Distrazione, stanchezza, fame. Tre elementi diversi tra loro, ma che come rampicanti si sono aggrovigliati sull’incontro tra Treviso e Dinamo Sassari. Con la differenza che i trevigiani di quei rami che potevano diventare troppo stringenti ne hanno preso il controllo, fino a soffocare una squadra biancoblù che ha mancato un’occasione per allungare sulla zona rossa e flirtare con quella playoff che i risultati altrui avrebbero reso ulteriormente più vicino.
Mancanze
Quella del PalaVerde era stata indicata da Bucchi come una gara fondamentale per l’inizio di un mini-percorso di quattro impegni di cui tre lontani dal PalaSerradimigni. Una serie di incontri che diranno a quale parte di classifica la Dinamo appartiene prima della lunga pausa di febbraio. La partita giocata in Veneto ha detto che per il momento Sassari appartiene alla parte destra della classifica. Non essenzialmente per mancanza di qualità , ma per assenza in più frangenti di lucidità così come per l’incapacità mostrata in trasferta di azzannare la partita. La Dinamo ha avuto almeno tre possessi per impattare in un complicato terzo quarto, ma solo in uno di questi ha costruito un tiro con spazio e ben ragionato. Un andamento ripetuto anche nel quarto periodo, quando dopo le due triple di Jefferson che potevano riaprire la gara ha perso due palloni più che sanguinosi con il suo playmaker e con Tyree. Sulla sfida ha avuto un’influenza chiara l’ultimo impegno di Cholet, basta vedere le facce di alcuni giocatori, su tutti quella di un Kruslin utilizzato per oltre 30′, e i troppi errori ai liberi, ma gli affanni cozzano poco con la carenza di attenzione nei momenti decisivi dell’incontro, come quando nel terzo quarto su rimbalzo offensivo concesso da tiro libero, Mezzanotte ha punito il mancato accoppiamento dall’arco riportando Treviso sul +11. Il Banco ha fatto e disfatto da sé, malgrado un avversario alla portata e in crisi che ha concesso più volte la via per cambiare l’inerzia della gara ma comunque bravo a venire a capo dei propri difetti quando necessario. Una lezione per un Banco che per crescere deve decidere di avere la stessa faccia su ogni parquet.
Futuro
Le sconfitte di Varese e Pesaro nella fascia più bassa della classifica, quella della Vanoli e di Scafati tra le squadre che lottano per agguantare l’ottavo posto ora nuovamente occupato da Pistoia, lasciano la situazione di Sassari in classifica più o meno invariata. La conclusione del proprio percorso in Champions League permetterà a Sassari di lavorare per una settimana intera in vista della sfida al Forum contro un’Olimpia Milano in ripresa al di là dei tanti infortuni e che può permettersi di gestire comunque i propri minutaggi. Ma al di là di uno sguardo al futuro servirà guardare anche al recente passato. Perché contro Milano servirà ritrovare aggressività offensiva in maniera continua e durezza fisica quando necessaria, elementi visti a Treviso solo nei momenti di massimo sforzo sassarese nel tentativo di rientrare. Ma soprattutto servirà un diverso impatto dalla panchina, al di là delle scelte sull’assetto che vede tagliato fuori dalle rotazioni Treier confermato anche nella serata di ieri in sala stampa. Oltre alla buona prova di un Diop meno preciso nel secondo tempo ma che ha comunque chiuso con 13 punti e 8 rimbalzi, i punti dalla panchina sono stati appena 4, due di Cappelletti – ancora una volta bene nell’approccio ma male nel lungo periodo – e due di un McKinnie nuovamente mai in serata. Mentre Gentile è rimasto a quota zero. Senza un buon apporto anche di tipo offensivo di chi entra in corsa si fa ovviamente dura per la Dinamo, che anche per questo non riesce ad avere confidenza continua con il canestro e alzare le proprie medie. Un calo fisico dopo il lungo periodo vissuto con la ristrettezza delle rotazioni era normale, ma le scusanti più che lecite stanno finendo il proprio effetto. Dopo il termine dell’avventura europea, arriva in campionato il momento della verità . Un momento in cui la prima risposta del gruppo deve essere nel tentativo di dimostrarsi consapevoli del dover limitare le distrazioni. Perché il campionato è ancora aperto a ogni conclusione, ma l’equilibrio di ogni sfida può portare a giocare con il fuoco. E scottarsi, non è mai un piacere.
Matteo Cardia














