L’annuncio ufficiale è arrivato di prima mattina del 3 dicembre mentre in Italia in molti prendevano il primo caffè della loro giornata: una notizia che di certo non era un fulmine a ciel sereno visti i rumors di un ciclomercato mai così spostato in là in avanti con i mesi. La strana stagione 2020 è stata l’ultima corsa da Fabio Aru con il Team UAE Emirates dopo tre anni bui e avari di soddisfazioni sul piano sportivo: ora il villacidrese è pronto per abbracciare una nuova avventura alla Qhubeka-ASSOS.
Melting pot di solidarietà – Nel panorama World Tour difficile trovare un’altra squadra che unisce così tante nazionalità diverse: ci sono gli italiani, gli spagnoli e i belgi (immancabili ovunque nel ciclismo), ma anche danesi, tedeschi, polacchi, australiani, neozelandesi, ma soprattutto è presente la componente sudafricana a rimarcare le origini del team che fa della solidarietà una delle sue mission. La Qhubeka infatti non è uno sponsor tradizionale, ma il nome dell’iniziativa benefica che porta avanti il sodalizio di Douglas Ryder. “Andare avanti”, questo il significato di questo termine Nguni che ha dato il nome al progetto che si occupa di regalare sollievo e sorrisi alle popolazioni africane anche con la distribuzione di biciclette. Un’iniziativa che unisce i corridori del team come sottolineato più volte dal campione europeo e italiano Giacomo Nizzolo e dallo stesso Cavaliere dei Quattro Mori nelle sue prime parole ufficiali da membro del team: “Ho osservato da vicino il lavoro della Qhubeka Charity e quello che fanno è incredibile. Alcuni dei miei nuovi colleghi mi hanno detto del potere e dell’impatto che ha avuto su di loro andare a una cerimonia di distribuzione di biciclette. Questo mi ha fatto capire l’impatto che la bicicletta ha avuto nella mia vita e il potere che può avere per gli altri”. Questione poi rimarcata a La Gazzetta dello Sport dal 30enne di Villacidro: “Sono stato più volte in quel continente e mi è già capitato di vedere negli occhi la felicità dei bimbi in bicicletta. Douglas Ryder mi ha trasmesso questa sensibilità e l’ho fatta mia. Questa volta il fattore economico non è stato principale, è un progetto che va oltre questi discorsi”.
A caccia di rilancio – E chissà che questa mission non possa aiutare il sardo a ritrovare la sua strada. Sono a oggi passati 1248 giorni dalla sua ultima vittoria, quella lontanissima quanto straordinaria giornata in maglia tricolore a La Planche des Belles Filles al Tour de France. Da allora solo problemi di ogni genere e una delusione dopo l’altra alla UAE Emirates. Ora per Aru è alle porte un nuovo inizio, tra tanta voglia dir ricominciare e qualche piccola incognita: la certezza della permanenza nel World Tour della Qhubeka-ASSOS è arrivata infatti a metà novembre inoltrato, con l’impossibilità della squadra di poter programmare al meglio il suo 2021. Nonostante tutto fin qui è una squadra più che dignitosa quella costruita da Douglas Ryder e dal suo staff: oltre ai confermati Giacomo Nizzolo, Max Walscheid, Andreas Stokbro, Michael Gogl, Dylan Sunderland, Nic Dlamii, Connor Brown e Victor Campenaerts (tranne il velocista azzurro, utilissimi gregari in corse a tappe) il team sudafricano-svizzero ha accolto diversi ottimi corridori. Sono arrivati uomini di indubbia affidabilità come lo svizzero Frankiny, gli ex Education First Bennett e Clarke oltre ai passisti Tainfield e Vinjebo. Sono ancora tanti i corridori senza contratto che probabilmente andranno a rinforzare il team salvato anche dai nuovi investimenti dello sponsor tecnico ASSOS: la marca d’abbigliamento svizzera sarà una delle componenti che non varieranno rispetto alla passata stagione insieme alle biciclette BMC.
Matteo Porcu