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Dinamo Sassari, mentalità e attacco: da dove ripartire per cambiare passo

Brandon Jefferson e Filip Kruslin dopo un canestro segnato durante Dinamo Sassari-Pistoia | Foto Luigi Canu
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Quasi una settimana per recuperare energie, respirare a pieni polmoni un’aria diversa da quella del palazzetto prima di serrare i ranghi e riprendere lavorare sul parquet, lì dove si potranno costruire i propri destini. Dopo lo stop che ha visto nel frattempo Napoli aggiudicarsi la Coppa Italia, la Dinamo Sassari è tornata ad allenarsi. Con l’obiettivo di perfezionare quei dettagli che tra marzo e aprile, quando si darà forma agli ultimi verdetti, potranno essere decisivi per le sorti della stagione in Serie A.

Ripresa

Markovic ha ritrovato la squadra tranne Vasilis Charalampopoulos e Kaspar Treier, impegnati nella finestra delle nazionali con Grecia ed Estonia del prossimo weekend. Se la convocazione dell’ala estone era quasi scontata, altrettanto non lo era quella del giocatore ellenico, che ha ritrovato la selezione del proprio Paese dopo una pausa che durava da novembre 2022. A testimonianza di un buon momento del giocatore, che in maglia Dinamo con il passaggio da tre a quattro tattico ha avuto una crescita evidente ed è sembrato capire prima di tutti le richieste del tecnico bosniaco. Richieste che dovranno essere assorbite ed estese all’interno dei quaranta minuti anche dal resto della squadra, prima sotto il profilo mentale, poi su quello del gioco. I tempi sono ormai stretti per farlo e il calendario, oltre la classifica, sono l’orizzonte a cui guardare (qui per leggere il nostro approfondimento) per capire cosa serve per dare più fiducia a un pubblico che per il momento pensa prima di tutto che il dovere della squadra sia salvare la categoria (qui per leggere).

Attacco

Il cambio di passo più urgente sembra al momento quello offensivo. Perché è vero che Sassari subisce tanto, ma rimane in media la settima difesa del campionato malgrado le dodici sconfitte, con 81.6 punti subiti in media. Cifra comunque maggiore rispetto alla controparte, aspetto che vale il continuo risuonare di un campanello d’allarme. Al momento quello sassarese è il quindicesimo attacco del torneo con 75.7 punti a partita. Una media influenzata soprattutto dal rapporto con le gare lontano da casa, dove i blackout da evitare sono stati più frequenti, con la cifra media di punti realizzati che si abbassa fino a quota 68.2. Un dato totalmente differente da quello registrato tra le mura amiche di 83.1. Una differenza di quasi quindici punti tra Sardegna e Continente che andrà corretta, in un modo da avere, soprattutto a difesa schierata più qualità e incisività nelle soluzioni ricercate. Se è assodato che la Dinamo ha in squadra elementi che fanno propendere più all’uno contro uno, come ad esempio Tyree, e il dato degli assist anche se in crescita ne è un segnale (16.6 ogni 40′), è anche vero che dall’altra ha bisogno di trovare un equilibrio con chi ha bisogno di essere messo in ritmo, da Kruslin a Charalampopoulos. È chiaro che l’assenza di Bendzius ha cambiato tanto nelle idee prima di Bucchi e ora inficia la ricerca di un nuovo bilanciamento con Markovic. Al di là però di una possibile accelerazione per il rientro dell’ala lituana, Sassari avrà bisogno di migliorare la gestione del pallone per avere un migliore rendimento. Per fare questo avrà bisogno di limitare fortemente le palle perse – 14.8 a partita, con Cappelletti a guidare con 2.1 a partita – e avere di più da alcuni elementi. Non solo dagli esterni, con Tyree che è chiamato ad adattare le proprie caratteristiche a un’idea della pallacanestro più corale, ma anche nello spot di tre/quattro, McKinnie su tutti, e in quello di cinque. Perché essere minacciosi nel pitturato, attaccare la profondità dell’area più convintamente crea migliori spaziature e la chance di poter leggere meglio le situazioni. Se l’impatto di Diop sta tornando a crescere e ad avere continuità, quello di Gombauld nelle ultime settimane è stato minimo dal punto punto di vista realizzativo e di presenza, se non per i 7 rimbalzi raccolti contro Tortona.

La scelta della società di non guardare al mercato, ma di rimanere con gli stessi uomini nonostante anche il sentimento popolare potesse far propendere per decisioni differenti, è un chiaro segnale per la squadra più che per l’ambiente. L’esempio tangibile di una fiducia che dovrà però essere ripagata. Dopo aver centrato un obiettivo sui due di inizio stagione, da una parte il passaggio del turno in Bcl e dall’altra la mancata partecipazione alle Final Eight di Coppa Italia, c’è il tempo per finire la stagione con una meta prefissata in più nel proprio palmares. E correggere così un’annata finora vissuta su un’altalena di emozioni e di rendimento che hanno portato sfiducia in un pubblico che andrà riconquistato per spingersi un passo alla volta verso una classifica più tranquilla e magari ambiziosa.

Matteo Cardia

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