“I problemi sono chiari”. Coach Piero Bucchi non ha nascosto l’amarezza nelle sue prime parole in sala stampa dopo la sconfitta per 90-111 della sua Dinamo Sassari contro la GeVi Napoli, arrivata in Sardegna con l’ambizione di dare già un segnale al campionato dopo un’estate di rifondazione. Un ko per i sassaresi pesante nella gara d’esordio di Serie A, più che nel punteggio nel modo in cui è maturato, con i biancoblù apparsi ancora in rodaggio come era lecito aspettarsi dopo un’estate travagliata.
Evidenze
“Quando mancano 3 giocatori su 11 non è semplicissimo per una squadra che è nuova e deve trovare punti di riferimento” ha continuato l’allenatore. A oggi non una scusante, ma una lettura della situazione purtroppo realistica per Sassari. La prima di campionato è stata la dimostrazione di quello che può significare giocare un pre-campionato senza alcuni elementi a disposizione. Perché gli effetti si hanno nell’organizzazione in campo, su entrambi i lati, ma anche nello stress emotivo e fisico di chi è rimasto. Ma la prima uscita ha spiegato anche quanto possano pesare le assenze di giocatori come Tyree e Charalampopoulos, sulla carta elementi che dovranno avere più di una responsabilità in attacco. Un quadro generale a cui si è unita un’emozione che si è fatta largo tra le maglie biancoblù e la forza di una Napoli apparsa molto sicura di sé.
Difesa
La squadra di Milicic ha fatto la differenza per ritmi e fluidità offensiva. Evidente la capacità partenopea di creare vantaggi con estrema continuità e la difficoltà invece sassarese nel farlo, soprattutto, nei quarti in cui la partita era ancora aperta. Ma è sul proprio lato che Sassari dovrà fare il lavoro più approfondito in settimana, nella speranza di recuperare anche almeno un elemento dall’infermeria che non sarà però Raspino, come anticipato da Bucchi nel post partita. Troppi i 55 punti subiti dopo i primi 20’, troppi i 111 finali. Non abbastanza alta la dose di aggressività messa sul perimetro e poca la lucidità in alcuni frangenti, soprattutto in un terzo quarto in cui Sassari ha provato a rincorrere ma senza avere la giusta convinzione. Al di là dei singoli momenti, sarà tuttavia il sistema difensivo, dal timing sugli aiuti alle letture sul pick and roll, l’aspetto da sistemare nel più breve tempo possibile. Con l’obiettivo di rimettere in piedi a poco a poco quell’identità sul proprio lato che in estate aveva lasciato buone impressioni.
Capacità
I novanta punti segnati alla fine dell’incontro, per quanto Napoli abbia staccato la spina difensivamente prima del suono dell’ultima sirena, mettono comunque in risalto le possibilità offensive della Dinamo. Spesso la confusione ha fatto breccia tra i biancoblù, che però hanno avuto buone cose da Diop quando in campo e da Gombauld vicino al ferro, ma anche da Cappelletti – 9 gli assist – e da Kruslin, con il croato che caratterialmente ha mostrato il miglior approccio alla gara insieme al centro senegalese. Al contrario di quanto capitato a un Whittaker apparso spesso timido specialmente nel primo tempo e con qualche passaggio a vuoto anche in difesa, dove invece aveva maggiormente sorpreso nella preseason. Per lo statunitense e per il resto della squadra è arrivata una sberla, per usare le parole dell’allenatore dei sassaresi, che potrà comunque essere utile per il futuro, anche nel breve periodo. Una gara da cui comprendere le forze di una Serie A in cui, come già anticipato parzialmente nella scorsa stagione, nulla è scontato al di là dei possibili favori per Milano. E che servirà anche a chi è approdato da poco in Sardegna – come McKinnie, bravo comunque a farsi trovare offensivamente pronto – ma anche a chi è rimasto fuori per infortunio a lungo – come Charalampopoulos e Tyree – per comprendere cosa dovrà portare in campo per far sì che Sassari possa confermarsi ai livelli già mostrati.
Intensità e disponibilità al sacrificio. La settimana di allenamento prima del volo verso Cremona diventa la parte fondamentale per trovare la reazione, in attesa che dal parco infortunati qualcosa si muova. Uno sforzo che sarà utile per mettere in risalto quella capacità di reagire agli schiaffi che la Dinamo Sassari negli ultimi anni ha dovuto, per forza di cose, saper fare propria e che in estate sembrava già essere stata in parte trasmessa ai nuovi. Per dare così un segnale a sé stessi, prima ancora che a un campionato ancora tutto da giocare.
Matteo Cardia














