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Jeda: “Cagliari, per far male alla Lazio devi giocare a viso aperto”

Jeda con la maglia del Cagliari
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Terzo appuntamento nella nuova stagione per la rubrica di Centotrentuno “Quel giorno io c’ero”: una serie di interviste a personaggi e protagonisti dello sport sardo, con un excursus che parte da un evento del passato per poi arrivare a chiacchierare di presente e futuro.


Gennaio 2009, il sole tiepido su Roma riscalda un pomeriggio in cui il Cagliari arriva con l’idea di continuare a divertire, giocare a viso aperto contro la Lazio di Zarate, Rocchi e Ledesma. E la conseguenza sono tre punti pesanti in un Olimpico in cui trentamila persone osservano un gruppo rossoblù che dopo il vantaggio di Rocchi trova le forze per trasformare il destino della gara in un pesante 1-4. Protagonista di quella sfida fu Jedaias Capucho Neves, per tutti Jeda, che nel primo tempo divenne un incubo per i biancocelesti tra una doppietta e un rigore conquistato. In occasione di Lazio-Cagliari di domani, sabato 2 dicembre alle 18, abbiamo parlato con l’attaccante italo-brasiliano di quella giornata e della sfida che attende il Cagliari di Ranieri.

25 gennaio 2009, Lazio-Cagliari 1-4. Rocchi segna poi però il Cagliari la ribalta. Due gol suoi di testa, un rigore procurato, Acquafresca e Matri a completare il tabellino. Che ricordi ha di quella giornata?

“Quello dell’Olimpico è uno dei ricordi più belli. Spesso mi chiedono qual è il gol più bello che ho segnato, ma alla fine ce ne sono tanti, quello contro la Lazio è un ricordo particolare, di gioia. Fare due gol, vincere 1-4 sul campo della Lazio non è qualcosa che ti capita tutti i giorni. Quella squadra divertiva. E quella fu una di quelle giornate in cui capimmo che ce la potevamo giocare con chiunque. Questo è l’insegnamento di quella giornata che mise in mostra quelle nostre qualità che erano in parte nascoste, furono tre punti che ci diedero tanta consapevolezza”. 

In quel Cagliari c’era tanta qualità, quell’anno finì nono in classifica. Che ricordo ha di quell’annata? 

“Il gruppo per noi è stato l’aspetto fondamentale. Le prime cinque giornate con Allegri erano state terribili, ma nonostante quelle sconfitte la squadra giocava e sapevamo solo che ci mancasse la vittoria. Allegri in quel momento era stato fondamentale, perché non c’era ansia negli allenamenti, ma serenità e determinazione. Era il primo a dirci che dovevamo fare qualcosa in più, di quello eravamo anche noi consapevoli, ma ci ricordava sempre che mancavano solo i tre punti. Anche il presidente (Cellino, ndr), era presente, vigile sulla situazione per capire se ci fosse qualcosa che non andava. Perché la squadra era forte e non capiva come mai non si vincesse. Ma noi al presidente dicevamo che non c’era niente che non andasse, spettava a noi vincere le partite. In quel periodo capimmo ancora di più che il calcio è anche questo. Siamo stati bravi tutti, sia il presidente che noi giocatori, a credere in Allegri. E fu bravo anche Allegri, per questo dico che a livello di gestione è tra i migliori, perché in quel momento avrebbe potuto perdere le certezze che aveva acquisito prima. Tutto quel periodo ci ha insegnato molte cose”.

Lei è rimasto a Cagliari per quasi tre anni densi di emozioni. Qual è il bilancio di quegli anni, quanto è stato importante il periodo in Sardegna per la sua carriera?

“Sicuramente è stata una delle parentesi più importanti della mia carriera, perché è quella che mi ha proiettato al livello più alto e importante. Come dico sempre, nel calcio le cose non sempre vanno come si vorrebbe. Sarei rimasto tanti anni, avevo anche pensato addirittura di aver trovato la squadra dove finire la carriera. Ma come detto prima, nel calcio non c’è nulla di scontato. Non mi piace tanto parlare di rimpianti, ma se devo trovarne uno è il fatto di aver lasciato Cagliari perché sicuramente la squadra, l’ambiente, era tutto adatto a me, come io ero adatto a quella squadra. Anche a oggi i tifosi del Cagliari hanno un affetto per me che mai mi sarei aspettato, ogni tanto mi chiedo come mai c’è questo affetto nei miei confronti, che chiaramente ricambio volentieri. C’è sempre stato qualcosa di diverso, sin dalla prima volta che ho messo piede in città”.

Passando all’attualità, sabato c’è la sfida contro la Lazio, che partita sarà secondo lei?

“Sono quelle partite in cui il Cagliari non deve pensare alla classifica, perché non credo che sotto quel punto di vista i rossoblù possano misurarsi con la Lazio, che ha obiettivi diversi. Tornando a quel 1-4, allora ci distinse il fatto di aver affrontato la partita con responsabilità ma senza l’ansia della prestazione. L’avevamo affrontata a viso aperto, perché ci eravamo detti “se stiamo lì a difendere, prendiamo gol e non ne usciamo”. Invece l’idea era stata la Lazio attacca, noi contrattacchiamo, e alla fine le nostre qualità tecniche sono venute fuori malgrado contro di noi ci fosse una squadra forte. E credo debba accadere anche domani, perché credo che il Cagliari abbia dimostrato di essersi ripreso, ma ora deve trovare continuità”. 

La Lazio è una squadra che ha mostrato qualche difficoltà in campionato, il Cagliari invece sembra essersi ripreso.

“Devi avere anche il coraggio di affrontare gli avversari, siamo in un momento del campionato in cui se perdi una partita non sei retrocesso, c’è tanto da giocare. La squadra ha recuperato dei giocatori importanti e che possono dare una mano, vedo un gruppo che a livello fisico sta bene ed è in fiducia. Uno su tutti, è Viola, che è uno di quei giocatori che si nota essere in una condizione fisica e mentale strepitosa. Si vede che rappresenta il qualcosa in più per il Cagliari ora. La cosa importante sarà giocare la partita e non pensare al risultato, perché questo è solo una conseguenza: giocare a viso aperto, cercando di non concedere nulla a un avversario che ha dimostrato in Champions di essere una squadra forte ma che in campionato ha mostrato anche qualche debolezza”.

In fase offensiva il Cagliari sta trovando più fiducia, ma ha pochi gol rispetto al previsto dal reparto d’attacco. Da ex attaccante come valuta il reparto offensivo rossoblù? Crede che andrà rinforzato a gennaio?

“Guardando all’attacco, il Cagliari è una squadra che si può giocare la salvezza tranquillamente. Nel reparto avanzato c’è un giocatore come Shomurodov, che secondo me è interessante, e da cui mi sarei aspettato qualcosa a livello di gol. Il Cagliari ora ha trovato un discreto equilibrio, ma mi aspetto che alcuni giocatori possano comunque rilanciarsi e dare una mano in termini realizzativi. Al di là di far gol però il Cagliari deve cercare di prendere meno gol, perché poi il reparto difensivo è stato un po’ il punto debole. La squadra deve trovare magari un giocatore d’esperienza che possa comandare il reparto e subire meno gol. Rimontare una volta o due ci puoi riuscire, ma non capita sempre. Credo che Ranieri abbia lavorato in questo senso e spero che riesca a dare un equilibrio migliore tra entrambe le fasi. Le armi poi davanti ci sono, visto anche il recupero di Lapadula che è un trascinatore e può essere un’arma in più. Con il mercato di gennaio si vedrà, ma non penso vada fatta una rivoluzione perché non si risolverebbe niente. L’unica soluzione è avere un equilibrio generale e mi auguro che il Cagliari possa trovarlo e centrare così l’obiettivo della salvezza che è molto importante”.

Matteo Cardia

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