L’associazione è ovvia, ma forse è quella che rappresenta meglio l’inizio di stagione di Fabio Aru con la squadra sudafricana della Qhubeka-Assos.
Se il nome del nuovo team del Cavaliere dei Quattro Mori arriva dal Nguni (“andare avanti” riferito al progetto di beneficienza legato alle biciclette in Africa) il suo inizio stagione è invece da ricercare nello swahili, altra lingua del continente nero: la formuletta magica la conoscono tutti, specialmente da chi come chi scrive è rimasto colpito da bambino dal capolavoro Disney Il Re Leone, Hakuna Matata. “Senza pensieri”, si perché è proprio la spensieratezza l’elemento che emerge dalle prime uscite del villacidrese.
Un aspetto che ha caratterizzato il suo mese nelle gare nel ciclocross, suo primo amore, culminato con i campionati italiani e il ritiro della nazionale nello stage di Ardea. Nessuna pressione anche nel primo ritiro su strada a Girona dove il sardo ha avuto modo di conoscere compagni e l’atmosfera famigliare del team: “Le mie speranze di trovare un ambiente sereno e trovarmi bene sono state confermate e superate. Molto professionale, ma anche molto familiare; lo staff è rimasto uguale all’85% e sono molto coesi, lo stesso i corridori nonostante tanto siano nuovi, formano un gruppo professionale e sereno. Forse è la prima volta da quando sono professionista che mi trovo in un ambiente così”- le sue parole in una recente intervista a L’Unione Sarda. Poi è arrivato il primo impegno ufficiale al Tour de la Provence: il classe 1990 ha rimesso il numero sulla schiena in una corsa su strada proprio in Francia, non poi così lontano da quella maledetta tappa di Pau che l’aveva visto alzare bandiera bianca. Nella quattro giorni provenzale, Aru è stato capace di rimontare anche dopo una caduta nella seconda frazione e chiudere nel gruppo di testa nonostante l’alto ritmo e la salita affrontata in maniera esplosiva dal plotone lanciatissimo.
La prova non eccezionale sul Mont Ventoux (2’08” dal vincitore Ivan Sosa) è stata subito spiegata dallo stesso Aru poco dopo il tragaurdo sul Monte Calvo: “Ho lottato con un po’ di diarrea e crampi allo stomaco per gran parte della giornata, incluso il finale. Però ho fatto del mio meglio”. Un problema non da poco viste anche le temperature e il ritmo tenuto dal gruppo durante la gara: alla fine è arrivata una 18ª posizione assoluta a 2′ dal podio composto dagli incredibili colombiani Sosa e Bernal (che non faticano a entrare subito in forma) e il campione del mondo Alaphilppe che ha le classiche di marzo tra i suoi obiettivi stagionali principali. Ora il calendario per Aru non offre poi così tante gare appetibili visti i problemi della pandemia che hanno fatto saltare vari appuntamenti: ancora incerto come proseguirà il suo percorso che potrebbe avere nel mirino già la Tirreno-Adriatico dal 10 al 16 marzo, ma non sono escluse partecipazioni ad altre gare di un giorno.
Matteo Porcu