le due immagine sopra. Il primo è il fisiologico e corretto tentativo di Ceppitelli e Zappa di aiutare Godín, anche se successivamente anche loro avranno le loro colpe. Il secondo, ben più importante, è la posizione di partenza di Strootman – l’olandese servirà l’assist a Destro – rispetto a Marin e Nández. Risulta incredibile che l’ex giocatore della Roma, non esattamente un velocista, riesca a prendere così tanti metri agli avversari. L’unica spiegazione è la mancanza di concentrazione e di, appunto, voglia di sacrificarsi.
Una volta fatta la frittata, con Godín e Ceppitelli un po’ troppo leggeri su Shomurodov, Zappa ha una sola possibilità che è quella di provare a chiudere la linea di passaggio da Strootman a Destro. La palla però gli passa tra le gambe, Godín è nuovamente leggero nell’ultimo disperato tentativo. Questa concatenazione di eventi ha un minimo comune denominatore, l’assenza della testa che dovrebbe avere una squadra che è invischiata nella lotta salvezza e dovrebbe lottare su ogni situazione come se fosse quella decisiva.
Sprazzi di attacco – Uno dei problemi del Cagliari è anche quello della sterilità offensiva. Contro il Genoa la squadra ha anche avuto le proprie occasioni, nitide e che avrebbero meritato miglior sorte. L’aspetto più importante è però che sono nate da fiammate, da un gioco che si è visto a sprazzi molto ridotti. Non solo, ma in entrambe le occasioni, lasciando da parte quella finale capitata a Cerri, a creare i presupposti per le azioni di Joao Pedro prima e Simeone poi è Marin.
Non è un caso che la prima reazione del Cagliari arrivi con il centrocampista rumeno in proiezione offensiva e ben dentro l’area di rigore del Genoa. Regista per necessità, mezzala d’inserimento di fatto. Poco filtro difensivo, capacità di portare pericoli agli avversari a fare da contraltare.
L’unica vera azione che ricalca i lati positivi visti in alcune gare del Cagliari di Di Francesco è quella che porta alla conclusione sparata su Perin da parte di Simeone. Tre passaggi verticali e palla davanti al portiere, da Ceppitelli a Marin a Joao Pedro al Cholito, velocità e precisione. Uno spunto, uno solo, senza che però si arrivato il gol, un’azione simile a quella con cui il Cagliari segnò contro il Crotone, sempre sull’asse Joao Pedro – Simeone ma con Godín a fare il Marin della situazione.
Di Francesco è stato confermato dal presidente Giulini, ma anche dichiarato responsabile quanto i giocatori della situazione. Dal punto di vista meramente tattico il lavoro sulla difesa alta è necessario, un lavoro collettivo che parte dalla pressione del centrocampo e arriva alla capacità di lettura della difesa. Infine il discorso mentale, ma da quel punto di vista l’unica soluzione è nei risultati, sempre che il tecnico abbia il gruppo dalla sua.
Matteo Zizola