La vittoria in rimonta del Cagliari contro l’Ascoli ha avuto nel calcio di rigore assegnato a inizio ripresa la propria chiave di volta. Inizialmente il direttore di gara Gianpiero Miele aveva deciso per la simulazione – e conseguente cartellino giallo – di Marco Mancosu, dopo il richiamo del VAR Federico Dionisi e la conseguente revisione video l’arbitro della sezione di Nola è tornato sui propri passi assegnando la massima punizione e, di conseguenza, annullando l’ammonizione del numero 5 rossoblù e sanzionando con il giallo il difensore dell’Ascoli Botteghin.
Inversione
“Un VAR è un ufficiale di gara che può assistere l’arbitro soltanto in caso di chiaro ed evidente errore“. Nel protocollo VAR, pagina 151 del Regolamento del Gioco del Calcio edizione 2022, è indicata chiaramente la ragione dell’intervento di Dionisi e della conseguente decisione di Miele di verificare con i filmati il contatto tra Mancosu e Botteghin. Anzi, nel caso specifico più che di chiaro ed evidente errore si è trattato di “un grave episodio non visto” o, ancora meglio, di aver scambiato una situazione per un’altra. Fin qui nulla di particolare, ma c’è un aspetto della decisione di Miele che ha, in un certo senso, favorito la OFR (On Field Review) in seguito al richiamo del VAR. Infatti se a titolo di esempio il direttore di gara non avesse fischiato la punizione per l’Ascoli per la presunta simulazione di Mancosu e avesse lasciato correre, lo spazio di manovra del VAR Dionisi sarebbe stato inferiore. Ci sarebbe stato probabilmente il richiamo anche in quel caso, ma non con la stessa certezza di quanto poi effettivamente avvenuto. Questo perché, ipotizzando che Miele non solo avesse lasciato correre, ma avesse anche indicato con gesti chiari la non punibilità dell’intervento di Botteghin – e considerando la posizione ottima del fischietto campano, in pieno controllo dell’azione – allora si sarebbe potuto derubricare l’episodio a una decisione di campo, con l’intensità del contatto tra il piede del difensore dell’Ascoli e quello di Mancosu e la sua punibilità a totale discrezione di Miele.
Step on foot
Rigore dunque sacrosanto, così come il giallo comminato a Botteghin dopo la revisione video del direttore di gara. Il difensore bianconero, infatti, è stato punito con il cartellino per il cosiddetto “step on foot“, una fattispecie non indicata nero su bianco nel regolamento ma che rientra nelle direttive recepite a livello internazionale dall’UEFA e trasferite in Italia dal settore tecnico dell’AIA. In sostanza quello che in gergo è noto come “pestone” rientra in ciò che nel regolamento è indicato come “imprudenza” all’interno della regola 12 “Falli e Scorrettezze”. Con imprudenza si considerano quegli interventi nei quali “il calciatore agisce con noncuranza del pericolo o delle conseguenze per l’avversario e per questo deve essere ammonito“. Non sempre il cosiddetto “step on foot” porta automaticamente al cartellino giallo in quanto, anche in questa tipologia di intervento, è l’arbitro a dover valutare l’intensità che può avere come conseguenza sia la non punibilità disciplinare sia il cartellino rosso in casi di intensità particolarmente alte. Un tipo di contatto non sempre falloso, ma che generalmente è inteso come tale. Non sempre da ammonizione, ma generalmente inteso come tale.
Matteo Zizola