Una gara dal doppio volto quella andata di scena in occasione della sfida del Tardini tra Parma e Cagliari, vinta per 2-1 da Buffon e compagni. Un primo tempo tranquillo e semplice da arbitrare per Matteo Gariglio che però, nella seconda frazione, grazie ai cambi adottati da Pecchia, si è acceso. Il fischietto piemontese è stato bravo nell’adattarsi al cambio di intensità della partita, stessa cosa però non si può dire per il VAR Valerio Marini in occasione del rigore realizzato da Vazquez nella seconda frazione.
Gestione e cartellini
Un primo tempo sostanzialmente sereno quello tra Parma e Cagliari, il dictat che ha voluto dare l’arbitro Gariglio nei minuti iniziali della gara è quello di lasciar giocare per favorire lo spettacolo e la qualità dei singoli. Il primo cartellino estratto dal fischietto piemontese è stato all’indirizzo di Cobbaut quando al 10′, alzando troppo la gamba, con una giocata imprudente, colpisce Filippo Falco. Una decisione corretta perché, seppur l’intervento del numero 25 belga è di quelli duri, la sua giocata non è colpevole di vigoria sproporzionata, non mette a rischio l’incolumità del trequartista isolano e quindi non è meritevole di un cartellino rosso. Prima frazione che scorre tranquillamente senza particolari episodi. Nella ripresa la partita si è accesa, i ritmi sono saliti e il taccuino dell’arbitro ha iniziato a riempirsi. Al 48′ è stato Lapadula a prendersi il primo giallo della seconda frazione quando, dopo una serie di tentativi volti a recuperare il pallone, nei pressi della trequarti rossoblù, sgambetta Bernabé. Giusto il cartellino per il bomber peruviano che, oltre alla reiterazione degli interventi, è colpevole di aver “ostacolato una promettente azione d’attacco” venendo a contatto con il numero 16 del Parma. Dopo appena due minuti, al 50′, è arrivata l’ammonizione per Ansaldi colpevole di aver bloccato Falco con la più classica delle SPA (Stopping Promising Attack). Anche in questo caso provvedimento disciplinare corretto da parte di Gariglio. Altra ammonizione al 53′ questa volta all’indirizzo di Benedyczak per un intervento duro su Zappa nei pressi della panchina del Parma. Il numero 7 dei gialloblù, nel tentativo di riconquistare il pallone con una scivolata, ha colpito con i tacchetti il piede del terzino del Cagliari. Anche in questo caso giocata imprudente da punire con un cartellino giallo. Al 61′ in seguito al controverso rigore assegnato ai padroni di casa (episodio che merita un’analisi a sé), Gariglio ha punito Azzi con un cartellino giallo. Decisione inevitabile per il fischietto della sezione di Pinerolo che, assegnando il calcio di rigore, è costretto da regolamento, ad ammonire il terzino brasiliano in quanto “nega a un avversario un’evidente opportunità di segnare una rete con un’infrazione derivante da un tentativo di giocare il pallone e l’arbitro assegna un calcio di rigore“. Corretta anche la decisione in occasione delle ammonizioni di Luvumbo, per un eccesso di nervosismo nel tentativo di strappare il pallone dalle mani di Camara su un fallo da lui stesso commesso. All’84′ Mihaila entra nettamente in ritardo su Lella, intervento imprudente e altra ammonizione corretta. A recupero in corso sono arrivati gli ultimi due cartellini della gara: il primo all’indirizzo di Zappa, anche lui colpevole, al 93′, di un “comportamento antisportivo” simile a quello avuto da Ansaldi al 50′ – giusto anche in questo caso ammonire, con Gariglio che ha mantenuto lo stesso metro di giudizio. Il secondo è stato estratto nei confronti di Coulibaly, che con un intervento in ritardo e “imprudente“, ha atterrato Nández. Corretto anche in questo caso il colore del cartellino.
Rigore da silenzio stampa
L’episodio che ha portato al gol del pareggio del Parma è controverso. In questo caso l’errore non è solo di Gariglio, ma soprattutto del VAR Marini. Prima di addentrarsi nella casistica è bene analizzare quali sono le situazioni in cui il VAR può richiamare l’arbitro alla On Field Review: “Se il “controllo” non indica un “errore chiaro ed evidente” o un “grave episodio non visto”, di solito non è necessario che il VAR comunichi con l’arbitro“. Partendo dal presupposto che Azzi sbaglia a saltare con le braccia in quella posizione, ci potrebbe essere il tocco con il braccio, ma quel condizionale – “ci potrebbe” – fa una differenza enorme, la stessa che passa tra richiamare l’arbitro al monitor e lasciare (correttamente) che resti la decisione del campo. Perché, nel caso specifico, manca la certezza assoluta del chiaro ed evidente errore da parte di Gariglio e il VAR Marini non avrebbe dovuto far partire la On Field Review. Se Azzi avesse effettivamente toccato il pallone come può apparire da un’angolazione, allora il rigore sarebbe una scelta corretta perché “Si considera che un calciatore stia aumentando lo spazio occupato dal proprio corpo in modo innaturale quando la posizione delle sue mani / braccia non è conseguenza del movimento del corpo per quella specifica situazione o non è giustificabile da tale movimento. Avendo le mani / braccia in una tale posizione, il calciatore si assume il rischio che vengano colpite dal pallone e di essere quindi sanzionato”, ma resta la questione di fondo: è certo al 100% che il terzino abbia colpito la sfera con il braccio? Il tocco non è certo, da alcune inquadrature sembra evidente, da altre sembra non esserci, quindi il VAR Marini, non avendo la certezza che il tocco sia avvenuto, avrebbe dovuto dare validità alla percezione data dal campo. Nel secondo rigore, quello conquistato da Mihahila all’89’, i dubbi non ci sono. Il calciatore rumeno, inseritosi dall’out mancino dentro l’area, dopo aver saltato due giocatori è stato nettamente atterrato da Lella, giusto in questo caso assegnare il calcio di rigore. Nel finale lascia perplessi la gestione del recupero. I minuti segnalati al 90′ erano 7 però, considerando che il gioco era bloccato per il silent-check in seguito al secondo penalty assegnato al Parma, la gara è ripresa al minuto 91′, quindi il recupero sarebbe dovuto partire da quel momento con il triplice fischio slittato di conseguenza.
Andrea Olmeo