Nonostante la scelta da parte del designatore Gianluca Rocchi di un profilo di rilievo, non è stata una serata memorabile quella dell’arbitro Maurizio Mariani nella sfida tra Cagliari e Bari valida per l’andata della finale playoff di Serie B. A salvare il fischietto della sezione di Aprilia il VAR Valerio Marini di Roma che, in occasione dei due calci di rigore assegnati in favore dei pugliesi, ha richiamato al monitor il direttore di gara per correggere la mancata decisione sul campo.
Episodio
Soprattutto il primo tiro dagli undici metri, conclusione di Cheddira parata poi da Radunovic, merita un approfondimento. Spesso nella conoscenza del regolamento può capitare che si resti fermi a fattispecie precedenti, come appunto nel caso dell’episodio con protagonista negativo Nahitan Nández. L’azione è chiara: cross dal lato destro d’attacco del Bari eseguito da Sebastiano Esposito, il giocatore rossoblù – posizionato appena dentro la propria area di rigore – colpisce la sfera prima con il ginocchio e poi con il braccio tenuto largo fin da prima dell’impatto precedente con una propria parte del corpo. Di seguito l’immagine che chiarisce la dinamica:
Come si può notare il braccio di Nández è già largo e in posizione non congrua prima che la sfera impatti sul suo ginocchio, dettaglio fondamentale e decisivo che porta Marini a richiamare il collega alla On Field Review e quindi Mariani ad assegnare il rigore dopo aver visionato le immagini. Il dubbio che si è aperto fin dai primi istanti è perché, nonostante il tocco appena precedente con un’altra parte del corpo, sia stata decretata la massima punizione per i pugliesi e punito il tocco di braccio del calciatore uruguaiano.
Vecchio e nuovo
La risposta ai dubbi espressi è semplice ed è tutta nella differenza tra il regolamento in vigore fino alla stagione 2020-21 inclusa e le successive modifiche valide dal campionato 2021-22. Nella precedente versione si leggeva quanto segue come eccezione alla punibilità del fallo di braccio: “Non è un’infrazione se il pallone tocca le mani/braccia del calciatore se proviene direttamente dalla testa o dal corpo (compresi i piedi) del calciatore stesso o se proviene direttamente dalla testa o dal corpo (compresi i piedi) di un altro calciatore che è vicino”. Questa fattispecie a escludere la punibilità è stata eliminata dalle modifiche approvate dall’IFAB per la stagione 2021-22, con l’attuale regolamento valido per il campionato in corso che recita all’interno della Regola 12 – “Falli e Scorrettezze” – alla voce “Contatti mani (braccia) / pallone” quanto riportato di seguito: “È un’infrazione (fallo di mano) se un calciatore tocca il pallone con le proprie mani /braccia quando queste sono posizionatein modo innaturale aumentando lo spaziooccupato dal corpo. Si considera che uncalciatore stia aumentando lo spaziooccupato dal proprio corpo in modoinnaturale quando la posizione delle suemani / braccia non è conseguenza delmovimento del corpo per quella specifica situazione o non è giustificabile da talemovimento. Avendo le mani / braccia in una tale posizione, il calciatore si assumeil rischio che vengano colpite dal pallone e di essere quindi sanzionato”. Nessun riferimento, come anticipato, alla discriminante del tocco precedente con un’altra parte del corpo, fattispecie non più presente ormai da due stagioni. Ineccepibile dunque la decisione di assegnare il calcio di rigore al Bari causato dal tocco con il braccio di Nández e bravo Marini a richiamare al VAR un Mariani che ha sì poi seguito l’indicazione del collega, ma di fatto certificando un proprio chiaro ed evidente errore facilmente rilevabile sul campo anche dall’assistente, ben posizionato ma concentrato su eventuali posizioni di fuorigioco più che sul cross di Esposito.
Matteo Zizola