Vincere fa sempre bene. Lo sa bene la Dinamo Sassari, che nel giorno dell’impresa dell’Italia contro la Serbia agli Europei, ha deciso di dire la sua ribaltando il pronostico e portando a casa la dodicesima edizione del torneo City of Cagliari battendo l’Olimpia Milano per 66-75. Una finale arrivata dopo una prestazione convincente nel primo giorno del torneo, quando la carta è stata smentita superando un Panathinaikos quasi al completo.
Diesel
Ci sono più fattori che accomunano le partite nella ormai classica due giorni cagliaritana. Da una parte le rotazioni corte, con l’assenza di Jack Devecchi aggiuntasi a quelle di Jones, Robinson e Treier, dall’altra una partenza con qualche tentennamento che ha visto i biancoblù terminare sotto nel punteggio il primo tempo sia contro la squadra di Radonjic che con le Scarpette Rosse. Ma anche, soprattutto, la conseguente capacità di reagire. Qualche errore di comunicazione in difesa e di lettura sul pick&roll, in cui si sono visti meno cambi e più contenimenti ma anche la scelta di negare al palleggiatore avversario la possibilità di andare verso il bloccante, ha portato a qualche canestro in più subito anche quando evitabile. Sbagli normali in un percorso di crescita che però sono stati sempre messi in ombra da seconde parti di gara in cui la squadra di Bucchi è salita di livello sul lato difensivo e di conseguenza in attacco. Più intensità e più cattiveria agonistica hanno portato a più possessi in campo aperto e a maggiori spazi sul perimetro, con soprattutto Bendzius ad approfittarne. Le triple del lituano sono state infatti determinanti in entrambe le serate per scavare i solchi decisivi negli incontri.
Certezze
Con solo nove giocatori nelle rotazioni, compresi un Luca Gandini e un Massimo Chessa esemplari, non era per nulla facile riuscire a far proprie partite con avversari di primo livello. È vero che sia nel Panathinaikos (Grigonis e Papagiannis) che in casa Olimpia (tutto il gruppo italiani tranne Alviti, più Voigtmann) le assenze potevano avere un certo peso, ma anche quelle sassaresi non erano da meno per gli equilibri e per una stanchezza fisica che poteva arrivare da un momento all’altro. Difficoltà che però evidentemente stanno rendendo più solide le certezze mentali di una squadra che ora si metterà in cammino verso l’ultimo impegno pre-campionato in Francia, a Gravelines, il 16 e il 17 settembre. Poi arriverà il basket ufficiale dopo un’altra settimana e mezzo di lavoro a disposizione, a Brescia contro Tortona per la Supercoppa, ma allora coach Bucchi dovrebbe di nuovo avere a disposizione almeno Jones e Robinson. Nel frattempo però il tecnico dei biancoblù si gode le note positive della vittoria del torneo.
Fattori
Tra queste c’è sicuramente Chinanu Onuaku, premiato come Mvp del City of Cagliari. Il problema falli, due già nel primo quarto in pochi minuti sia contro i greci che con i milanesi, ha portato qualche apprensione alla panchina sassarese, ma nel complesso il centro ex Rockets è stato bravo a controllarsi in entrambe le occasioni e a essere presente nei momenti che contavano, soprattutto contro Milano. Un’energia contagiosa anche per Diop, che in semifinale ha fatto vedere una buonissima intesa con Gentile e che in finale è invece cresciuto nel lungo periodo, lottando tanto a rimbalzo nel momento di massimo sforzo sassarese per cercare l’allungo. Proprio la guardia di Maddaloni ha dimostrato di essere già in buona forma su ambo i lati del campo, mettendo la sua firma nel finale di entrambe le partite. Potrebbe essere però Dowe ad avere i margini di miglioramento più importanti. Tanta abnegazione per l’ex Prometey anche in difesa, polveri bagnate ancora al tiro – stesso problema di Kruslin – ma già una buona intesa con Onuaku e un’ottima capacità di utilizzo del corpo in penetrazione ben evidenti. Da non sottovalutare anche l’impiego di Raspino, che ha giocato con più coraggio rispetto a quanto visto a Oristano.
Ci vorrà tempo per un vero e proprio giudizio su una squadra ancora in costruzione. Le gambe ancora non girano alla perfezione nonostante i passi in avanti, ma è soprattutto l’assenza di giocatori importanti a costringere all’attesa. Ma la Dinamo di Piero Bucchi sembra sulla strada giusta per costruire una propria identità. Lo dicono le reazioni ai ritorni degli avversari e agli svantaggi viste nelle ultime due settimane. Un punto in comune tra Oristano e Cagliari che ora i biancoblù dovranno continuare a custodire gelosamente.
Matteo Cardia














