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Estetica e pragmatismo: Makoumbou è l’equilibratore del Cagliari

Antoine Makoumbou durante Napoli-Cagliari | Foto Valerio Spano
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Il rovescio della medaglia, lo yin e lo yang, il sinonimo e il contrario. Di modi di esprimere due versanti opposti della realtà che osserviamo ce ne sono tanti. Il binarismo del concetto nasconde però una scala di grigi che può essere difficile da osservare, ma che spiega la legge dell’attrattività tra poli opposti. Nella propria visione del calcio, Claudio Ranieri e Antoine Makoumbou potrebbero avere poco in comune. Il predicatore della verticalità da una parte, il fantasioso centrocampista che può scadere nel tocco in più dall’altra. Eppure nessuno dei due può fare a meno dell’altro e di conseguenza non può farlo neanche il Cagliari.

Dogma

Milleduecentoottantuno minuti giocati, dietro solo ad Alberto Dossena ma causa squalifica con il Sassuolo, che per la prima volta in stagione ha portato a osservare il Cagliari senza Makoumbou. Sostituito solo una volta in stagione a gara in corso, il franco-congolese sembra essere un dogma per Ranieri, ma anche una sorta di abiura alla sua filosofia da tinkerman. Perché il centrocampista classe ‘98 non soffre gli effetti dei cambiamenti tattici all’inizio e soprattutto nel corso della gara. Resta intoccabile in uno scacchiere in cui è diventato fondamentale per gli equilibri e per le scelte con il pallone tra i piedi, soprattutto quando la pressione avversaria si alza. Corsa, qualità e un pizzico abbondante di propensione al rischio. Al ritorno in campo contro il Napoli gli ingredienti si sono mescolati fino a ottenere una prova a tutto tondo, determinante per provare ad arginare e a far male ai partenopei. Con i numeri a fare da testimoni: 11.7 km percorsi, 3 recuperi, l’81% – la percentuale più alta di tutta la squadra – di passaggi riusciti. Ma anche un passaggio chiave, con la giocata che ha illuminato il Maradona in maniera quasi inaspettata per l’occasione di Nández a tu per tu con Meret: un pallone a tagliare tutto il campo in verticale, perfetto per ribaltare l’azione e offrire al Cagliari la chance di passare in vantaggio. Un’occasione che solo per la stanchezza del Leon e l’uscita con i tempi giusti dell’estremo difensore napoletano non si è trasformata nell’azione dello 0-1.

Crescita

Dopo un approccio alla Serie A non semplice, Makoumbou sembra essersi adattato alle richieste di una massima serie affrontata per la prima volta in carriera. Meno tocchi, più velocità di trasmissione del pallone, lavoro senza palla per fermare le trame avversarie e un aiuto fondamentale per Prati nello sviluppo dell’azione. Una crescita modellata da parole e gesti di Ranieri, con il mix di complimenti e rimproveri che ha dato i suoi frutti nel lungo periodo. Frutti ancora però non tutti maturi. Perché se è vero che i miglioramenti sono evidenti e il tecnico romano non possa fare a meno di lui, il processo per diventare quel centrocampista box to box più volte prospettato è ancora in corso. A partire dal lavoro senza palla, sia in fase difensiva che in fase offensiva. A Napoli Ranieri ha scelto di preservare il giocatore spostando le attenzioni di Prati su Anguissa, viste le prime sgroppate del centrocampista camerunense alle spalle del giocatore. Già con la Lazio l’espulsione era arrivata su un taglio profondo di Guendouzi, a punire sì un errore collettivo, ma in cui l’ex Maribor aveva messo il suo zampino lasciandosi sfuggire l’avversario. Dall’altra parte, servirà più continuità negli inserimenti e scelte decise negli ultimi venti metri per portare un contributo consistente in zona gol. Il lampo contro il Frosinone aveva quasi sorpreso, mostrando nell’anticipo dell’avversario e nella freddezza davanti al portiere quelle potenzialità spesso nascoste inizialmente da un approccio al calcio più estetico che pragmatico. Trovare un equilibrio definitivo tra i due opposti, tra le due facce della stessa medaglia, potrebbe essere la chiave per Makoumbou per dare risposte al Cagliari e a sé stesso. Perché dopo un lungo girovagare terminato con l’arrivo in Sardegna nella scorsa stagione, dalla conquista della salvezza può passare la costruzione di un futuro che pochi anni fa il numero 29 rossoblù poteva solo lontanamente immaginare.

Matteo Cardia

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