“Non voglio vedere una squadra che smette di ragionare”. Se ci fosse una frase da apporre nello spogliatoio della Dinamo Sassari per tenerla a mente durante tutti i 40’ di gioco contro Cremona sarebbe probabilmente questa. A pronunciarla è stato coach Nenad Markovic davanti ai microfoni a due giorni dalla sfida contro la Vanoli, consapevole di quella che sarà una gara delicata, che i biancoblù si giocano davanti al proprio pubblico e che potrebbe dare un altro senso alla classifica della sua squadra.
Testa
La partita del PalaSerradimigni, poi la sfida con Tortona, prima di una pausa lunga quasi un mese. Il futuro prossimo però deve essere il tempo verbale preferito da una Sassari che dovrà guardare alla realtà partita dopo partita, provare a rendere solide le proprie fondamenta aggiungendo un mattone alla volta. La prima occasione è la sfida contro la Vanoli di Cavina, che tornerà a Sassari da avversario dopo l’ultima esperienza ormai più di due anni fa. Cremona arriva da tre sconfitte nelle ultime quattro gare, nel mezzo è stata però capace di battere Trento e anche nelle ultime due partite perse è rimasta viva fino all’ultimo possesso. Sassari però prima di guardare al passato altrui, dovrà osservare quello suo: ripartire dal buon approccio contro Milano, ma soprattutto mettere da parte quanto visto su ambo i lati del campo al Forum a partire dal terzo quarto in poi sarà fondamentale potrebbe essere già un buon punto di partenza. Per evitare così di spegnere improvvisamente la centralina, per continuare, invece, a provare a mettere in circolo le idee che non permettano di smettere di ragionare insieme e di divertirsi.
Collettivo
All’andata la Dinamo era ancora una squadra martoriata dagli infortuni e finì per perdere 86-74 malgrado la buona prova di Gentile. Alla partita di domani, domenica 5 febbraio con palla a due alle ore 16.30, Sassari arriva invece con la giusta condizione sulle gambe, almeno sulla carta, come confermato dal proprio tecnico. La capacità di gestire la tensione creata sia dalla classifica che dalla presenza di un pubblico che si aspetta un passo in più dai suoi Giganti sarà il primo tassello di una serata in cui però conteranno tanto anche gli aspetti del parquet. Per Sassari sarà fondamentale il connubio tra approccio del quintetto e impatto della panchina. Iniziare, insomma, con il piede giusto, senza poi disperdere intensità e qualità una volta che lo spartito che dovrà recitare il copione cambierà interpreti. Perché al di là di Diop, da più settimane sia gli esterni che McKinnie non riescono a dare quanto sarebbe lecito aspettarsi. Così come non riesce a fare un Gombauld che ancor di più contro Milano ha evidenziato le difficoltà a dare profondità al gioco sassarese sotto i tabelloni. Tutti gli elementi sono chiamati a dare qualcosa in più in attacco per costruire quei tiri in ritmo visti a singhiozzo in stagione e togliere fiducia a una squadra che in difesa si è dimostrata spesso solida in stagione (quinta miglior difesa del campionato con 78.7 punti di media subiti). Un atteggiamento che andrà ripetuto in difesa, lato su cui provare a controbattere l’aggressività cremonese sarà decisivo per provare a prendere le redini della partita in mano. Cremona ha nell’asse Zegarowski–Golden il pericolo principale, ma nel complesso, anche se le rotazioni non sono profonde, la forza vera resta in un collettivo che vede quattro giocatori andare oltre la doppia cifra di media a cui se ne aggiungono due – tra cui l’ex Lacey – che la sfiorano con oltre 9 punti a discesa sul parquet. Senza sottovalutare l’apporto di chi come Pecchia, Eboua e Zanotti fa parte dello zoccolo duro italiano completato da un Denegri finora molto positivo alla prima stagione in A1 e che con la sua fisicità potrebbe far soffrire Jefferson. La responsabilizzazione difensiva di ogni giocatore sassarese sarà uno degli aspetti principali a cui guardare, vale per il duello individuale sulla palla che per la lotta a rimbalzo, dato che Markovic ha ammesso di considerare fondamentale per conquistare due punti che sarebbero vitali per non vedersi risucchiati nuovamente nella zona più calda della graduatoria.
Matteo Cardia














