Non la migliore delle partite, non la più spettacolare, ma quella che ci voleva. Per dare un segnale che il pubblico attendeva e per fare un passo importante nella costruzione delle proprie consapevolezze. Contro Scafati, la Dinamo Sassari è ripartita da dove era necessario. Dalla difesa non sempre perfetta ma estremamente efficace e da un carattere riversato sul parquet con energia.
Chiave
Fermare Scafati a quota 76 è stata la vera chiave della gara. Il forfait causa influenza di Whittaker, al di là del possibile taglio, ha aggiunto ulteriore difficoltà a un piano gara in cui da una parte le energie di tutti. Sassari però ha reagito anche all’ultima problematica arrivata tra le proprie mura e ha dato l’idea di poter subire degli scossoni, senza però rischiare di abbattersi definitivamente. I pericoli vissuti nel finale sono il segnale di una squadra che deve ancora sottoporsi alle cure prescritte per avere la solidità mentale che serve. Guardando il bicchiere dal lato mezzo pieno, Bucchi e la società hanno avuto quelle risposte che cercavano sotto il profilo della volontà di squadra. Aspetto che nell’ultima settimana era apparso assente, lasciando spazio all’idea erronea di un gruppo sfilacciato.
Esperienza
Sassari ha potuto mettere in cascina una vittoria che alla luce del primo successo di Brindisi in campionato somiglia ancora di più a una boccata d’ossigeno, visto che le vittorie di distanza dalla penultima posizione resta a quota due. Lo ha potuto fare grazie soprattutto ai segnali importanti arrivati da due dei leader dello spogliatoio, Gentile e Kruslin. Il primo ha aiutato tanto anche in regia in una serata complessa, ma soprattutto – al di là di alcune letture non perfette – è stato capace di dare il giusto esempio sin dal primo ingresso sul parquet. Segnando la gara con la tripla del momentaneo +5, poi con la lotta nel pitturato e a terra per il tiro dall’arco di Kruslin nel finale che ha indirizzato la gara. Un Kruslin che ha nuovamente fatto vedere quello che Sassari si aspetta da lui: sicurezza al tiro e soprattutto difesa, elementi diventati fondamentali in un secondo tempo in cui Sassari nonostante gli alti e bassi si è presa la sfida.
Certezze
Dalla gara con Scafati, Sassari ha avuto poi la conferma di avere in Gombauld l’uomo in più. È vero che a volte il francese pecca nei dettagli, vedasi tagliafuori mancato in alcune occasioni, ma il tutto viene oscurato dalle capacità di protezione del ferro – 6 le stoppate – e dai movimenti offensivi, tra la velocità da rollante e letture nel pitturato. Qualità a cui si è legata una freddezza dalla lunetta nel finale decisiva per le sorti della gara, segnale di come la cura Bucchi stia funzionando nel dare più robustezza alla personalità del francese. Sullo sfondo restano invece le difficoltà di un McKinnie che ancora litiga troppo con il proprio rapporto con i falli e non ha l’intensità necessaria per caricarsi sulle spalle alcune responsabilità . Ma l’ultima partita ha anche detto probabilmente che alla squadra, qualsiasi siano le scelte future, serva una guida sicura nello spot di 1. Tyree non si è dimostrato adatto a calarsi completamente nel ruolo, troppa la staticità palla in mano per l’ex Ostenda che più che coinvolgere i compagni ha voluto insistere per mettere in moto sé stesso senza però ottenere risultati, soprattutto inizialmente. Il discorso si lega anche alla crescita di Cappelletti, che per incidere al meglio ha bisogno di un compagno che si metta sulle sue stesse frequenze o per lo meno gli dia la possibilità di alzare o abbassare i ritmi, senza la necessità di troppi straordinari. Whittaker resta ufficialmente il playmaker incaricato, ma la settimana lunga non esclude scelte importanti nell’economia della stagione.
Il calendario ora impone a Sassari l’esame Milano. La squadra di Messina arriverà con il dente avvelenato dopo la sconfitta con Pistoia. Sassari ha però dalla propria parte una settimana di lavoro per preparare una gara in cui il voler sbucciarsi le ginocchia potrebbe essere la chiave per uscire a testa alta dal campo, qualsiasi aspetto avrà il tabellone luminoso dopo i 40′.
Matteo Cardia














