Pragmatismo. Un valore ricercato nella vita di tutti i giorni da chi ha bisogno di soluzioni e di meno riflessioni, in politica quando c’è da badare al sodo e colui che un tempo era un nemico può trasformarsi in alleato, ma anche sul campo quando la cosa più importante si chiama risultato. Perché la conseguenza è qualcosa di tangibile che ti fa respirare e che nel basket si traducono in due punti in più in classifica. La Dinamo Sassari torna da Treviso avendone capito il significato. Due punti messi nel proprio sacco salvezza, a fronte di una partita di certo non da stropicciarsi gli occhi, ma utile per l’umore e per alcuni segnali che potrebbero essere importanti per la fase finale del torneo.
Toccasana
Il 70-76 di quello che un tempo era il PalaVerde in cui coach Bulleri trascinava la Benetton era ciò che serviva alla Dinamo per ridare un pizzico di serenità al gruppo e all’ambiente dopo un mese e mezzo di apnea. La vittoria di Napoli in casa della Virtus Bologna ha lievemente abbassato il valore dei due punti sul piano aritmetico, ma toglie poco nel complesso a quella conquistata in terra trevigiana dai biancoblù. Anche perché arrivata in un frangente che vede un roster accorciato dagli infortuni, addii improvvisi anche se non inattesi e nuovi arrivi da integrare. Senza scordare poi che sul campo Sassari ha dato prova di meritare i due punti, scoprendo che anche nei momenti di massima fatica in attacco si possa non spegnere la spina e di conseguenza lasciarsi trascinare dalla corrente degli eventi spinta dal vento avversario.
Meriti
Parte del merito per questo va data anche al tecnico che siede sulla panchina biancoblù, più freddo nella gestione dei timeout da cui ha ottenuto sempre qualcosa di positivo, soprattutto dopo gli inizi sprint di Treviso nel primo e nel terzo periodo, e in quella delle rotazioni malgrado anche lo spauracchio dei falli. Qualche passaggio a vuoto, non cancella una maggiore attenzione difensiva che ha consentito a Sassari di trovare fiducia e punti pesanti – basti guardare al 2+1 di Thomas nell’ultimo quarto – in transizione. Thomas che con la sua energia è stato tra i migliori, se non il migliore di una Dinamo che aveva estremamente bisogno di una dose di energia elettrica evidente, anche in termini di linguaggio del corpo. L’ex Partizan non ha più l’esplosività di un tempo, ma ha ancora mani salde e intenzione di lasciare il proprio marchio. Non una cosa da poco, soprattutto perché coraggio ed energia possono essere contagiosi. Bibbins e Cappelletti a turno lo hanno dimostrato assumendosi responsabilità pesanti nel corso della gara, così Vincini – ottimo nei primi venti minuti – e Fobbs, che come tutti ha alternato cose buone a cattive ma ha segnato il tiro più pesante della serata nell’ultimo periodo.
Incastri e obiettivi
Sul piano del carisma, oltre che della difesa, l’innesto di Weber potrebbe dare ulteriore confidenza. La scelta della società sassarese è stata quella di virare su un piccolo esperto, malgrado l’uscita di Sokolowski possa accorciare la coperta sotto i tabelloni. Sarà interessante capire come tutto si andrà a incastrare, con il futuro di Gazi che dato l’arrivo di un altro esterno non appare troppo sicuro. La Dinamo però, al di là di tutto, dovrà badare soprattutto al sodo. Essere, insomma, pragmatica. Soprattutto nelle occasioni contro le dirette concorrenti. A partire dalla sfida contro Cremona di domenica 23 marzo al PalaSerradimigni, che potrebbe rivelarsi un match spartiacque di una stagione complessa che potrebbe concludersi con almeno un sorriso abbozzato.
Matteo Cardia