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Dinamo Sassari, un successo che fa bene: ora serve confermarsi in trasferta

Un momento di Olimpia Milano-Dinamo Sassari | Foto Luigi Canu
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Badare al concreto, a costo di scelte inaspettate. Tutto per vincere, per svolgere al meglio quello che è il compito richiesto da una classifica migliore ma ancora migliorabile. La Dinamo Sassari ha ritrovato la vittoria contro una Vanoli Cremona mai doma per 86-80. L’ha fatto per le risposte avute da gran parte del gruppo, ma anche grazie a una settimana di lavoro in più con un Nenad Markovic che si è tolto il peso di una vittoria che regala un sorriso a una squadra che ne aveva bisogno tanto quanto l’ambiente circostante.

Scelte

Tutti importanti, nessuno indispensabile. Lo dice il ritorno di Treier in campo nel secondo quarto, i minuti sul parquet di McKinnie solo tra terzo e quarto periodo quando forse nessuno se lo aspettava più, lo ha confermato l’utilizzo limitato di Tyree nei momenti più caldi della gara quando con Cappelletti e Jefferson in campo Sassari girava meglio. La soluzione con i due playmaker in campo era già stata sperimentata a Milano e complice la necessità di dare respiro ai possessi senza che la staticità prendesse il sopravvento è stata riproposta per più minuti. Non una bocciatura per Tyree, che dovrà comunque adattarsi a condividere le responsabilità con Jefferson in campo, ma un chiaro segnale di come per arrivare a conquistare i due punti le gerarchie possano cambiare a seconda delle letture. Di certo contro Cremona è arrivata la risposta di una panchina che era attesa. Prima Cappelletti (+25 di plus minus) e Gentile a dare un diverso impatto su ambo i lati del campo, poi Treier e infine il solito Diop a completare il quadro. L’aggressività difensiva, quella richiesta da Markovic prima della gara, è salita improvvisamente con la second-unit in campo in aggiunta a un Charalampopoulos che con diversa fiducia nelle mani ha di fatto cambiato la gara dei sassaresi dopo i primi possessi. Se i limiti difensivi, nella comunicazione e nelle scelte sui giochi a due avversari su tutti, sono ancora evidenti, resta il fatto che Sassari ha vinto la partita contro Cremona perché ha aumentato i giri del proprio motore nella sua metà campo, seguendo l’esempio anche positivo di Kruslin, ponendo soprattutto una certa intensità sulla palla. Le migliori scelte offensive, anche contro la zona, così come l’opportunità di correre il campo, sono state una conseguenza del lavoro precedente, con il controllo delle operazioni a rimbalzo che ha fatto la sua parte (26-24 in favore dei sassaresi) tanto quanto la limitazione delle palle perse.

Testa

Al di là degli aspetti da correggere, della serata positiva al tiro (55% dal campo) e delle prove individuali di Charalampopoulos e Jefferson su tutti che hanno confermato la loro importanza nello spartito sassarese per motivi differenti, era l’aspetto mentale quello più importante da osservare. Sassari non ha approcciato bene la sfida difensivamente, ma ha trovato il modo di rimettersi in sesto in poco tempo facendo cose semplici tanto quanto utili sia in attacco che in difesa. Un effetto che si è trasformato in un fenomeno prolungato nell’arco di quaranta minuti. Non senza difficoltà, ma con la capacità di ribattere a ogni tentativo di Cremona di girare l’inerzia della gara a proprio favore soprattutto tra terzo e quarto periodo, quando gli uomini di Cavina spinti da Lacey sono tornati sotto dalla doppia cifra di svantaggio e hanno avuto il possesso per impattare la gara. La Dinamo è stata in quel momento solida, non ha avuto paura di vedere crollare il proprio castello improvvisamente, non ha, insomma, smesso di ragionare come era capitato invece in altre occasioni. Ed è dalla consapevolezza di essere capaci di mantenere una certa regolarità nella prestazione che la squadra dovrà ripartire per non far diventare il successo tra le mura amiche un fuoco di paglia. Prima della pausa c’è ancora la sfida con una Tortona che sta riprendendo a correre e proprio come Sassari vuole cambiare il verso della propria stagione. Servirà una partita attenta, ma soprattutto senza quei blackout che hanno caratterizzato l’annata lontano da casa. Un successo non sarebbe solo utile ai fini della classifica, ma anche all’umore di una squadra che ha ancora bisogno di rendere più consistente il proprio io interiore, quello da cui dipende la possibilità di rimettere insieme i cocci delle ambizioni sassaresi e renderle nuovamente vive.

Matteo Cardia

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