Meglio un rimorso o meglio un rimpianto? È questa la domanda che potrebbe essere passata per la testa del Cagliari la scorsa estate quando, nel momento di decidere se riscattare o meno Gaetano Oristanio dall’Inter, ha scelto di salutare il classe 2002 dopo il prestito della scorsa stagione. Quattro i milioni di euro che i rossoblù avrebbero dovuto versare nelle casse dei nerazzurri per l’acquisto definitivo, pur con la possibilità per l’Inter di esercitare il controriscatto. Svanita l’opzione di restare in Sardegna, l’ex Volendam ha fatto le valigie in direzione Venezia, con i lagunari che si sono assicurati Oristanio per cinque milioni con una percentuale importante sulla futura rivendita in favore del club nerazzurro. E lasciando aperta la domanda iniziale per il Cagliari: la scelta di non confermare il mancino di Vallo della Lucania rappresenta un rimpianto?
Olimpico
Oristanio vive un momento positivo con la maglia del Venezia. Nell’ultima gara contro il Como al Penzo è arrivato anche quel gol che mancava dal 4 ottobre nella gara contro il Verona, portando a due le reti in questo campionato condite da due assist. Non un gol banale, tutt’altro. Direttamente da calcio d’angolo, un mancino beffardo che grazie al forte vento e a un Pepe Reina non irreprensibile è finito dentro la rete della squadra di Cesc Fabregas, regalando il 2-2 agli uomini di Eusebio Di Francesco. Numeri finora non strabilianti almeno per quel che riguarda gol e assist, per un giocatore che dopo la prima stagione in Serie A con la maglia del Cagliari era atteso – e lo è tutt’ora – a un ulteriore salto di qualità. Due anche le reti in rossoblù nel 2023-24, entrambe decisive per la salvezza targata Claudio Ranieri. La prima quella che diede il La alla rimonta contro il Frosinone, un sinistro a giro che fu la premessa del 4-3 finale della Unipol Domus. La seconda nell’1-1 di Lecce, altro tassello fondamentale guardando alla classifica a fine campionato. Un’annata in Sardegna divise in due parti ben distinte: la prima con un impatto estremamente positivo, culminata proprio con la rete del Via del Mare, la seconda senza picchi e anzi, con diversi problemi fisici che ne hanno limitato l’apporto alla causa salvezza. In Salento, infatti, arrivò la frattura del metatarso che lo costrinse ai box per oltre un mese e mezzo, poi il rientro graduale culminato con i 90 minuti nella vittoria casalinga contro l’Atalanta. Quando la risalita sembrava solo agli inizi, ecco arrivare la tonsillite alla vigilia della trasferta contro l’Inter, anticamera di un finale di Serie A da comprimario, con il punto più basso nella gara di Marassi contro il Genoa. In quell’occasione Oristanio partì da titolare – l’ultima volta con la maglia del Cagliari – mostrando enorme fatica dal punto di vista fisico e portando Ranieri a regalargli nelle ultime quattro giornate soltanto il quarto d’ora finale nella sconfitta 5-1 contro il Milan a San Siro. E proprio la seconda parte del suo campionato in rossoblù ha rappresentato il campanello d’allarme che ha portato a rischiare il rimpianto piuttosto che puntare sul possibile rimorso. No al riscatto dall’Inter, il tentativo di abbassare la valutazione da quattro milioni o, come alternativa, rinnovare il prestito con diritto di riscatto per un altro anno che non hanno trovato la sponda dell’Inter, l’addio conseguente e la svolta in direzione Venezia.
Uno contro uno
Nessun dubbio sulle qualità tecniche di Oristanio, difficile anche solo immaginare che il Cagliari possa aver posto l’interrogativo sulle caratteristiche del ventiduenne campano. Dubbi, e non pochi, sulle garanzie dal punto di vista fisico, ragione fondante della decisione di non riscattarlo. Perché Oristanio non solo era calato vistosamente nella seconda parte dello scorso campionato, ma alcune perplessità relative a problemi all’anca – che il giocatore si era trascinato negli ultimi mesi in Sardegna – hanno fatto optare la società rossoblù verso il no a un investimento di quella portata. Sulla carta ottimizzabile in futuro per un giovane dal sicuro avvenire e che, difficilmente, avrebbe visto il proprio valore scendere negli anni, anzi. Con quel però, non da poco, dell’affidabilità “strutturale” che ha fatto sì che il Cagliari decidesse di non portarne avanti l’acquisto. Legittimo al momento dei fatti – seconda metà di giugno – ma che oggi, guardando alle partite giocate da Oristanio con il Venezia, appare come un errore. Perché il classe 2002 scuola Inter ha giocato da titolare in quattordici delle quindici giornate di Serie A, con una sola partita da subentrato. Nessun intoppo fisico, nessuna gara saltata. Non solo, ma oltre ai numeri generali che dopo nemmeno metà campionato sono gli stessi dell’intera stagione 2023-24 alla voce gol (2) e addirittura superiori per assist (2 contro l’unico dell’anno scorso), senza contare il minutaggio già quasi identico a quello con il Cagliari (1.096 contro i 1.102 del 23-24), una statistica su tutte lo ha messo in primo piano anche a livello nazionale. Oristanio è infatti secondo a pari merito con Rafael Leao del Milan – e dietro al solo Nico Paz del Como – per numero di dribbling positivi in tutta la Serie A. In testa lo spagnolo con 34, dietro di lui il rossonero e, appunto, il classe 2002 ex Volendam con 32 (dati Opta, fonte Fbref). Per avere un’idea, nel Cagliari in questa speciale classifica il primo è Luvumbo (ottavo con diversi altri giocatori in campionato) che ne ha completato 19. Un dato che, peraltro, gli fa registrare un percentile di 85 tra i pari ruolo dei principali cinque campionati europei, ossia con l’85% dei calciatori del gruppo che hanno un valore di dribbling a partita inferiore al suo.
Numeri
Se da una parte la statistica dei dribbling dà un’immagine estremamente positiva delle prestazioni di Oristanio con la maglia del Venezia (seppur praticamente identiche al suo periodo al Cagliari quando a parità di minutaggio ne realizzò sempre 32, ma su 60 tentativi contro i 65 di questa stagione), gli altri dati offensivi evidenziano un giocatore ancora tutto da costruire e al quale sembra ancora mancare l’efficacia. Gli Expected Goals lo vedono aver realizzato una rete in meno rispetto a quelle attese, i 2,14 tiri di media a partita risultano in un 48 di percentile nei primi cinque campionati europei, così come le azioni che hanno portato al tiro di un compagno sono state 3,5 a gara con il 43 di percentile. Andando ai dati sui passaggi i dettagli da migliorare sono ancora più evidenti, partendo dai 18,5 tentati a gara (1 percentile), passando per il 66% di completati con successo (6 percentile), arrivando ai 2,41 di progressivi (15 percentile) fino ai 2,08 di conduzioni palla progressive (11 percentile). Anche la presenza nell’area avversaria è limitata, con Oristanio che dunque appare come un calciatore sì abile nel dribbling, ma che risulta poco incisivo: sono infatti solo 3,34 di media a partita i tocchi nei sedici metri avversari con un percentile di 28 guardando ai cinque principali campionati europei. Stupiscono invece in positivo le qualità difensive per un calciatore del suo ruolo, perché il classe 2002 scuola Inter ha ben un 90 di percentile nei duelli aerei vinti (più di uno a partita) e il 74 negli intercetti. E a questo punto si può tornare alla domanda iniziale: il Cagliari deve rimpiangere la decisione di non aver riscattato Oristanio? Una risposta che dipende da diversi fattori e che non può essere univoca, ma che allo stesso tempo può essere affermativa. Perché nel Cagliari di Nicola l’ex Volendam avrebbe potuto sicuramente ritagliarsi uno spazio importante, così come le risposte dal punto di vista fisico appaiono positive e con questi presupposti anche l’investimento da 4 milioni di euro vantaggioso. In attesa di capire se il fumo dei dribbling si trasformerà anche nell’arrosto dell’efficacia, che sia in un Venezia che fatica – ma nel quale Oristanio resta uno degli elementi migliori – o altrove in futuro.
Matteo Zizola