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Esperienza e difesa a tre: nasce il Cagliari di Agostini

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Il tempo corre veloce e Walter Mazzarri appartiene già al passato. Con la Salernitana alle porte, Alessandro Agostini e il Cagliari hanno un’unica strada chiamata vittoria. Solo così la salvezza non sarà un miraggio, ma una speranza concreta.

Vecchia strada

Tempo, comunque vadano le cose lui passa, e se ne frega se qualcuno è in ritardo. Come Jovanotti nemmeno i rossoblù possono annoiarsi, lo scontro dell’Arechi è dietro l’angolo e l’era Agostini iniziata. Tutti abili e arruolabili, questa la buona notizia per l’allenatore classe ’79 di Vinci. La domanda, scontata ma non troppo, è cosa potrà cambiare l’ex tecnico della Primavera rispetto al vestito tattico indossato dal Cagliari di Mazzarri. Non solo numeri, ma anche uomini e soprattutto filosofia. Partendo dallo schema, con il 3-5-2 o 3-4-2-1 che si voglia che potrebbe restare la base di partenza anche per Agostini. Due i motivi che portano a questa conclusione. Il primo è, appunto, il poco tempo che non permette a una squadra – ormai abituata fin dall’ultimo Di Francesco alla difesa a tre – di cambiare in così pochi giorni la propria disposizione. Il secondo porta alle caratteristiche dei giocatori, un tema di fatto legato al precedente dopo un mercato di gennaio che ha regalato elementi più adatti al gioco di Mazzarri rispetto al passato. Vero è che Agostini da allenatore della Primavera ha utilizzato prevalentemente 4-3-3, ma la batteria di esterni difensivi e soprattutto offensivi della squadra giovanile non poteva che portare a quello, al contrario la rosa della prima squadra pecca proprio nei due ruoli, quello di terzino – destro e sinistro – e quello di attaccante esterno.

Esperienza e forma

La sfida con la Salernitana riveste un’importanza vitale per la permanenza in Serie A, il tempo è tiranno e cambiare tattica complicato. Ciò che invece Agostini potrebbe modificare è l’atteggiamento, soprattutto nella fase di non possesso. Il suicidio degli uno contro uno a tutto campo – a prescindere da avversario e situazione contingente – dovrebbe verosimilmente lasciare il passo a una filosofia più accorta, ma non per questo più difensiva. Conteranno per questo aspetto anche le scelte di carattere individuale, con le gerarchie quasi azzerate come sempre accade in seguito a un cambio di guida tecnica. A maggior ragione dopo una crisi profonda da sette sconfitte in otto partite. Cragno resterà senza se e senza ma il guardiano della porta, mentre davanti a lui spinge per una maglia Luca Ceppitelli. L’esperienza potrebbe infatti incidere parecchio in un momento di difficoltà come quello attuale, nonostante il trio Altare-Lovato-Carboni non abbia demeritato. Sulle fasce da valutare la condizione sia di Bellanova, apparso in debito d’ossigeno nelle ultime apparizioni, sia di Nández. Il León contro il Verona è apparso in ritardo, più funzionale nel ruolo di interno che in quello di motorino a tutta fascia. Sul lato opposto la sfida tra un Dalbert poco affidabile e un Lykogiannis decisivo nelle ultime salvezze è aperta. Il greco è stato protagonista dell’assist a Pavoletti nella storica vittoria di Firenze e del gol che portò in vantaggio il Cagliari a Benevento la passata stagione, ma tra situazione contrattuale e poco campo nelle ultime gare potrebbe ancora una volta lasciare il passo al brasiliano.

Il ritorno di Pavoletti

Tra centrocampo e attacco i maggiori dubbi, partendo da quello sull’atteggiamento offensivo. Due giocatori in supporto alla punta centrale – con due soli interni in mediana – o due attaccanti con un centrocampo a tre? Una cosa appare però se non certa quantomeno probabile: il rilancio di Pavoletti. Uomo salvezza per definizione, il centravanti livornese dovrebbe essere il riferimento centrale in attacco e vincere il ballottaggio con Keita. Per il senegalese la speranza è in uno schieramento più offensivo, al contrario potrà diventare una soluzione in corsa. Con Joao Pedro punto fermo, infatti, Keita potrebbe agire da secondo trequartista assieme al capitano rossoblù o da spalla di Pavoletti, opzione che aprirebbe le porte anche a un possibile utilizzo di Gastón Pereiro. Un 3-4-2-1 o 3-4-1-2 con un attacco a tre più vicino a quello utilizzato da Agostini con la Primavera, pur se con caratteristiche molto diverse. La mediana dipenderà dunque dal vestito tattico scelto, con Grassi che si candida a unica certezza mentre Marin, Deiola, Rog, Nández e il desaparecido Baselli a giocarsi una o due maglie. Soprattutto il croato punta a partire dal primo minuto, magari al posto di un Marin apparso appannato nelle ultime uscite.

Difficile, infine, che con tutta la rosa a disposizione Agostini possa puntare su uno o più ragazzi della sua Primavera. Non solo per una mera questione numerica, ma soprattutto per la situazione di classifica che richiede esperienza e sangue freddo. I vari Kourfalidis, Luvumbo e Desogus dovranno dunque aspettare tempi migliori e potranno concentrarsi sui playoff del campionato Primavera e tifare da fuori il loro mentore Agostini nella complicata sfida per la permanenza in Serie A.

Matteo Zizola

 
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