agenzia-garau-centotrentuno

Intensità, audacia e scelte: Ranieri e il Cagliari sono chiamati alla svolta

Claudio Ranieri durante Cagliari- Milan | Foto Luigi Canu
sardares
sardares

Nei dualismi calcistici tra gioco o risultato, fisicità o tecnica, possesso o intensità il Cagliari ha scelto di non scegliere. Quella vista contro la Fiorentina nella sconfitta del Franchi per 3-0 è apparsa una squadra ignava in un girone dantesco, protagonista di una commedia tutt’altro che divina. Se fosse un politico in parlamento non sarebbe né di destra né di sinistra né tantomeno una sintesi degli opposti di centro, piuttosto pronto a scegliere sempre e comunque l’astensione. Con anche Claudio Ranieri finito sul banco degli imputati per scelte poco coraggiose non solo dal punto di vista tattico, ma anche da quello dell’alternanza di fronte alla pochezza.

Handicap

Il primo punto è anche quello che chiude il cerchio. Ranieri, pur con le sue colpe, non è il problema quanto la soluzione. Per esperienza, per carisma, per qualità nella gestione del gruppo. Nessun dubbio sul fatto che Sir Claudio non debba essere messo in discussione, pur con la necessaria onestà intellettuale per contestare alcune scelte apparse – non solo a posteriori – quantomeno azzardate. Messo così da parte il tema panchina, non si può non partire dall’inizio della sfida del Franchi contro la Fiorentina di Italiano. Cominciare a handicap una botta mentale non indifferente, l’errore di Radunovic ha spianato la strada al gioco dei viola e messo la sfida su binari tattici e mentali complessi. Un alibi? Piuttosto un fattore negativo. Perché il portiere serbo è arrivato alla terza gara su sette da protagonista dietro la lavagna. Bologna, Milan e infine quella contro Bonaventura e compagni. “Parlerò con il ragazzo, volevo dargli queste due partite per convincermi che tutto fosse passato: ora vedremo un po“. Le parole di Ranieri sull’estremo difensore raccontano due situazioni differenti ma strettamente legate. La prima è la nuova analisi, attraverso il dialogo, della condizione mentale del calciatore. La seconda è la sensazione, se non la certezza, che sia ormai prossimo il tempo di Scuffet a difesa dei pali rossoblù. Resta la domanda del perché, di fronte a evidenti mancanze mostrate nel recente passato, Sir Claudio abbia voluto insistere su un ragazzo che non solo è apparso in evidente difficoltà, ma che soprattutto non dà la giusta tranquillità a una retroguardia con diversi altri problemi da risolvere. La dimostrazione la prestazione di Dossena, la conferma la mancata crescita – nonostante i primi passi in Serie A ormai compiuti – del duo Hatzidiakos-Wieteska.

Freschezza cercasi

Ma qual è il vero problema del Cagliari? O meglio, quali sono i problemi? Senza andare ad analizzare mercato e struttura della rosa, ma solo l’aspetto prettamente di campo, i rossoblù mancano in due fattori che sono ormai parte integrante del calcio italiano. Intensità e coraggio. Seconde palle terra di conquista degli avversari, gioco lento sia nella corsa che nella tecnica, passaggi senza mordente e ripartenze spesso affidate ai singoli piuttosto che all’insieme, densità e aiuto reciproco lontani da quelli della squadra che ha raggiunto la promozione attraverso il gruppo e la voglia. C’è poi l’aspetto coraggio, che non è solo quello di andare all’attacco e magari rinunciare una volta per tutte a un 3-5-2 che di fatto è un 5-3-2 difensivo, ma anche quello delle scelte dei singoli. “I ragazzi – Oristanio e Prati – mi sono piaciuti, devo prenderli più in considerazione perché hanno meno ansia“. Ranieri ha così ammesso nel post partita che i meno esperti ma più freschi subentranti della sfida del Franchi possano scalare le gerarchie. E resta da chiedersi perché sia servita la batosta contro la Fiorentina per arrivare a una conclusione già chiara. C’è infine un altro tipo di coraggio, quello tattico ed emozionale. Il tecnico rossoblù è infatti maestro nell’adattarsi all’avversario, qualità che però appare almeno in queste ultime stagioni di Serie A anacronistica. La ricerca di un’identità che vada oltre il modellarsi su chi si ha di fronte, la voglia di stupire a prescindere dall’avversario, il provare a colpire più che a non essere colpiti. Ché tanto, questo hanno detto le cinque sconfitte, prima o poi di riffa o di raffa il gol lo prendi. Tra errori e distrazioni. E se la rete in un modo o nell’altro arriva, al contrario il Cagliari non è stato in grado di andare oltre i due gol di Luvumbo nelle prime sette giornate. Insomma, tra giovani d’età e un’idea di calcio che possa essere altrettanto fresca Ranieri è chiamato a una svolta non solo mentale, ma anche filosofica.

Ripetizione

Due punti, il fondo della classifica, un weekend lungo nato all’insegna della conferenza prepartita e della lettera aperta di Ranieri all’ambiente. Non un J’Accuse, ma un appello all’unità. Sì alle critiche, no al disfattismo. Condivisibile in una piazza che però – e di questo Sir Claudio non ha alcuna colpa – ha alle spalle anni di delusioni nella massima serie. L’assenza di un salto di qualità, di entusiasmo nel gioco e nei risultati, i continui passi indietro che arrivano al primo passo avanti. Il pubblico non può essere accusato di mancanza di pazienza, tutt’altro. Lo dice la campagna abbonamenti, lo dice l’assenza di contestazioni di ogni sorta. Ranieri ha invitato a guardare avanti, forse anche mettendo avanti le mani in vista della doppia sfida contro Fiorentina e Roma. Una sorta di “il nostro campionato inizierà dopo la sosta”, non detto ma metaforicamente lasciato intendere. Ma i tre punti restano tre punti e, soprattutto, se con alcune squadre di livello si può accettare la sconfitta, diverso è chiedere all’ambiente di accettare per un’altra stagione la mediocrità e l’atteggiamento di paura, quasi dimesso. L’impegno non manca, quello che manca è il trasformarlo in corsa, in voglia di stupire, in – di nuovo – intensità. Ranieri ha portato l’esempio della passata stagione di Empoli, Monza, Salernitana e Udinese. Squadre partite a rilento e che hanno saputo svoltare la propria classifica e salvarsi senza patemi. Ma dimenticando che toscani esclusi tutte le altre hanno dato una sterzata con il cambio della guida tecnica. Che, fa bene ripeterlo, non significa che Ranieri debba essere in bilico, tutt’altro. Ma che per svoltare non bastano le parole, ma bisogna realmente girare il volante e cambiare direzione. Senza che la freccia rimanga accesa, quasi dimenticata, e la strada resti quella di sempre.

Matteo Zizola

Condividere su

Commenti

guest
63 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti

CENTOTRENTUNO TV

Continua a leggere...

63
0
...e tu che ne pensi? Lascia un commentox