Partita spigolosa come da attese, tanti i contrasti e tante le situazioni di difficile valutazione. Cagliari-Bari, andata della finale playoff di Serie B, ha visto nel direttore di gara Maurizio Mariani della sezione di Aprilia uno dei protagonisti nel bene e nel male. Internazionale, già VAR nel ritorno della semifinale di Parma dei rossoblù di Claudio Ranieri, profilo di garanzia che però non è uscito con una valutazione positiva dalla sfida della Unipol Domus.
Primo tempo (e primo rigore)
Nella prestazione di un arbitro vanno distinti due aspetti. Da una parte gli episodi chiave, dall’altra la gestione generale dell’incontro dal punto di vista tecnico, disciplinare e atletico. Sul primo dettaglio Mariani non ha sbagliato, ma è sul secondo che la sua direzione ha lasciato abbastanza a desiderare. Metro coerente per i primi venti-trenta minuti, poi la partita persa via via di mano con alcune scelte non congrue che hanno determinato anche la poca accettazione dei protagonisti in campo. Il primo episodio al 5′ quando Mazzotta entra duro su Zappa all’altezza della linea laterale. Vero che il giocatore del Bari prende anche il pallone, ma tra velocità dell’intervento e la gamba tesa verso la caviglia del rossoblù il giallo non sarebbe stato un errore. Al 9′ la rete del vantaggio di Lapadula, pochi dubbi sulla posizione del numero nove che è tenuto in gioco da Zuzek. Al 12′ è Nández a essere salvato da Mariani dopo un brutto intervento su Maiello vicino al cerchio di centrocampo che ricorda quello precedente di Mazzotta su Zappa. Il fischietto di Aprilia coerentemente tiene il cartellino nel taschino, ma anche in questo caso il giallo non sarebbe stato scorretto. Al 17′ manca l’ammonizione, questa volta doverosa e senza giustificazioni, per l’entrata da dietro sul polpaccio di Zuzek su Luvumbo. Metro dunque che permette il gioco aggressivo, ma in maniera eccessiva almeno in questo caso. Al 20′ Cheddira cade a terra in area rossoblù dopo una spallata di Altare, nessuna irregolarità con l’attaccante che si alza senza protestare. Al 30′ dubbi sull’uscita a vuoto di Radunovic, con il portiere serbe che dopo aver mancato il pallone colpisce con il pugno il volto di Cheddira. Non è chiaro se il pallone fosse ancora in gioco, ma il rischio è alto e il rigore non sarebbe stato lesa maestà, anzi. Al 36′ curioso episodio con protagonista Zappa. Il terzino trattiene vistosamente Morachioli, Mariani è in procinto di fischiare e ha la mano già sul taschino per mostrare il giallo al giocatore rossoblù, ma cambia idea e lascia giustamente correre concedendo il vantaggio al Bari. Vantaggio che si concretizza con un’occasione per i pugliesi e Zappa che, dunque, si salva dalla sanzione. Al 37′ il primo episodio chiave della gara. Su un cross dalla destra di Esposito, Nández devia la sfera con il ginocchio e poi con il braccio. L’uruguaiano è dentro l’area di rigore, Mariani non vede l’infrazione e viene richiamato al VAR dal collega Valerio Marini di Roma. Pochi secondi al video e il direttore di gara assegna la massima punizione al Bari. Decisione corretta, ormai da tempo il concetto di deviazione prima con un’altra parte del corpo e poi con il braccio non salva dalla punibilità se la posizione dell’arto non è congrua e di per sé scorretta. Al 44′ proteste del Cagliari per un contropiede di Luvumbo fermato dal fischio di Mariani per fallo di Nández. Decisione giusta, l’uruguaiano nel provare un colpo di tacco volante impatta con i tacchetti sulla coscia di Maita. Meno chiaro quanto avviene poco dopo nell’ultimo dei 4 minuti di recupero assegnati. Mancosu contende la sfera a Maiello, il pugliese cade lamentando una spinta che però non sembra esserci. Azione promettente che viene fermata con Luvumbo che dentro i sedici metri era pronto a servire Lapadula a centro area.
Ripresa e finale teso
Il secondo tempo scorre senza particolari episodi di rilievo, ma la gestione dei falli e della sfida in generale non appare delle migliori. Arbitraggio a tratti permissivo e in altri casi meno, senza coerenza e con poco ritmo dato alla sfida. Mariani sembra crollare fisicamente e la sua prestazione ne risente di conseguenza. il momento clou al primo minuto dei cinque di recupero assegnati, quando nell’area del Cagliari termina a terra Folorunsho. Proteste vibranti degli ospiti e dopo due minuti di silent check con il VAR Mariani si reca al video per rivedere l’azione. Giocata simile per certi versi a quella che aveva portato al rigore su Luvumbo nell’andata della semifinale tra Cagliari e Parma, con il centrocampista del Bari che anticipa Altare per poi venire colpito sulla caviglia dal difensore ex Olbia. Il contatto non è di quelli duri, ma c’è. Il dubbio è più sulla scelta del VAR Marini di richiamare il direttore di gara più che sul rigore di per sé. La differenza sostanziale rispetto all’episodio della sfida contro il Parma – compreso quello Dossena-Sohm del Tardini – è che Mariani non ha visto l’evolversi della giocata, coperto da diversi calciatori, al contrario di quanto avvenuto con Colombo e Orsato nelle due semifinali. Ed è questo il motivo per il quale, dopo un lungo conciliabolo via auricolare, l’arbitro decide di andare al VAR per rivedere l’azione. Rigore che ci sta una volta rivisto al video, ma che resta in quella zona grigia nella quale qualunque decisione sarebbe stata supportabile in un senso o nell’altro. Infine dopo la realizzazione di Antenucci il caos causato da alcuni oggetti – bicchieri di plastica per la maggiore – che colpiscono il giocatore del Bari Bellomo. Mariani ha difficoltà a gestire il parapiglia successivo, nessun cartellino mostrato e tensione alle stelle che viene placata più dagli stessi protagonisti che dall’arbitro. In definitiva non una serata memorabile per il fischietto laziale, che però non pecca nella sostanza degli episodi più importanti.
Matteo Zizola