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Dinamo Sassari | L’approccio pesa, con Milano serve più coraggio

Eimantas Bendzius, Chris Dowe e Massimo Chessa durante Banco di Sardegna Dinamo Sassari - Bertram Yachts Derthona Tortona | Foto Luigi Canu
Eimantas Bendzius, Chris Dowe e Massimo Chessa durante Banco di Sardegna Dinamo Sassari - Bertram Yachts Derthona Tortona | Foto Luigi Canu
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Un passo indietro. Paradossalmente forse necessario per capire come difendersi meglio da un’Olimpia Milano apparsa solida come non mai, decisa a far sua nel minor tempo possibile una finale che farebbe mettere da parte una stagione ricca d’ombre. La Dinamo Sassari in gara 1 non è mai così riuscita a entrare in partita, facendo i conti con la fisicità e il cinismo della prima forza della classe del campionato.

Approccio

Il 95-72 finale è una prova delle difficoltà avute da una Dinamo che alla pausa lunga era già sotto di ventitré sul 52-29, con già sette palle perse nel tabellino. Con i primi 10’ che hanno segnato la gara, aggiungendo ulteriore pendenza alla scalata già estremamente ripida, rendendola praticamente impossibile da affrontare. Perché nel primo quarto, Voigtmann ha spaccato la gara aprendo il campo, iniziando una serata il canestro è sembrato più accogliente del solito. La difesa della Dinamo è saltata, non riuscendo a pareggiare l’aggressività avversaria, con le Scarpette Rosse troppo libere di muovere il pallone e creare tiri aperti, sfruttando la sagacia dei suoi esterni ma specialmente la sapienza di un Melli in qualche modo sempre importante. Il resto l’ha fatto un attacco biancoblù che ha faticato per largo tempo a trovare gli spazi dentro l’area, complice la ruvidità regolare milanese, e a creare vantaggi dall’uno contro uno, con alcune preghiere non accolte che hanno abbassato le dosi di fiducia dei sassaresi già provate dalla prestazione meneghina. Non è stato tutto completamente da buttare, perché Diop e Robinson hanno mandato i segnali più positivi e perché il sussulto d’orgoglio negli ultimi dieci minuti è qualcosa da cui si può ripartire. Tuttavia, per dirla con le parole di Piero Bucchi non c’è stato un approccio all’altezza delle semifinali Scudetto. Qualcosa che contro Milano, soprattutto se questa tira con oltre il 46% dall’arco, puoi pagare ampiamente a caro prezzo.

Possibilità

Quella dell’allenatore dei sassaresi non è stata un’accusa verso la sua squadra, come chiarito subito dallo stesso in sala stampa (qui tutte le parole). Ma può essere un segnale, oltre che un tentativo di stimolare il proprio gruppo, di cosa la Dinamo dovrà cercare di mettere in campo sin da gara 2 lunedì 29 (palla a due fissata alle ore 21). D’altronde già l’ultima gara di regular season aveva dimostrato, per quanto Milano avesse qualche differenza nel proprio roster, cosa possa essere utile per non perdere la scia delle Scarpette Rosse. Pressione forte sulla palla, aggressività sui blocchi e quella faccia tosta che serve per cercare di mettere qualche dubbio agli avversari. Sfacciataggine che servirà per provare a spingere un po’ di più in transizione quando ce ne sarà l’occasione, perché Sassari è così che si può esprimere al meglio, e a prendersi qualche rischio evitando quelle insicurezze resesi evidenti in alcuni momenti della gara, con tiri rifiutati per cercarne di più aperti dando però l’opportunità a Milano di rimettersi a posto. Il colpo subito è senz’altro duro e rafforza i pronostici di una serie che per tanti potrebbe essere già decisa. Ma nonostante il canto della carta con su scritto il roster di Milano possa essere forte quanto quello delle Sirene, la Dinamo ha dimostrato durante l’annata di poter trovare gli stimoli per rialzarsi e ripartire, con il proprio ingegno ma soprattutto con la propria determinazione. Potrebbe non bastare, ma Sassari come Odisseo può avere la forza di resistere alla tentazione di abbandonare la nave prima del tempo. Grazie al suo orgoglio, ma anche alla qualità della pallacanestro mostrata già contro Venezia. 

Matteo Cardia

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