I problemi dell’esordio contro il Verona, i primi segnali positivi negli ultimi minuti contro la Spal, un’ora di calcio scientifico – parole sue – nella vittoria contro il Torino: Walter Zenga sta modellando passo dopo passo il suo Cagliari non solo nelle scelte degli uomini, per certi versi forzate dalle tante gare ravvicinate, ma soprattutto dal punto di vista tattico e del gioco.
L’approccio con il nuovo campionato post Covid non era stato dei migliori, il 3-5-2 un’arma che aveva lasciato a desiderare, i dubbi confermarti nei primi 70 minuti di Ferrara anche se qualche segnale di un calcio diverso si erano affacciati in alcune incursioni in terra nemica della sua squadra. Il primo tempo della vittoria contro i granata ha portato conferme, l’approccio alla ripresa con il gol immediato di Nainggolan una novità per un Cagliari che troppo spesso in passato era sembrato restare negli spogliatoi all’intervallo.
Durante la preparazione in attesa della ripresa Zenga ha lavorato molto con il pallone e non solo, ha provato a portare in Sardegna un’idea di gioco gasperiniana. La difesa a tre, lontana dal suo credo almeno in apparenza, è stato il veicolo per mettere in campo la mentalità e lo sviluppo del gioco nel quale l’allenatore dell’Atalanta è maestro indiscusso: certo, ci sono state anche scelte importanti relative ai giocatori da schierare, dalla contemporanea presenza dei due giovani in difesa – Walukiewicz e Carboni – al rilancio di Mattiello, fino al recupero inaspettato di Nainggolan, ma è quanto si è visto nei movimenti e nella predisposizione mentale che può portare a parlare di vera e propria svolta.
Intanto l’attacco, perché concentrandosi solo sui movimenti di Simeone si ha la conferma di un nuovo ruolo del Cholito, non più chiamato a fare l’attaccante tutto fatica e sacrificio, ma centravanti puro che in fase difensiva difficilmente si abbassa sotto la linea del pallone: solo quando la squadra ha iniziato a soffrire dopo il tentativo di rimonta granata Simeone è tornato quel giocatore più di spada che di fioretto, ma fino a quel momento ha vissuto nell’attesa di poter portare a segno la stoccata decisiva che, puntualmente e per la terza volta su tre, ha messo a tabellino.
Joao Pedro al contrario è stato allontanato dalla porta, ma non per sfiancarsi in ripiegamenti continui, piuttosto per essere messo al centro del gioco come vero e proprio regista offensivo. I gol costruiti dal Cagliari, il secondo e il terzo, arrivano entrambi grazie al suo lavoro tra le linee, anzi, quello di Simeone addirittura nasce dal numero dieci brasiliano che si abbassa fin dietro la metà campo per far partire lo sviluppo verticale della giocata. Non solo nei gol, ma in tutta la partita Joao Pedro è stato stella polare della manovra offensiva, fornendo una prestazione di altissimo livello, forse una delle migliori stagionali guardando all’importanza nel gioco più che ai soli gol.
Il secondo e il terzo gol non solo evidenziano la nuova veste del numero dieci rossoblù, ma sono l’esempio chiaro di cosa volesse dire Zenga parlando di calcio scientifico e di come il suo Cagliari si sia avvicinato al credo gasperiniano. In entrambe le reti, infatti, l’azione parte dal basso, Cragno serve Ceppitelli in un caso e direttamente Rog nell’altro e con soli tre passaggi verticali la squadra è arrivata in porta: un calcio diretto, che punta sull’asse portante, quella spina dorsale centrale che si libera grazie anche all’armonia dei movimenti apparentemente accessori, ma decisivi per aprire gli spazi. A permettere questa verticalità, infatti, si aggiungo i cosiddetti triangoli, uno dei punti di forza dell’Atalanta di Gasperini e che Zenga ha portato in maniera efficace di fronte al Torino: il gol di Nainggolan ne è un esempio, mentre il gioco si sviluppa in verticale, sull’esterno Lykogiannis supporta la manovra e pur se mai coinvolto nell’occasione, permette lo spostamento dell’asse difensivo del Torino e l’apertura dello spazio interno sfruttato da Joao Pedro e Nainggolan.
Non solo, ma la gestione dei quinti di centrocampo è forse la più bella novità messa in campo da Zenga: dopo l’antipasto di Ferrara, Mattiello crossa e Pellegrini chiude sul lato opposto, contro i granata la conferma. Il gol di Simeone certifica un sincronismo che sembra sempre più parte del Cagliari, quando Nández verticalizza per Lykogiannis dall’altra parte Mattiello spinge sulla stessa linea del greco, quasi come se i quinti diventassero punte esterne a supporto del Cholito.
Infine l’uso dei due difensori centrali ai lati di Ceppitelli, pronti a impostare e inserirsi palla al piede negli spazi aperti dai compagni: Walukiewicz e Carboni, soprattutto il polacco, più che restare sulle loro hanno fornito costante appoggio alla manovra, sia in funzione dei triangoli di cui sopra sia per creare superiorità numerica in mezzo, liberando così Rog, Nández e Nainggolan dal traffico della metà campo.
In più, dettaglio che può apparire secondario, ma che secondario non è, a effettuare le rimesse laterali anche all’altezza della metà campo non sono stati chiamati gli esterni di centrocampo, bensì proprio i terzi di difesa: una questione di atteggiamento, perché permette di alzare il baricentro e di aggiungere un uomo nella metà campo avversaria piuttosto che toglierlo, oltre che predisporre tutta la squadra ad avere lo sguardo in avanti più che essere pronta a tornare dal portiere.
La prossima trasferta di Bologna sarà un banco di prova importante, il Cagliari e Zenga sono alla ricerca di conferme che possano alimentare il sogno: l’Europa non è lontana, cercarla attraverso il gioco e un calcio propositivo sarebbe comunque una vittoria a prescindere da quale sarà il finale.
Matteo Zizola