Se c’è qualcuno nel Cagliari che in una partita del genere è in grado di tirare fuori gli attributi e trascinare una squadra, questo è Radja Nainggolan. Per esperienza, per carisma, per voglia di riscattare una stagione deludente sotto tutti i punti di vista, iniziata ad Appiano Gentile da “problema” più che “risorsa” e con un rapporto con Antonio Conte mai decollato in due estati.
Domani ci sarà il rendez-vous, in quel Meazza che già un anno fa, al termine di una partita durissima, vide griffato un pareggio per 1-1 proprio grazie al bolide del Ninja, mai davvero apprezzato a quelle latitudini quando vestiva la maglia nerazzurra. Troppo naïf, genuino fino all’inverosimile per una piazza che non ha mai realmente coccolato giocatori come lui. Ma l’Inter continua a essere passato e futuro per Radja volente o nolente: un cartellino pesante, così come lo stipendio e un ruolo da mela marcia che, per quanto dato sul campo nell’anno con Spalletti in panchina, ha pesato tanto sulle sue scelte.
Ma ora è il presente a contare: quella maglia rossoblù numero 4 pazientemente conservata per lui ad ottobre e indossata a gennaio. Con risultati che, anche per via di aspettative esagerate, non sono arrivati. Un solo gol, mai la sensazione di strapotere fisico o tecnico, più e più volte schierato in ruoli che, invece di esaltarne le caratteristiche, lo rendono un giocatore “normale” e, pertanto, non in grado di fare l’opportuna differenza. Nainggolan è da settimane sul banco degli imputati nella crisi del Cagliari e non sarebbe corretto, neanche nei suoi confronti, negarlo. Un Cagliari che in questa disgraziata stagione ha sistematicamente fallito quasi tutte le occasioni di svolta che il destino (alias calendario) gli ha offerto: tolte Crotone e Bologna, i rossoblù hanno toppato in tutte le gare da “dentro o fuori”, con le ultime due contro Spezia e Verona a lasciare indietro scorie soprattutto a livello mentale.
Sul nostro sito vi abbiamo sottoposto un sondaggio: Cagliari, quale veterano deve dare la scossa per la salvezza? Tre i nomi a disposizione, partendo dal Ninja, fino a Pavoletti e Godin. Ebbene, il responso non lascia spazio a dubbi interpretativi: il 68 per cento di chi ha risposto ha scelto proprio Nainggolan ed è una scelta abbastanza comprensibile. Il Radja di un anno fa in partite come quella di domani avrebbe messo il cappello da ammiraglio per condurre i suoi marinai all’assalto di un’Inter ormai sempre più lanciata verso lo scudetto. Dopo la partita con il Verona, il Ninja aveva risposto alle domande dei giornalisti facendo capire che la posizione davanti alla difesa lo allontanava dalla porta, costringendolo a ripiegare. Polemica spenta da Semplici in conferenza: “Quando un allenatore fa una scelta la fa sempre in accordo con il giocatore, non vedo problematiche. Radja è un ottimo giocatore che ha dimostrato di saper svolgere più ruoli durante la sua carriera”. Difficile aspettarsi parole di tenore diverso dal tecnico toscano, così come da Antonio Conte che ha usato tutta la sua diplomazia nel ricordare la coesistenza col Ninja. “Come ho sempre detto lo ringrazio per il periodo che è stato con noi e per aver avuto l’opportunità e il piacere di allenarlo. Poi sono state fatte altre scelte, ma è il passato. Ci fa piacere ritrovare Radja, dobbiamo stare attenti perché l’anno scorso ci fece gol e pareggiammo 1-1. Secondo me bisognerà fare molta attenzione, perché spesso chi gioca contro le ex squadre ci mette qualcosa in più”.
Quella che per Conte è una paura, per i tifosi del Cagliari è un auspicio, mentre per Nainggolan è una responsabilità non certo da poco. La retorica delle finali o del “fare i fatti”, come detto oggi da Semplici, è ormai trita e ritrita. Attaccamento alla maglia, spirito di sacrificio e tenacia non sono mai mancati e nemmeno messi in dubbio. Domani però per Nainggolan è LA partita, la giusta occasione per togliersi dalle scarpe una quantità enorme di sassolini, che ormai sanno sempre più fastidio. Per dimostrare che il Cagliari è vivo, per dimostrare che il Ninja non ha alcuna intenzione di mettere la katana in soffitta.
Francesco Aresu