Il Cagliari ha ottenuto a Bologna il terzo risultato utile consecutivo certificando di fatto la salvezza anticipata: gli occhi di Zenga sono così rivolti alla lotta per un posto in Europa, traguardo difficile, ma non impossibile.
Tra la sfortuna degli infortuni di Luca Ceppitelli, Walukiewicz e Pellegrini e un Bologna decisamente più pimpante del Torino affrontato sabato il Cagliari ha fatto un leggero passo indietro dal punto di vista del gioco.
Un nuovo Simeone – Una delle note positive e ormai non più una sorpresa è stato Giovanni Simeone. Da attaccante tutto sacrificio e fatica a centravanti pronto a colpire alla prima palla utile, l’evoluzione del Cholito da Maran a Zenga è evidente non solo dai numeri, 4 gol in 4 partite, ma anche dai movimenti con cui attacca la profondità non da lontano, ma dentro l’area di rigore.
Simeone è forse il giocatore che nello scacchiere sfrutta maggiormente la spinta dei quinti, attaccando il centro dell’area in attesa del pallone giusto da mettere in porta. Con un Cagliari che porta spesso gli esterni fin sulla linea del Cholito, il numero nove rossoblù riceve maggiore supporto che in passato, sia dalle fasce sia alle spalle con l’aiuto di Joao Pedro e del trio Rog-Nández-Nainggolan.
In occasione del gol del pareggio il Cagliari ha ben sei uomini in fase offensiva e come nelle tre precedenti segnature di Simeone la palla arriva, pur se su un tiro impreciso di Nainggolan, ancora una volta dalla sinistra. La copertura dell’area avversaria, il continuo supporto di tanti giocatori, lo spirito offensivo sono elementi nuovi portati da Zenga, difficilmente con Maran, anche nelle giornate migliori, si era vista una presenza così costante di più di 5 elementi nei pressi dell’area avversaria.
Walu bene a metà – La prestazione difensiva solida di Andrea Carboni ha fatto il paio con quella meno attenta di Sebastian Walukiewicz. Il centrale polacco, meno propositivo in impostazione rispetto alla partita contro il Torino, ha mostrato alcuni limiti in marcatura, fondamentale nel quale sembra avere ampi margini di miglioramento.
Già nel primo tempo il primo segnale d’allarme: Palacio, inizialmente controllato da Walukiewicz, riesce a prendergli il tempo sfruttando l’attenzione del difensore esclusivamente sul pallone e non sull’attaccante argentino. Il difetto principale sembra essere la difficoltà nel “sentire” l’avversario diretto che combinato a una scarsa attenzione alla possibile evoluzione della giocata può portare a pericoli altrimenti evitabili.
La conferma è arrivata quando sempre Palacio ha messo in mezzo un pallone velenoso per Barrow, una giocata più o meno sulla falsariga dell’occasione di Cerri a Ferrara. Walukiewicz perde il contatto fisico con l’attaccante felsineo, pensando erroneamente a un’uscita di Cragno che, giustamente, su quel tipo di cross non può abbandonare la propria porta. Limiti migliorabili, l’età è dalla sua parte, limiti tipici dei difensori moderni più attenti alla costruzione del gioco che alla classica marcatura diretta.
Finalmente Gianni Vio – Con l’arrivo di Walter Zenga si era creata molta attesa per i calci piazzati grazie alla presenza assieme all’Uomo Ragno di Gianni Vio, vero e proprio esperto del genere in chiave offensiva. Le prime tre partite dell’era Zenga sono state però deludenti da questo punto di vista, unica soluzione cercata quella già messa in campo in passato da Max Canzi con la Primavera: gruppo sul primo palo, spizzata e chiusura sul secondo.
A Bologna però finalmente il primo riscontro di quel “caos organizzato” che ha reso famoso Gianni Vio in Italia e all’estero. Nel finale della prima frazione, infatti, il Cagliari ha creato una situazione sprecata poi da Joao Pedro, uno schema interessante che ha messo in confusione la difesa del Bologna. Due “treni” appena dentro l’area in linea con i due pali della porta avversaria, la creazione di un vuoto nel centro dei sedici metri (grazie anche allo schieramento a uomo del Bologna), un giocatore – Pellegrini – leggermente staccato che finge di disinteressarsi del gioco per poi andare a ricevere corto il pallone.
In più, al contrario che in passato, un utilizzo totale dei giocatori nei calci piazzati offensivi, a costo di rischiare il contropiede: solo un uomo infatti rimane in copertura, altro aspetto interessante della nuova era Zenga e che conferma il cambio di mentalità.
Domenica alla Sardegna Arena la prova del nove contro la squadra più in forma del momento, l’Atalanta di quel Gasperini fonte d’ispirazione della nuova difesa a tre del Cagliari di Zenga: la tradizione degli ultimi anni è positiva (2 sconfitte e 5 vittorie dal ritorno in Serie A), buttare il cuore oltre l’ostacolo infortuni l’unica soluzione.
Matteo Zizola