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Dinamo Sassari | Sacrificio e lucidità, la serie ora può cambiare

Chris Dowe esulta dopo un canestro insieme a Diop e Bendzius durante Reyer Venezia-Dinamo Sassari | Foto Luigi Canu
Chris Dowe esulta dopo un canestro insieme a Diop e Bendzius durante Reyer Venezia-Dinamo Sassari | Foto Luigi Canu
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“L’obiettivo era tornare da Venezia con una vittoria e ci siamo riusciti”. Parole di coach Piero Bucchi, lo stratega della Dinamo Sassari che ha studiato il piano per spostare il peso del fattore campo dalla propria parte in una serie con la Reyer Venezia che sta rispettando le attese. E che ha fatto sì che gara 2 diventasse la giusta occasione per dimostrare ancora una volta la forza del collettivo sassarese.

Differenza

Uno a uno e palla al centro. Guardare al conteggio generale della serie, aiuta a rimanere con i piedi per terra, ma il 55-81 del Taliercio, per come arrivato, è un risultato che merita di essere sottolineato.  La Dinamo ha risposto presente sul piano mentale, prima che del gioco, traendo forza da quelle che sono diventate le sue armi migliori durante l’anno: la disponibilità al sacrificio in difesa e la capacità di trovare più protagonisti all’interno della gara a livello offensivo. Nella sfida che poteva indirizzare nelle mani di Venezia una serie che ha l’equilibrio come base fondante, Sassari ha dato uno strappo unendo alla qualità il carattere, un mix che serve nei playoff per mettere il muso avanti rispetto all’avversario. Alcuni indizi erano già stati colti in gara 1, poi la seconda gara ha visto fruttare quanto seminato. Intensità, cattiveria agonistica e lucidità. Variabili che sono diventate fattori e che se mantenute nel lungo periodo possono fare la differenza.

IntensitĂ 

Eppure Venezia per l’occasione sembrava essere partita meglio. Poi, invece, dopo il primo canestro Sassari ha preso confidenza su ambo i lati del campo. In attacco, riservare il quarto di campo per i giochi a due ha dato i suoi frutti per sfruttare poi ancor di piĂą il pick&roll centrale mai risolto dalla Reyer, mentre nella propria metĂ  campo la forte pressione sulla palla ha cambiato il verso della sfida. Se nei primi 20’ qualcosa è rimasto irrisolto, il lavoro nel secondo tempo è diventato praticamente perfetto, sia sul lato forte che su lato debole, senza alcuna differenza tra quintetto base e panchina. A dimostrarlo non sono stati solo i numeri (19 i punti concessi negli ultimi 20’ contro i 44 segnati), ma anche le prove dei singoli. Su tutte quelle di Kruslin, Jones, Stephens e soprattutto di un Bendzius spesso invisibile in attacco, ma fondamentale per il suo lavoro encomiabile su Willis. Con il lituano che è il simbolo perfetto di come il singolo venga dopo il gruppo. L’intensitĂ  difensiva ha permesso a Sassari di evitare quelle situazioni di transizione che tanto avevano fatto male in gara uno, mentre dall’altra ha dato fluiditĂ  ed energia all’attacco – 21 gli assist a fine partita – contro una Venezia che non è riuscita a pareggiare l’elettricitĂ  sassarese. Anche e soprattutto a rimbalzo, fondamentale dimostratosi una vera e propria chiave fino a questo momento. Sassari anche in gara due ha vinto infatti la sfida sotto i tabelloni (42-24), ma per capire l’importanza del lavoro fatto da Diop e specialmente da Stephens, basta guardare alle due triple consecutive di Robinson e Dowe che hanno spezzato definitivamente la gara a inizio quarto periodo, arrivate entrambe dopo un extra-possesso concesso dallo sforzo sotto le plance dell’ex Igokea. Gli ottantuno punti segnati sono stati poi possibili grazie alla volontĂ  di prendere il tiro migliore possibile. Evitando forzature e mettendo sul tavolo tutte le carte a disposizione (cinque i giocatori in doppia cifra dopo i 40’). A partire dall’arresto e tiro di un ritrovato Jones, passando per l’attacco al ferro di Dowe e finendo per passare – tanto – da un Diop quasi perfetto dentro al pitturato (20 punti, 7 rimbalzi, 29 di valutazione). Con il senegalese che è stato determinante per aprire poi spazio finalmente sul perimetro da cui la Dinamo ha tirato poco, ma bene (46.2%).

Ora, giovedì 18, la serie si sposterà al PalaSerradimigni, con la Dinamo che si è assicurata due gare di fronte al proprio pubblico, compresa gara 4 di sabato 20. Un giorno in più di riposo farà bene ai biancoblù, indeboliti, sulla carta, dalle rotazioni più corte rispetto a quelle venete. Ma la squadra di Bucchi dovrà soprattutto tenere alta la concentrazione, fare amicizia con la tensione naturale di una sfida come gara 3 che potrebbe diventare il turning point della serie. Con la consapevolezza che il leone veneziano è solo ferito e che tutto è ancora da giocare.

Matteo Cardia

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