agenzia-garau-centotrentuno

Gol subiti e costruzione: il Cagliari alle prese con il problema difesa

Giorgio Altare in Cagliari-Cittadella | Foto Luigi Canu
sardares
sardares

Tre partite e tre rimonte che hanno fruttato due vittorie – Perugia in Coppa Italia e Cittadella in campionato – e il pareggio di Como. Il Cagliari, però, non ha solo mostrato un carattere rinnovato, ma anche una fragilità difensiva che segue il solco tracciato nelle ultime stagioni.

Difesa sì, ma non troppo
Fabio Liverani ha provato a spiegare nel post partita contro il Cittadella le cause dei problemi alla voce gol subiti. “Dobbiamo lavorare sul reparto, la colpa è stata della linea se prendi gol su una palla dritta. Siamo scappati male”. Tradotto, nessuna responsabilità alla fase difensiva collettiva e dito puntato verso i quattro componenti della retroguardia. Errori individuali e di reparto sui quali continuare a lavorare per evitare continue rincorse per recuperare lo svantaggio. C’è però un elemento che viene incontro al tecnico rossoblù, almeno in Serie B. Luogo comune vuole, infatti, che i campionati si vincano con la migliore difesa, ma per la cadetteria la storia recente ha una sola eccezione a confermare una regola opposta. Che, in questo caso, vede chi segna di più avere un posto al sole garantito, mentre chi subisce di meno resta spesso fuori dal gruppo delle tre promosse. Dall’ultima stagione in B del Cagliari in poi, infatti, soltanto nell’ultimo campionato l’attacco più prolifico – quello del Benevento di Gianluca Lapadula – ha mancato la promozione. Al contrario negli anni precedenti, dai rossoblù del 2016 all’Empoli del 2021, passando per Spal (2017), Empoli (2018), Brescia (2019) e Benevento (2020) chi ha segnato più gol ha sempre raggiunto la Serie A. Mentre chi ha subito meno per ben 4 volte nelle ultime 7 stagioni non è riuscito nella scalata alla massima serie.

Criticità
Resta però il problema di una retroguardia da registrare. D’altronde la domanda post Como – basterà il rientro di Altare a sistemare le cose? – ha avuto una risposta chiara contro il Cittadella. Non solo il gol di Asencio, frutto di un errore di reparto e in primis del centrale ex Olbia,  ma altre occasioni che hanno portato a galla difetti di posizionamento, di concentrazione e di gestione delle criticità. Da un lato l’inesperienza, dall’altro la poca abitudine a ruoli nei quali ci si è cimentati poco in carriera. Il duo di centrali, ad esempio, ha spesso dato il meglio di sé in schieramenti a tre, mentre gli esterni sono più quinti di centrocampo – Di Pardo e Zappa da una parte e Carboni dall’altra, in attesa di Barreca – o un centrale adattato a sinistra come Obert. Andando ad analizzare le individualità, inoltre, Altare sembra pagare uno scotto “alla Godín”, ovvero una difesa spesso alta che lo mette in difficoltà sui palloni alle spalle, lui che al contrario dà il meglio a difesa schierata in marcatura e sui palloni alti o, al limite, come ombra a tutto campo dell’attaccante di turno. Goldaniga dopo anni tra il ruolo di braccetto di destra o di esterno all’occorrenza, deve trasformarsi da difensore con le spalle coperte da altri e bodyguard dei compagni di reparto. Zappa, Di Pardo, Carboni e il nuovo acquisto Barreca – ancora da ufficializzare – devono velocizzare il processo di apprendimento della difesa a 4 senza però rinunciare alla spinta necessaria per aiutare la manovra. Lavoro tutto nelle mani di Liverani, non semplice ma necessario.

Volontà vs realtà
Difesa non è solo evitare occasioni e gol avversari, ma guardando al gioco del tecnico rossoblù è anche impostazione dal basso. Altra nota dolente, perché la volontà di costruire palla a terra dalle retrovie si scontra con le caratteristiche degli interpreti. Altare e Goldaniga non hanno messo in mostra, non da oggi, qualità adatte a questo tipo di gioco, passando così spesso dai terzini che, a loro volta, hanno palesato difficoltà identiche a quelle dei compagni. Risultato? Rischi, palla che gira lenta, passaggi spesso diretti verso Radunovic e palla lunga. Chi potrebbe sciogliere il nodo è Sebastian Walukiewicz, al netto di un precampionato non esaltante il polacco ha i mezzi tecnici e la mentalità per prendersi carico della costruzione dal basso. Se nel caso della pura fase difensiva, però, il demerito è tutto del reparto in sé, in quella di costruzione hanno le loro colpe anche i centrocampisti. Il solo Makoumbou è apparso in grado di prendersi la responsabilità di chiedere il pallone, proponendosi e rischiando la giocata. Deiola, al contrario, ha sì messo volontà, ma è mancato nel farsi trovare dai compagni nascondendosi spesso e volentieri. L’ingresso di Rog in questo senso ha messo a nudo le differenze tra il croato e Nández, con il primo abile sia tatticamente che tecnicamente, mentre il secondo ha nella confusione il suo tallone d’Achille. In attesa di Viola – abile nel prendersi in carico la responsabilità di far girare la squadra – e senza dimenticare Mancosu, possibile opzione da interno. Contro la Spal la prima prova sulla strada del miglioramento, i tre punti come obiettivo, ma il come ottenerli passa anche, se non soprattutto, da un netto salto di qualità in difesa senza e con la palla. Al contrario sarà un’altra notte insonne per Liverani, vittima degli errori dei suoi nonostante il lavoro in settimana.

Matteo Zizola

Condividere su

Commenti

guest
9 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti

CENTOTRENTUNO TV

Continua a leggere...

9
0
...e tu che ne pensi? Lascia un commentox