Esistono partite che iniziano storte, continuano sulla stessa falsariga e che possono perfino chiudersi con la ciliegina avariata su una torta già bruciata. Una delle leggi di Murphy dice che se qualcosa può andar male andrà peggio e chissà se Giovanni Ayroldi arbitro di Lazio-Cagliari, terminata sul punteggio di 2-1 per i padroni di casa, non abbia voluto dimostrarne la veridicità all’Olimpico di Roma. Definire insufficiente la sua direzione è quasi limitativo, non tanto – o meglio, non solo – per episodi specifici, ma per una conduzione generale che non ha mai convinto.
Tanti cartellini
Alzi la mano chi ha capito durante la gara tra Lazio e Cagliari quale sia stato il metro adottato dal fischietto della sezione di Molfetta. Perché è in questo aspetto che parte il giudizio su un arbitraggio mai in linea con la partita e che dopo un’ora e poco più contava ben otto cartellino gialli mostrati nonostante la sfida non fosse delle più tese, anzi. Due squadre che hanno provato a giocare a calcio, con sì alcuni duelli fisici e duri, ma con correttezza e senza che si scadesse nel nervosismo. A cambiare umori ci ha pensato Ayroldi, incapace non solo di condurre, ma perfino artefice della tensione laddove non sembrava potesse essercene alcuna. Gli episodi sono numerosi, alcuni giudicati correttamente e altri meno, ma come anticipato è l poca coerenza oltre all’assenza di un metro lineare a penalizzare il giudizio sul fischietto classe ’91. Al 9′ la prima ammonizione, punito giustamente Adopo che ferma una ripartenza pericolosa della Lazio commettendo fallo su Rovella. Al 16′, in una gara piena di gialli, Ayroldi commette il primo grave errore: Gila entra duramente su Luvumbo vicino alla bandierina del calcio d’angolo, toccando il pallone ma solo dopo una “forbice” che abbatte l’angolano. L’arbitro pugliese non solo non ammonisce il difensore spagnolo – cartellino ancora più doveroso visto l’utilizzo nei novanta minuti delle sanzioni disciplinari – ma nemmeno comanda la punizione per il Cagliari. Al 17′ arriva invece il secondo giallo per i rossoblù di Davide Nicola, è Augello a essere ammonito per la trattenuta a fermare Isaksen in ripartenza pericolosa. Sanzione che ci può stare, anche se la dinamica parte da scorrettezze reciproche. Al 23′ Zortea chiede il rigore per un tocco di braccio di Pellegrini in area Lazio, ma pur se il pallone impatta sul gomito dell’ex di turno è corretto non fischiare la massima punizione perché il braccio è attaccato al corpo. Al 25′ giallo per Noslin che arriva lungo su Zappa commettendo il più classico degli step on foot, mentre al 28′ è Mina a finire sul taccuino di Ayroldi che, inspiegabilmente, concede il vantaggio alla Lazio nonostante il fallo al limite dell’area. Qualche dubbio sul fatto che il colombiano tocchi l’avversario, aspetto che però non cambia né la correttezza della punizione né l’ammonizione seguente. Altro dubbio sul colore del cartellino, ma Mina viene salvato dalla direzione della giocata di Isaksen che con il controllo si stava portando verso Zappa e non verso Scuffet, dando sostanza al giallo e al non richiamo del VAR Francesco Meraviglia per eventuale cartellino rosso.
Controllo perso
La ripresa si apre con Guendouzi che protesta per il mancato giallo a Luvumbo, reo di aver calciato il pallone abbondantemente dopo il fischio dell’arbitro. Siamo al 47′ e, da regolamento, sarebbe stato corretto ammonire il numero 77 del Cagliari, ma la decisione di soprassedere è supportabile pur se non in linea con quanto si vedrà più avanti. Due minuti dopo giallo per Zappa colpevole di aver bloccato con una trattenuta prolungata la ripartenza di Dia, mentre al 61′ è Lazzari a finire sul taccuino di Ayroldi per un fallo al limite dell’area su Piccoli. Al 64′ tocca a Luvumbo ricevere il giallo del fischietto di Molfetta per un fallo su Lazzari: decisione fiscale e rivedibile. Così come al 69′ l’arbitro dimostra di essere entrato in una spirale negativa quando punisce con la punizione in favore della Lazio un normalissimo scontro di gioco tra Castellanos e Luvumbo, in una tipica situazione 50 e 50 da lasciar correre. Al 74′ altra ammonizione per il Cagliari, tocca a Luperto che entra in ritardo sempre su Castellanos: altra decisione eccessiva e difficilmente giustificabile. Al 75′ arriva il rigore per la Lazio. Mina respinge di testa centralmente, sul pallone vagante si avventano contemporaneamente ed entrambi con la gamba alta sia Zortea che Pellegrini. Come ormai codificato, in queste situazioni di contesa chi tocca per primo il pallone “vince”. È il terzino della Lazio ad arrivare per primo, con Zortea che tocca il piede dell’avversario. Un rigore che ci sta secondo quanto visto in questo primo scorcio di Serie A, ma anche una tipologia di codifica che andrebbe rivista. L’impatto è minimo, non c’è un calcio del difendente sull’attaccante, difficile sostenere che Ayroldi abbia sbagliato – il VAR giustamente non interviene – ma altrettanto complesso capire quanto siano rispettosi dello spirito del gioco rigori di questo tipo. Infine l’episodio del doppio cartellino rosso che ha portato il direttore sportivo del Cagliari Nereo Bonato a presentarsi ai microfoni nel post partita. Siamo al 78′, a palla relativamente lontana vengono a contatto Mina e Castellanos in uno scontro tra i tanti dell’intera sfida dell’Olimpico. Ayroldi vede una scorrettezza del colombiano e, senza alcuna esitazione, estrae il secondo giallo e quindi il rosso. Difficile capire cosa abbia visto il direttore di gara, altrettanto complesso giustificare un tale decisionismo dopo quasi 80 minuti. Una volta estratto il rosso si forma un capannello attorno ad Ayroldi con Adopo che applaude l’arbitro: inevitabile a questo punto il secondo giallo anche per il centrocampista e dunque l’espulsione. A coronamento di una serata negativa per il fischietto pugliese, ma con il giocatore rossoblù che compie un’ingenuità assolutamente evitabile.
Matteo Zizola