Un occhio alla rivoluzione e uno ai conti. Questa la complicata visione del Cagliari per riuscire a centrare nuovamente l’impresa salvezza in Serie A. Come riportato da Il Fatto Quotidiano la squadra rossoblù, come già accaduto in estate, non ha un indicatore di liquidità in positivo.
Di cosa parliamo
Che cosa significa? Si tratta di un valore che mette in relazione gli attivi e i passivi in corso e consente di verificare la capacità di una squadra di fare fronte agli impegni finanziari nei successivi 12 mesi. In pratica un indice che fa capire le reali possibilità di spesa e di salute della casse di ogni club iscritto al campionato, che fu ideato dopo il fallimento del Parma. Dopo la pandemia questo indicatore è stato abbassato da 0,8 al valore di 0.6, come traguardo minimo per essere considerato positivo. La scorsa estate Bologna, Genoa, Juventus, Lazio, Roma, Sassuolo e Cagliari non avevano raggiunto questa soglia minima dettata dalla Figc. Mentre stando a Il Fatto Quotidiano nell’ultimo Consiglio federale l’ultimo aggiornamento del valore dell’indicatore di liquidità dei 20 club di Serie A ha visto Lazio, Empoli, Bologna, Sassuolo, Genoa e Cagliari stare al di sotto della soglia consentita dello 0.6.
Scenario
Cosa implica questo? Di fatto questa “negatività” nell’indice di liquidità bloccherà il mercato rossoblù? La situazione non è netta e non è tutto bianco o tutto nero. Il Cagliari, così come gli altri club citati, ha due possibilità per non incorrere in sanzioni o in impedimenti in sede di trattativa. Fare un aumento di capitale, con l’inserimento dunque di nuova liquidità, oppure vendere dei calciatori o ridurre i loro ingaggi per aumentare le possibilità economiche del club con gli attuali valori. Di fatto quindi il Cagliari ha più di una strategia per non vedere “bloccato” il proprio mercato, con alcune cessioni all’orizzonte come quella di Godin e Caceres (su tutti) che permetteranno se portate a termine il più velocemente possibile eventuali nuovi investimenti in entrata.
Roberto Pinna