La virtù sta nel mezzo, quello del bicchiere che può essere visto pieno o vuoto a seconda di come lo si vuole guardare. Questione di ottimismo – Claudio Ranieri – o pessimismo – il secondo posto che resta a nove punti. Il mezzo poi è anche quello del campo, zona dove si distrugge e soprattutto si crea, o meglio si dovrebbe creare. Situazioni favorevoli ma anche gol, ciò che in fondo è mancato al Cagliari nelle ultime tre gare e non solo, al netto della rete messa a segno contro il Bari.
Numeri alla mano
Sistemare le fondamenta per poi costruire la propria casa e, magari, abbellirla con qualche quadro. La metafora di Ranieri nella conferenza dell’antivigilia di Cagliari-Genoa è perfetta per descrivere la situazione dei rossoblù. Che dopo lo zero a zero di Venezia hanno ripetuto il medesimo risultato anche alla Unipol Domus di fronte agli uomini di Gilardino. Ma è la penuria di conclusioni verso il portiere avversario il vero cruccio, perché dopo l’unico tiro a Bari e l’unico di Venezia, contro il Genoa la casella dei tiri verso lo specchio della porta ha recitato un fragoroso zero. Un dato che per certi versi andrebbe interpretato, ma che resta indicativo di una difficoltà ormai quasi strutturale del Cagliari a rendersi pericoloso. Nonostante un’altra statistica, quella degli Expected Goals – più vicina alle occasioni potenziali che alle sole conclusioni nude e crude – parli di una squadra rossoblù in debito e nemmeno tanto lontana dalle concorrenti più efficaci. Con 1,65 xG per partita, infatti, il Cagliari è al quinto posto nella speciale classifica, vicinissimo al Genoa (1,68) e preceduto dalla Reggina (1,74), dal Parma (1,88) e dal Frosinone (1,91). Andando però a vedere la differenza con i gol effettivamente realizzati, i rossoblù sono la terza squadra per scarto negativo di tutto il campionato. Il Cittadella è in testa (-0,69), il Parma secondo (-0,62) e Lapadula e compagni terzi con uno scarto di -0,58. Per fare due esempi il Frosinone capolista ha uno scarto di -0,24 e il Bari ha addirittura messo in cascina più reti rispetto a quelle attese statisticamente (+0,12 a gara). Imprecisione come causa principale per i patemi dell’attacco di Ranieri, spiegata dai dati Opta prima della sfida contro il Genoa. Il Cagliari era infatti secondo per numero di tiri totali (358), ma soltanto diciassettesimo per percentuale nello specchio (40%) e sedicesimo per percentuale realizzativa (11%). Il problema non è tanto nel creare chiare occasioni da gol, i rossoblù sono quinti sia per la quantità (45) sia per la loro percentuale realizzativa (47%), ma quanto nel riuscire a impensierire il portiere con diverse soluzioni. Che al momento non sembrano essere i cross, altro cruccio tecnico per i rossoblù che comandano sì la speciale graduatoria a livello numerico (520 totali prima della sfida contro il Genoa), ma sono in fondo al diciassettesimo posto per percentuale di traversoni positivi (18%).
Mancanza
Il riassunto dei dati spiega però solo parzialmente le problematiche. Una, forse la più importante, è stata centrata proprio da Ranieri nelle parole del post partita contro il Genoa. “Mi aspetto gol dai centrocampisti e qualcuno dai difensori” la dichiarazione del tecnico rossoblù. Non casuale, visto che delle 29 reti realizzate in campionato soltanto Mancosu tra i “non attaccanti” ne ha messo a segno più di una (2), mentre una a testa l’hanno realizzata Rog, Makoumbou, Deiola, Viola e Lella. Identico discorso per i difensori, un gol soltanto a testa per Altare e Azzi che propriamente difensore non è. Ma è un altro aspetto che salta all’occhio quando si guarda alla penuria realizzativa della mediana. Non solo l’incapacità di inserimenti senza palla in territorio nemico, ma anche se non soprattutto quella di provare la conclusione dalla distanza che, contro le difese chiuse, è una delle alternative per far uscire gli avversari dal guscio e aprire più spazi dentro i sedici metri. Solo due le reti segnate dai rossoblù da fuori area, quella di Pereiro all’esordio contro il Como e l’altra a firma Paulo Azzi. Le sfida contro il Genoa e il Venezia hanno visto un Cagliari che di fronte a difese schierate e ben serrate non ha praticamente mai provato la conclusione dalla distanza. Solo Rog contro i neroverdi ha tentato in alcune occasioni di battere Joronen da fuori area, mentre nella gara contro gli uomini di Gilardino nessuno è stato capace di prendersi la responsabilità di provarci.
Personalità e Makoumbou
Una mancanza tecnica o di personalità a seconda dei casi. Kourfalidis ha dimostrato nel campionato Primavera di avere le caratteristiche per provarci, Rog pur non essendo uno stoccatore per definizione ha comunque anche quello nel suo bagaglio tecnico. Mancosu idem, Deiola forse il migliore in questo fondamentale – assenza che da questo punto di vista pesa – mentre hanno influito anche le difficoltà fisiche di due che hanno nel loro repertorio la conclusione da fuori area come Viola e Falco. Quelli che non possono diventare quadrati essendo nati tondi sono invece Nández – inutile ribadire la sua allergia alle conclusioni in generale – e Makoumbou. Al congolese si chiede spesso e volentieri maggiore personalità da fuori area, ma il tiro dalla distanza non è parte del suo bagaglio tecnico da ben prima che arrivasse in Sardegna. Un solo gol prima di sbarcare nell’Isola, poi un altro da quando veste la maglia del Cagliari (contro il Cittadella). E basti ricordare come lo descrisse il giornalista sloveno di Nogomania Miran Zore, quando fu intervistato su queste colonne non appena Makoumbou fu acquistato. “È un tipo di centrocampista difensivo di costruzione, non è un giocatore che attacca l’area, ma sicuramente quando ha la sfera difficilmente la perde. Essere capace di giocare in spazi stretti o ce l’hai o non ce l’hai, non puoi impararlo, e lui ce l’ha“, un profilo del centrocampista parigino che è stato confermato dai fatti del campo. Ma è soprattutto un’altra definizione di Makoumbou da parte di Zore che torna alla mente, quando disse che “In fase offensiva non ha fatto vedere tanto, non è uno che segna, non cerca nemmeno la conclusione. Onestamente non ricordo un suo tiro, ma è un ottimo fraseggiatore, molto bravo con il pallone“. Una sentenza confermata dalle ultime prestazioni, una crescita esponenziale che però non può passare dalla richiesta di diventare ciò che non è mai stato, almeno non subito.
Matteo Zizola