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Paolo Valeri arbitro di Cagliari-Genoa | Foto Luigi Canu

La Moviola di Cagliari-Genoa: Valeri impeccabile, il recupero di Monaldi meno

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Prestazione impeccabile, almeno finché è durata. Paolo Valeri, esperto direttore di gara alla presenza numero 416 in carriera, ha arbitrato con precisione e mostrando tutta la propria esperienza la sfida tra Cagliari e Genoa terminata sullo 0 a 0. Vicino all’azione, attento, senza quasi la minima sbavatura. Poi l’infortunio al 66′ e il cambio con il quarto ufficiale Marco Monaldi di Macerata, all’esordio in Serie B e che è mancato soltanto in una valutazione abbastanza semplice.

Gialli, rigore e pillole
Primo tempo semplice per il fischietto della sezione di Roma 2, anche grazie a un senso tattico superiore dall’alto dei suoi quasi 45 anni. All’8′ protesta del Genoa con Puscas per una trattenuta di Dossena al limite dell’area, con Valeri che con ampi gesti invita il romeno ad alzarsi. Il difensore del Cagliari effettivamente pizzica la maglia dell’avversario, ma è corretta la decisione del direttore di gara di non punire l’intervento così come non ammonire l’attaccante del Genoa. I primi 45 minuti vedono Valeri sventolare tre gialli, il primo a Rog all’11’ per una trattenuta prolungata ai danni di Gudmundsson a interrompere una potenziale azione d’attacco. Il secondo, corretto come quello per il croato, viene mostrato a Dragusin al 22′ per la stessa identica fattispecie. Il terzo e ultimo ai danni di Goldaniga, reo di un’entrata in ritardo su Gudmundsson con l’avversario che aveva già scaricato la sfera. Unico cartellino contestabile per la fiscalità, ma comunque da regolamento inappuntabile. Meno tranquilla la ripresa, anche se Valeri la conduce senza particolari problemi di sorta. Pronti via e Luvumbo scappa alle spalle di Sabelli, l’arbitro punisce la spinta del difensore del Genoa comandando il calcio di rigore e ammonendo il giocatore dei liguri per SPA, ovvero per aver fermato un attacco promettente. Dopo un consulto con il VAR l’arbitro torna sulla propria decisione e assegna un calcio di punizione dal limite e non il tiro dagli undici metri. Due le questioni da risolvere a livello regolamentare. La prima è il perché Valeri non sia stato chiamato alla on-field review, ovvero a visionare lui stesso il video per valutare la posizione del fallo. In caso di decisione di natura geografica e oggettiva non è necessario procedere con la OFR, ma basta la decisione diretta del VAR, in questo caso Paolo Mazzoleni di Bergamo. La seconda è il cartellino mostrato. Perché giallo e non rosso? Perché per l’espulsione si devono determinare tutti i 4 elementi del DOGSO, ovvero del fermare una ovvia opportunità di segnare una rete. La prima è la distanza tra fallo e porta che nel caso specifico porterebbe al rosso diretto, così la seconda, ovvero la probabilità che il giocatore entri o sia in possesso della sfera. Luvumbo è chiaramente in pieno controllo del pallone, dunque anche in questo caso viene confermato il dettaglio che porterebbe all’espulsione. La quarta – sulla terza torneremo – è la direzione dell’azione al momento del fallo, ovvero se verso la porta o se esterna alla stessa. Anche in questo caso Luvumbo senza l’intervento di Sabelli potrebbe puntare verso Martinez. Il dettaglio che esclude il DOGSO – ricordando che tutti i quattro elementi devono occorrere, nessuno escluso – è la posizione degli altri difendenti al momento del fallo e se possono far cambiare in “promettente” quella che dovrebbe essere una “ovvia” occasione da gol e quindi derubricare il rosso a giallo. Nel caso specifico la presenza di Dragusin fa sì che debba essere esclusa questa opzione e dunque dal DOGSO il fallo venga derubricato a SPA (fermare un attacco promettente).

Infortunio ed esordio, ma il recupero…
Detto del rigore trasformato in punizione, al 51′ altro giallo per il Genoa con protagonista ancora una volta Luvumbo. Azione simile alla precedente, anche se nettamente fuori dai sedici metri, ma in questo caso è Vagliacco a fermare l’angolano. Giusta la decisione di Valeri, così come è corretto l’annullamento del gol di Nández al 55′ per la posizione di fuorigioco precedente di Mancosu sull’assist in rovesciata di Lapadula. Al 60′ cade in area del Cagliari Sturaro, il dubbio è che sia un’occasione simile a quella di Makoumbou a Bari e del conseguente rigore, ma in questo caso è il centrocampista del Genoa a calciare il piede di Barreca e non viceversa. Bravo Valeri a sorvolare. Al 66′ lo stop per il direttore di gara di Roma e così cambio con il quarto ufficiale Monaldi, all’esordio assoluto in Serie B. Il direttore di gara di Macerata si presenta bene dopo sei minuti esatti di preparazione per il suo ingresso. Sereno e anche preciso, come quando al 75′ non si fa scavalcare da Haps e comanda un cambio di rimessa laterale contro l’esterno ex Venezia. Dopo avergli indicato la giusta posizione del fallo laterale, infatti, il surinamese torna sì indietro di qualche metro, per poi però riportarsi nella identica posizione precedente. Bravo Monaldi in questo caso, così come è corretta l’ammonizione a Makoumbou all’89’ per un’entrata in ritardo su Badelj a metà campo, mentre manca forse il giallo a Kourfalidis 5 minuti prima per un intervento sempre in ritardo, ma meno duro, su Criscito. Ciò che stona nell’esordio di Monaldi è però il recupero assegnato, otto minuti che in generale potrebbero apparire tanti ma che nella gara specifica risultano irrisori. Come detto sei i minuti tra l’interruzione per infortunio a Valeri e la ripresa del gioco, due gli interventi del VAR – uno da un minuto circa e l’altro da trenta secondi, il primo per il rigore convertito in punizione e il secondo per il gol annullato a Nández – e infine tre gli slot utilizzati per le sostituzioni, uno dal Cagliari (30 secondi di recupero d’ordinanza, ma inclusi nei 6 minuti di attesa per il cambio arbitro) e due dal Genoa (1 minuto totale di recupero). Già così i minuti sarebbero dovuti essere otto, ma mancano i due minuti e più persi per l’infortunio a Sturaro in occasione dello scontro con Barreca, i due stop per crampi a Dragusin e infine un minuto totale per le numerose perdite di tempo varie. Dieci sarebbe stato il minimo doveroso, ma undici forse la decisione più corretta.

Matteo Zizola

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