Quel lampo con il mancino, educato e preciso, da fuori area contro il Como, quasi un lusso per così tanta qualità in Serie B, aveva fatto gridare al miracolo sportivo. Quel colpo di genio, di tecnica e (forse) di istinto per Gaston Pereiro è diventato ben presto, col passar delle partite, un mero fuoco di paglia. Una gioia per una rete importante salva-risultato che si è trasformata in men che non si dica in delusione per poi diventare persino quasi esclusione.
Un altro flop e la strenua difesa di Liverani
Fabio Liverani, fin dal suo primo giorno sulla panchina del Cagliari, ha sempre tutelato e difeso Pereiro, definendolo come il “valore aggiunto” di una squadra che dalle sabbie mobili della cadetteria ambisce (sulla carta) a tornare tra i grandi della massima serie. Il tecnico rossoblù, dopo un periodo di panchina quasi volto (forse) a far riflettere l’ex PSV sul suo status di eterno oggetto misterioso nella rosa cagliaritana, gli ha voluto dare un’altra chance. Contro il Venezia, l’allenatore del Cagliari ha persino cambiato modulo tattico – dal 4-3-3 mascherato ad un 4-3-2-1 puro, affiancandolo all’evergreen Mancosu sulla trequarti alle spalle di Pavoletti – per cercare di tirar fuori da Pereiro più che le sue qualità tecniche – che non sono in discussione – una mentalità da giocatore di riferimento per la squadra. L’ennesimo tentativo di Liverani di sbloccare El Tonga psicologicamente è invece andato nuovamente in fumo. Nella sfida contro il Venezia, che ha tirato fuori nuovamente vecchi incubi del passato, il numero 20 rossoblù è stato quasi un fantasma in campo. Eppure l’inizio di partita sembrava aver dato una nuova luce a Pereiro, voglioso di andarsi a prendere palla sulla trequarti per provare a creare qualcosa di importante. Poi invece il nuovo blackout mentale. Quella maledetta assenza di continuità nell’arco della gara, il suo vero limite. Un problema che nessuno dei sei allenatori che ha avuto a disposizione da quando è in rossoblù è riuscito a risolvere totalmente. L’estro dell’uruguaiano si è così spento, senza possibilità di rimedio alcuno, e con lui se ne sono andate quasi tutte le possibilità per il Cagliari (e per Liverani) di avere almeno un minimo di imprevedibilità in fase offensiva. La sostituzione dopo poco più di un’ora con il pretoriano Falco, che in sede di mercato poteva significare un vero e proprio passaggio di consegne tra i due, testimonia come anche stavolta la fantasia di Pereiro dalle parti della Domus sia ancora materia sconosciuta, in attesa che da un momento all’altro possa succedere qualcosa. Il tempo però non attende e la stagione va avanti. In tal senso, il big match di venerdì prossimo (7 ottobre) a Marassi contro il Genoa potrebbe già dare un’indicazione di come proseguirà il rapporto complicato tra Pereiro e la maglia rossoblù. Resta da capire se Liverani, nonostante i continui mugugni sul rendimento del suo trequartista-attaccante, continuerà a essere il suo primo difensore o se invece si arrenderà all’evidenza, ovvero quella di un talento di provata qualità ma psicologicamente inespresso.
Un futuro tutto da scrivere
Il Genoa è il presente nell’immediato, poi il futuro sarà tutto da scrivere per Pereiro. Le prossime settimane saranno fondamentali (se non addirittura decisive) per capire se l’ex PSV serve ancora nel Cagliari attuale o se invece le cose andranno diversamente. È presto (e forse anche prematuro) parlare di scenari per l’avvenire di Pereiro e gennaio, mese invernale di calciomercato, è ancora molto lontano nel tempo. Il giocatore, nonostante il recente interesse estivo dello Spezia (con cui si parlava di uno scambio con Agudelo), ha spesso sottolineato di avere tre anni di contratto con il club di Via Mameli e, facendo quasi leva su questo, ha sempre (per ora) respinto qualsiasi possibilità di partenza verso altri lidi, ma lasciando sempre la porta aperta (più probabilmente per il finale della sua carriera) ad un ritorno a casa, al Nacional Montevideo, il club che l’ha visto crescere calcisticamente e che soprattutto l’ha lanciato nel calcio europeo. I rapporti con l’entourage di Pereiro sono tesi da tempo, ma questo non è il momento adatto per parlare di carte bollate, contratti, scadenze oppure di altre squadre interessate. Il presente per Pereiro si chiama Cagliari, squadra per cui non si è ancora totalmente espresso per il suo potenziale. La speranza è l’ultima a morire ma quella speranza dirigenza, allenatore, staff tecnico e tifosi vogliono tenerla accesa grazie a delle prestazioni. Riuscirà Pereiro a far rinascere, o meglio nascere, la sua stella sotto il cielo rossoblù?
Fabio Loi