Il Cagliari si lecca le ferite dopo la sconfitta di Parma, con il rigore causato dal tocco di mano di Azzi che ancora fa discutere. L’unico lato positivo della caduta del Tardini sono le difficoltà delle concorrenti nel cogliere la palla al balzo, con Il Sudtirol fermato a Frosinone, la Reggina sconfitta a Brescia, il Palermo bloccato sul pareggio dal Benevento e il Modena dalla Spal, la Ternana abbattuta dal Venezia e, infine, il Pisa che ha lasciato il passo al Bari.
Regola 9
Il risultato dei nerazzurri toscani, sconfitti per 2-1 in casa dai pugliesi, ha lasciato spazio a polemiche se possibile superiori a quelle che hanno portato al silenzio stampa del Cagliari dopo la gara di Parma. Il nodo è nel rigore che ha regalato i tre punti al Bari a un minuto dal novantesimo, non tanto per il fallo che lo ha determinato – è netto il tocco irregolare con il braccio del difensore del Pisa Caracciolo sulla conclusione di Morachioli – quanto per ciò che è avvenuto pochi istanti prima. Lo stesso Morachioli, infatti, nel tentativo di servire un compagno al limite dell’area colpiva con la sfera il direttore di gara Colombo, con il pallone che cambia direzione pur rimanendo in possesso al Bari. Una situazione abbastanza chiara, da manuale come si suol dire, che avrebbe dovuto portare all’interruzione del gioco da parte dell’arbitro e alla consegna della sfera ai pugliesi. Colombo, al contrario, lascia correre per poi assegnare il giusto calcio di rigore dopo il richiamo del VAR per l’On Field Review. Il regolamento, in questo caso, lascia spazio alla discrezionalità, anche se l’azione in oggetto è abbastanza codificata nell’uso. La regola numero 9 – “Il pallone in gioco e non in gioco” – specifica che il pallone non è in gioco quando “tocca un ufficiale di gara, rimane sul terreno di gioco e una squadra inizia un attacco promettente o il pallone entra direttamente in porta o cambia la squadra in possesso del pallone”. Nel caso specifico la fattispecie rientra dunque nell’inizio di un attacco promettente, anche se resta aperto il dubbio visto che il Bari era già all’interno di un’azione pericolosa in proprio favore.
Errore di valutazione
Il pallone che cambia direzione, il difensore del Pisa che viene ingannato dalla deviazione del direttore di gara, l’attaccante del Bari che prende il tempo all’avversario. Tutte discriminanti che hanno un impatto sulla fase difensiva dei nerazzurri e che favoriscono quella offensiva dei pugliesi. Un episodio che se fosse accaduto a una distanza importante dall’area di rigore del Pisa avrebbe avuto un esito differente, rendendo per certi versi legittima la decisione di Colombo di lasciar proseguire. Al contrario, essendo al limite dell’area di rigore, quello del direttore di gara è un errore grave che, però, non avrebbe potuto essere sanato dal VAR. È infatti Colombo a decidere per la prosecuzione con un’intepretazione del regolamento scorretta, ma che resta nel campo della discrezionalità. Nessun margine di manovra dunque per l’assistente video, così come è impossibile l’accoglimento del ricorso annunicato dal Pisa per errore tecnico. Per, in sostanza, lo stesso motivo del mancato intervento del VAR, visto che l’errore è valutativo e non parte di quelli previsti per la ripetizione di una partita. Un abbaglio da parte di Colombo che ha favorito così la corsa del Bari per il secondo posto – distante sei punti – e il mantenimento del terzo con un discreto margine di sicurezza – sette le lunghezze sul Sudtirol – ma che ha anche d’altro canto aiutato il Cagliari a mantenere i due punti di vantaggio sul Pisa.
Matteo Zizola