Due episodi rilevanti che hanno fatto discutere, soprattutto nel caso della rete annullata a Marco Mancosu per fuorigioco di Gianluca Lapadula nello sviluppo dell’azione. Per Alessandro Prontera di Bologna e per il VAR Eugenio Abbattista di Molfetta la sfida tra Cagliari e Sudtirol non è stata delle più tranquille, come abbiamo analizzato nella moviola successiva (qui per leggerla).
Nero su bianco
Il rigore a pochi minuti dal novantesimo causato da Zappa, braccio largo sulla conclusione acrobatica di Lunetta, ha pochi margini di discussione. Netto, come netto era stato quello abbastanza simile fischiato in favore del Cagliari contro la Reggina per il tocco di braccio di Camporese sul tiro di Azzi. L’occasione però dà l’opportunità di chiarire un aspetto regolamentare relativo all’esecuzione del tiro dagli undici metri. Con una discrepanza tra regolamento e sua applicazione che è ampiamente spiegata sia dalle direttive UEFA – accolte dall’Associazione Italiana Arbitri – sia dall’uso ormai noto. Nel momento in cui Larrivey calcia il pallone dal dischetto, infatti, sono diversi i giocatori del Sudtirol all’interno dell’area del Cagliari, aspetto che secondo la regola 14 avrebbe dovuto determinare la ripetizione del rigore. Lo spiega bene la tabella riassuntiva a pagina 116 del regolamento del gioco del calcio, laddove si legge che se l’esito del tiro risulta in una rete segnata e, contestualmente, un calciatore della squadra attaccante “invade” l’area di rigore, allora la massima punizione andrebbe ripetuta. Identica decisione qualora ad entrare nei sedici metri – o nella lunetta – fossero contemporaneamente un compagno del tiratore e un difendente, mentre se responsabile dell’invasione fosse solo quest’ultimo il gol su rigore sarebbe valido.
Tolleranza e VAR
Questo quanto scritto nel regolamento. E così la domanda è automatica: perché non è stato fatto ripetere da Prontera – o dal VAR Abbattista – il rigore segnato da Larrivey? Le ragioni sono le stesse che portarono alla mancata ripetizione, ad esempio, dei tiri dagli undici metri di Lapadula e Mancosu contro la Reggina, quando anche in quei casi uno o più giocatori rossoblù entrarono prima della battuta nell’area dei calabresi. Un discorso di tolleranza arbitrale ormai entrato nell’uso comune e giustificato dall’impossibilità di controllare ogni singolo giocatore sia dell’attacco che della difesa al momento del tiro. E così, in caso di segnatura, il rigore non viene mai fatto ripetere a prescindere da quello che accade intorno al tiratore, sempre che l’invasione non sia talmente evidente ed eccessiva da essere vista dal direttore di gara. C’è però un caso specifico per il quale l’ingresso anticipato in area di un giocatore diverso da chi calcia dal dischetto porta alla ripetizione del rigore. L’indicazione a riguardo si può trovare a pagina 152 del regolamento, all’interno del Protocollo VAR. Una situazione cosiddetta “geografica” che non prevede l’On Field Review (OFR) – ovvero che l’arbitro la verifichi attraverso le immagini – ma che è di totale competenza proprio del VAR. Tra le fattispecie che richiedono l’intervento – nel protocollo la voce “rete segnata / non segnata” – si trova quella in cui viene commessa “un’infrazione del portiere e/o del calciatore che esegue un calcio di rigore o ingresso in area prima dell’esecuzione di un calcio di rigore da parte di un attaccante o di un difensore che viene poi coinvolto direttamente nel gioco se il pallone rimbalza da palo, traversa o portiere”. In sostanza, il rigore calciato da Larrivey sarebbe stato ripetuto per l’invasione di uno dei compagni o di un difendente se e solo se, in caso di parata di Radunovic o pallone respinto da uno dei legni, uno dei giocatori “irregolari” avesse poi partecipato all’azione successiva. Caso, ad esempio, accaduto nella recente sfida di Serie A tra Udinese e Milan, quando il tiro dagli undici metri di Ibrahomovic parato da Silvestri fu fatto ripetere per l’ingresso anticipato di Beto nell’area di rigore, con l’attaccante portoghese che fu il primo ad arrivare sulla respinta pur se relativamente distante dalla propria porta.
Matteo Zizola